L’era della mediocrità “furbetta”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos

di Giovanni La Torre – 30 giugno 2019

Il 29 giugno scorso il Financial Times pubblica un’intervista al presidente della Federazione russa Vladimir Putin, che in Italia viene ripresa da Repubblica. L’intervista è ovviamente lunga ma da essa voglio estrarre due risposte, che mi paiono emblematicamente rappresentative della mediocre deriva ideale, culturale e politica del nostro tempo.

La prima: “Che cosa sta succedendo in Occidente? Le élite al potere si sono allontanate dal popolo. C’è anche la cosiddetta idea liberale che ha esaurito il suo scopo. Quando il problema dell’immigrazione ha raggiunto un punto critico, molti nostri partner occidentali hanno ammesso che il multiculturalismo non è efficace e che gli interessi della popolazione locale vanno presi in considerazione”.

La seconda: “Per quanto riguarda l’idea liberale, i suoi sostenitori non stanno facendo nulla. Dicono che tutto va bene. Ma è così? Sono seduti nei loro accoglienti uffici, mentre coloro che affrontano il problema non sono contenti. Lo stesso accade in Europa. L’idea liberale presuppone che non ci sia bisogno di fare nulla. I migranti possono uccidere, saccheggiare e stuprare impunemente perché i loro diritti devono essere tutelati. Quindi, l’idea liberale è diventata obsoleta”.

Dopo aver letto queste parole la prima reazione che ho avuto è stata: un capo di stato può parlare in questo modo? E poi: chi glielo ha detto a Putin (non dimentichiamo ex capo delle spie sovietiche che chissà quanti delitti avrà ordinato in vita sua, e ancora ne ordinerà, delitti questi sì rimasti impuniti) che nei paesi liberali gli immigrati fanno quelle cose che lui ha elencato “impunemente”? E’ evidente che è un assist studiato a tavolino per i partiti sovranisti e xenofobi, ai vari Salvini, Orban e compagnia bella, perché aumentino ancora di più la supremazia nei loro paesi e, soprattutto, aumenti l’inclinazione verso la leadership internazionale di Putin stesso nell’opinione pubblica dei paesi più “deboli” dal punto di vista democratico, come l’Italia.

Al signor Putin dell’ordine pubblico di paesi come l’Italia non gliene importa un fico secco, anzi più questi paesi hanno problemi meglio è per potenze antidemocratiche come la Russia e per le loro interferenze che pescano nel torbido. Come pure dell’Italia in sé, o di altri paesi singolarmente presi (salvo forse la Germania) gliene importa ancora meno, quello che a lui interessa è l’Unione europea. E’ evidente che sta manovrando per la sua disintegrazione, e quindi non fa altro che soffiare sui fuochi più promettenti, come la xenofobia dei paesi più deboli.

L’altra cosa da notare è il suo attacco all’idea liberale, la quale sarebbe “obsoleta”. E qui l’aspetto più triste da rilevare è che nessun capo di stato, o esponente politico di rilievo, dei paesi liberali e democratici gli abbia risposto (almeno a me non risulta). Non l’ha fatto l’Inghilterra, patria e culla del liberalismo, alle prese ormai solo con problemi di stretta bottega da veduta corta, e non l’hanno fatto gli Stati Uniti. Bastava dire: “signor Putin l’idea liberale e democratica ha vinto la terza guerra mondiale senza sparare alcun colpo verso il proprio avversario Urss, per la semplice forza delle proprie idee, a fronte di un regime dittatoriale, ottuso, burocratico e mediocre, e la sua forza è tale che farà superare anche le crisi attuali e future”.

Viviamo tempi mediocri, non c’è che dire. Una volta al liberalismo si opponeva l’idea socialista, oggi il capo di stato della seconda potenza mondiale gli oppone l’istigazione all’odio razziale, questo sarebbe il grande antagonista del liberalismo nella mente dei Putin, dei Salvini, degli Orban, ecc. Da quella contrapposizione ideale (liberalismo-socialismo) una volta derivavano, soprattutto in Occidente, discussioni in cui dialetticamente si cresceva tutti sul piano democratico. Si elaboravano idee vincenti che hanno portato a sintesi efficaci come quelle delle socialdemocrazie nordiche, del socialismo liberale di Gobetti, Rosselli e Sylos Labini, del liberalismo che non escludeva la socializzazione dei mezzi di produzione, come quello di Croce.

Il silenzio, se non l’accondiscendenza, di Trump mi dà da pensare più di tutto, perché mi conferma nel sospetto, già accennato in qualche “gessetto” precedente, che qualcuno stia pensando a una nuova Yalta, perché questa Unione europea sta andando troppo avanti e può dare fastidio, e quindi è meglio smembrarla e dividerla come prima. In questo disegno chi rischia di più è la Germania, sia per i suoi precedenti storici che per la posizione geografica e la sua appetibilità economica. I tedeschi penso che abbiano intuito da tempo questo pericolo, e per questo insistono per un progetto serio di difesa comune europea. Però avrebbero bisogno di un atteggiamento più lungimirante che avvicini a loro tutti i paesi europei e non li allontani con le politiche egoistiche e austere.

E l’Italia? Poveri noi! Per l’attuale maggioranza si tratta di questioni troppo difficili da capire e interpretare e, per Salvini, il ragionamento putiniano è addirittura benvenuto.

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