“Ciao amore, ciao” e Tenco si è tolto la vita a Sanremo al Festival 1967

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Gian Franco Ferraris

di Gian Franco Ferraris – 26 gennaio 2017

Luigi Tenco si è suicidato per ragioni inspiegabili al Festival di Sanremo del 1967, la notte tra il 26 e il 27 gennaio. Si è ucciso dopo essere stato eliminato dalle giurie prima della serata finale che si tenne ‘regolarmente’ rimuovendo di fretta il cadavere del cantautore piemontese e finì come se niente fosse con la vittoria di Iva Zanicchi e Claudio Villa. La canzone “Ciao amore, ciao” sbanca in pochi giorni il mercato e per la prima volta, beffardamente, un disco di Tenco balza ai vertici delle classifiche di vendita.

Sono passati 50 anni e Tenco non è stato dimenticato, alcune canzoni sono diventate dei classici della musica italiana, il club Tenco è vivo e attivo, ci sono numerosi fans e tutte le generazioni di cantanti che si sono susseguite in mezzo secolo hanno cantato e rivisitato i suoi testi.

Io di certo non ho dimenticato e il pensiero della sua vita mi ha accompagnato ripetutamente per lo choc di quei giorni.  All’epoca del fatto non avevo ancora 12 anni, ero un ragazzino egocentrico e stupido, non tutti avevano in casa la televisione ed era tradizione che i vicini delle cascine intorno venissero a vedere a casa dei miei genitori il Festival, che era un evento nazionale. Quando Tenco si mette a cantare, io comincio a esclamare ad alta voce ‘ma è fuori di testa’, ‘ma come chiude gli occhi’ e ancora ‘è proprio stralunato’. Il giorno dopo a scuola l’insegnante di lettere raccontò del suicidio e mi presero veri e propri tormenti e sensi di colpa. Scoprii che il paese natio di Tenco era Ricaldone un borgo in collina noto per i vigneti che dista una quindicina di chilometri del mio (Rivalta Bormida), coinvolsi un amico a andare in bicicletta al funerale (una piccola avventura).

Il testo della canzone “Ciao amore, ciao” cantata a Sanremo insieme alla cantante ‘famosa’ Dalida ha avuto una genesi tormentata. In contrasto con le abitudini di Tenco, che aveva scritto un testo antimilitarista che sarà pubblicato postumo nel 1972 con il titolo “Li vidi tornare” (1), la nuova casa discografica di Tenco, la Rca, gli propone di andare al Festival di Sanremo; una mossa singolare per un cantautore (peraltro avvenuta altre volte) e per di più in coppia con una ‘famosa’ cantante, Dalida.

Di fatto Tenco trasforma il testo della canzone antimilitarista in quello del contadino che abbandona la terra e cerca fortuna in città:

Testo “Ciao amore ciao”

La solita strada, bianca come il sale
il grano da crescere, i campi da arare.
Guardare ogni giorno
se piove o c’e’ il sole,
per saper se domani
si vive o si muore
e un bel giorno dire basta e andare via.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Andare via lontano
a cercare un altro mondo
dire addio al cortile,
andarsene sognando.
E poi mille strade grigie come il fumo
in un mondo di luci sentirsi nessuno.
Saltare cent’anni in un giorno solo,
dai carri dei campi
agli aerei nel cielo.
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
e non avere un soldo nemmeno per tornare.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao. (1)

Il testo, in parte autobiografico, racconta la storia italiana di quel decennio: l’esodo dalla campagna di moltitudini di persone che andarono a lavorare in fabbrica  o a cercare fortuna nelle città del nord. Negli anni ’60 Milano, Genova e Torino quasi raddoppiarono di abitanti. In campagna per tutta la prima metà degli anni sessanta i lavori venivano fatti a mano e con l’aiuto dei buoi, mancava la manodopera e solo con la realizzazione del piano verde ad opera del governo di centrosinistra, il paesaggio si arricchì di trattori, cingoli e mietitrebbie. La qualità di vita nello stesso decennio migliorò molto: nel censimento del 1961 risulta che la maggior parte delle case in Italia era sprovvista di bagno e nello stesso decennio arrivarono nelle case gli elettrodomestici e gli impianti di riscaldamento; il gasolio costava poco e si può dire che la rivoluzione del ’68 fu anche la scoperta dell’acqua calda. I cantautori, tuttavia, raccontavano le contraddizioni del boom economico con toni   anticonformisti e malinconici che stridevano con il trionfalismo generale.

Tenco con le sue incoerenze e fragilità fu uno dei migliori interpreti di questo cambiamento,  in sei anni dal ’60 al ’66 scrisse canzoni d’amore con un linguaggio inedito, realistico, a volte spoglio di enfasi retoriche “se sapessi come fai a fregartene così di me, se sapessi farlo anch’io ogni volta che giochi con il nostro addio..”, altre volte sentimentale e realistico come nella bellissima “mi sono innamorato di te perchè non avevo niente da fare…. ed ora che avrei mille cose da fare, io sento i miei sogni svanire, ma non so più pensare a nient’altro che a te” e addirittura scabroso per quei tempi come “Io sì” immediatamente censurata dalla Rai: “Io sì che t’avrei insegnato qualcosa dell’amore che per lui è peccato…..”.

Tenco scrisse anche le prime canzoni di contestazione. Nel periodo della casa discografica Ricordi (1959-63) scrisse “Cara maestra” e poi in molti testi contestò gli squilibri sociali, la violenza, il cinismo, l’opportunismo, la viltà, il razzismo: le canzoni “Io lo so già“, “Ragazzo mio“, “Vita sociale“,”Io sono uno“, “Ognuno è libero” sono vere invettive contro il potere.  Scrive e canta nel 1964 ballate satiriche su temi sociali e di costume, tra cui uno dei primi testi divorzisti in “Vita familiare” e cantando “La ballata dell’eroe” introduce per primo nel mondo musicale Fabrizio De Andrè che aveva scritto la canzone.

Luigi Tenco fu anche un uomo vulnerabile e ricco di contraddizioni: cantante di protesta romantico e anarcoide, ma anche giovane di provincia che spera ingenuamente di imporsi nella industria musicale o al festival di Sanremo, che peraltro contesta.

La famiglia di Tenco ha sempre sostenuto che non si è trattato di suicidio, di certo le indagini sono state approssimative  e “Quel che è certo è che verrà ricordata come un’inchiesta investigativa condotta in maniera grossolana e confusionaria” (2) come peraltro resta un mistero il rapporto sentimentale con Dalida (3).

Nella pagina ho pubblicato alcuni video che avevo improvvisato con Giulia 4 anni fa in visita al cimitero di Ricaldone nell’anniversario della morte del cantautore, alcuni di questi video sono stati oscurati per via di reclami sui diritti di autore di alcune canzoni. I video cancellati raccontavano delle indagini affrettate sulla sua morte, dell’amicizia con Gino Paoli (4) (fraterna ma conflittuale e guastata a causa della rivalità tra i due  per la giovanissima Stefania Sandrelli) (5), dell’amore incoerente per Dalida che era una cantante di successo, contrapposto a quello per la fidanzata “nascosta” e piccolo borghese Valeria (6).

Come accade sovente quando si scrive di uomini del mondo dello spettacolo è sottile la distinzione tra il dramma e i pettegolezzi.  Nella biografia di Aldo Fegatelli Colonna nel 2002, ritenuta da quasi tutti la migliore scritta su Tenco, si sostiene che il trauma di Tenco è dovuto al fatto di essere figlio illegittimo: “il padre di sangue era importantissimo e famoso”, ma non ha voluto conoscerlo. E’ questa una vicenda che era pubblica nel paese natio: il padre genetico era un avvocato di Torino ma a me ha colpito che Tenco ha saputo la storia da ragazzo al bar del paese… ho sempre nostalgia dei bar di provincia della mia adolescenza, ma ricordo di aver assistito a episodi analoghi di rara crudeltà di cui sono capaci solo gli uomini.

Luigi Tenco era un uomo sensibile e fragile e lo si coglie anche nell’enigmatico messaggio che ha lasciato…..«Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi».

Qualcuno, a fine gennaio 1967, disse che “di lì a pochi giorni non si sarebbe più parlato di questo ragazzo disadattato che aveva osato suicidarsi in pubblico, nel luogo deputato dell’evasione, il Festival di Sanremo” (Enrico de Angelis) e invece le canzoni di Tenco non sono state dimenticate.

Ma, al di là di tributi e pettegolezzi, le sue canzoni resistono ai decenni e continuano ad essere canticchiate, magari senza sapere nemmeno che sono sue, dagli innamorati felici come da quelli delusi dall’amore,  dato che l’amore porta con sè gioia ma spesso anche tristezza, perchè Luigi Tenco è stato un originale cantautore di canzoni d’amore – disincantato e romantico.

Di seguito i link ad alcune sue canzoni, cantate da lui o da altri interpreti:

Quando

Il mio regno

Mi sono innamorato di te

Mina – mi sono innamorata di te 

Ornella Vanoni – Mi sono innamorata di te

Angela

Una Brava Ragazza

Cara maestra

Io sì

Vanoni Ornella – Io si

Se stasera sono qui

Wilma Goich – se stasera sono qui  1967

Giorgia – Se stasera sono qui

Emma – Se Stasera Sono Qui

Ragazzo mio

Ho capito che ti amo

Ah… l’amore l’amore

La ballata dell’amore

Vedrai vedrai

Mia Martini – Vedrai vedrai

Ornella Vanoni – Vedrai vedrai (con Gino Paoli)

Mina – Vedrai vedrai

Gino Paoli – Vedrai vedrai

Vita familiare

Prete in automobile

Ornella Vanoni & Luigi Tenco – Se qualcuno ti dirà

Un giorno dopo l’altro

Un giorno dopo l’altro

Pino Daniele – Un giorno dopo l’altro

Passaggio a livello

Se sapessi come fai

Lontano lontano

Francesco Guccini – Lontano Lontano

 Enzo Jannacci – Lontano lontano

Claudio Baglioni – Lontano lontano

Patty Pravo – Lontano Lontano

Dalida – Loin Dans le Temps ( Lontano Lontano)

Io sono uno

Uno di questi giorni ti sposerò

Amore, amore mio

E se ci diranno

Baccini  – E se ci diranno

Ciao amore ciao (live from Sanremo 67)

Dalida canta Ciao Amore Ciao

Dalida – lacrime per Luigi Tenco

Dalida – Ciao Amore Ciao (Live Olympia 71)

Li vidi tornare

Yeeeeeeeeh!! di Tenco – Bardotti – Sawyer – Burton
(Con questo brano Mal e i Primitives si presentarono al Piper Club di Roma nel 1967)

Fabrizio De Andrè – Preghiera in Gennaio – 1967

disse De Andrè: “L’ho dedicata a Tenco. Scritta, o meglio pensata nel ritorno da Sanremo dove c’eravamo precipitati io, la mia ex moglie Enrica Rignon e la Anna Paoli. Dopo aver visto Luigi disteso in quell’obitorio (fuori Sanremo peraltro, perché non ce l’avevano voluto) tornando poi a Genova in attesa del funerale che si sarebbe svolto due giorni dopo a Cassine, mi pare, m’era venuta questa composizione. Sai, ad un certo punto non sai cosa fare per una persona che è morta, ti sembra quindi quasi di gratificarla andando al suo funerale, scrivendo – se sei capace di scrivere e se ne hai l’idea – qualcosa che lo gratifichi, che lo ricordi… forse è una forma… ma d’altra parte è umano, credo… non l’ho di certo scritta perché la gente pensasse che io avevo scritto apposta una canzone per Luigi, tant’è vero che non c’era scritto assolutamente da nessuna parte che l’avevo composta per lui.”

[In Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, p. 57] [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, p. 12]

Note

(1) Il testo della canzone “Li Vidi Tornare“, versione originale, pubblicata solo post mortem, di quella che poi è stata la canzone “Ciao Amore Ciao“, presentata da Tenco a San Remo nel ’67:

Li vidi passare
vicino al mio campo
ero un ragazzino
stavo lì a giocare

Erano trecento
erano giovani e forti
andavano al fronte
col sole negli occhi

E cantavano cantavano
tutti in coro
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao

Ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao

Avrei dato la vita
per essere con loro
dicevano domani
domani torneremo

Aspettai domani
per giorni e per giorni
col sole nei campi
e poi con la neve

Chiedevo alla gente
quando torneranno
la gente piangeva
senza dirmi niente

E da solo io cantavo
in mezzo ai prati
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao

Ma una sera ad un tratto
chiusi gli occhi e capii
e quella notte in sogno
io li vidi tornare

Ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao.

(2) sulle indagini vedi l’articolo apparso il 16 febbraio 2015 sul Fatto Quotidiano Le ombre del silenzio sulla sua morte.

(3) sui rapporti tra Luigi Tenco e Dalida vedi questo articolo.

(4) sull’amicizia tra Gino Paoli e Luigi Tenco vedi questo articolo. 

Questa la testimonianza di Gino Paoli: “Con Luigi c’era una strana amicizia, la definirei un'”amicizia competitiva”, un rapporto simile a quello che c’è tra due fratelli. Lui, visto che ero sposato, non voleva che andassi con Stefania Sandrelli. Per questo ci andò a letto, per dimostrarmi che era una ragazza facile. Fu un motivo di screzio tra noi e l’incontro di cui parla Lauzi si riferisce a quel periodo, quando Tenco si presentò nel bar in cui eravamo, con una pistola in tasca, dicendo a Bruno se io volessi riprovare. Vivo ancora con un senso di colpa il pensiero del suo suicidio: credo che in quella competizione tra noi giocasse un ruolo anche l’imitazione del fratello minore, qual era lui, per il fratello maggiore. Quando appresi la notizia capii subito: si era ucciso strafatto di whisky e di pasticche di Pronox, un mix che aveva scoperto nei viaggi giovanili in Svezia”. (Gino Paoli)

(5) da un’intervista rilasciata da Stefania Sandrelli:

Lo vedevo un po’ come un padre, sì. Certi pensano che sia uno scriteriato, un folle, una persona crudele. Io lo conoscevo bene, sapevo che è molto ma molto intelligente, che è buonissimo, che è un uomo con la testa sulle spalle. Avevo fiducia in lui, mi affidavo a lui completamente. Ma lui con me ha sbagliato. Non mi ha insegnato niente perché voleva che io rimanessi quella che ero: una ragazzetta.

Anche Luigi Tenco fece lo stesso errore?
Bé. la storia di Tenco è… cosa posso dire? Davvero non lo so… Santo cielo, a questa domanda non sono preparata, nessuno me l’ha fatta mai… Penso che solo adesso la relazione che ho avuto con lui acquisti un sapore amaro. Era una persona molto umana e molto sensibile, forse troppo. Mi ha sempre voluto aiutare. Mi diceva sempre che di qualsiasi cosa avessi avuto bisogno, in qualsiasi momento, lui si sarebbe fatto in quattro per aiutarmi.

Gli voleva bene?
No, devo dire che non gli volevo bene. Se c’è una cosa che proprio non gli volevo, è il bene. Mi piaceva il modo calmo che aveva di parlare, mi piaceva sapere che mi amava: però di lui non mi importava un granché. Non so. Non ci ho mai pensato… Proprio oggi ascoltavo un nastro di canzoni sue, e mi sono chiesta cos’era Tenco per me. Bé, non lo so. Non ne ho idea. Non ho mai pensato molto a lui. Era un’abitudine, una persona che vedevo ogni tanto, che ogni tanto mi veniva in mente: proprio in quei momenti lui telefonava, e stavamo un po’ insieme. Dopo la sua morte ho sentito, ogni tanto, come degli spazi vuoti: e solo allora ho capito che la nostra era stata una storia molto triste.
[…]  (Intervista di Lietta Tornabuoni a Stefania Sandrelli)

(6) sul ruolo di Valeria vedi le dichiarazioni di Aldo Colonna, autore di una biografia su Tenco, apparse sul sito gialli.it “Tenco, un figlio da Valeria” La verità di Aldo Colonna.

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