Quell’odioso teatrino sui nostri diritti

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Flavia Perina
Fonte: La Stampa

Quell’odioso teatrino sui nostri diritti

Il vertice di maggioranza sul fine vita di ieri ha fatto notizia per due cose che non c’entrano niente col tema, e cioè la lite tra Lega e Forza Italia e in materia di terzo mandato e pace fiscale: non è che l’ultimo segnale di un’agenda dei diritti che resta ostinatamente irrilevante, dimenticabile, chiusa malgrado tutto, comprese le dichiarazioni di intenti dei leader.

Si sa, ad esempio, che Antonio Tajani è favorevole allo Ius Culturae, cioè la cittadinanza ai bambini di origine straniera che hanno fatto due cicli scolastici in Italia. E però quell’orientamento resta lì, nel limbo dei desideri espressi ad alta voce, senza nessuno che lo prenda sul serio (pure Giorgia Meloni, in altre ere, era d’accordo, ma ora che governa figuriamoci). Sul diritto dei malati a rifiutare una vita non più dignitosa, insostenibile, la Lega ha persino legiferato in Veneto, la sua roccaforte, ma poi non se ne è fatto niente perché con un gioco d’aula si è preferito affossare una legge che sembrava già fatta.

Stesso copione per l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso, che in teoria è citata da tutti come alternativa alla fecondazione eterologa (per le donne) o all’utero in affitto (per gli uomini), ma senza che si faccia un tentativo in quella direzione, e nemmeno un dibattito serio.

Non è un problema che riguardi solo la destra. Durante la sua lunga stagione a Palazzo Chigi anche la sinistra si è ritratta da questi argomenti assai concreti, preferendo cavalcare una generica sensibilità “woke” che conservava il profumo del progressismo senza averne la sostanza: governare le evoluzioni della società trovando soluzioni nuove a problemi nuovi. L’insuccesso clamoroso del referendum sulla cittadinanza, forse il più attuale tra quelli proposti agli italiani, conferma la confusione che c’è anche da quella parte e la trasversalità dell’Italia reazionaria. Il “modello Orban” non è prerogativa dei soli elettori della destra, e non sono solo i leader della destra ad avere paura della fascia di elettorato ostile a ogni avanzamento dei diritti sociali e individuali.

Grazie al cielo abbiamo fatto in altri tempi la legge sul divorzio, la riforma del diritto di famiglia e la 194. Oggi la politica metterebbe in un eterno stand by pure quelle, col terrore di perdere il consenso del generico benpensantismo di una parte dell’elettorato. E già siamo fortunati ad aver conservato quei tre caposaldi, senza i passi indietro che pure sono stati tentati (ad esempio con il disegno di legge di Simone Pillon, agli esordi del primo governo di Giuseppe Conte, con il pieno sostegno del Movimento Cinque Stelle). Ma stare fermi già concretizza un arretramento. Non c’è molto tempo per mettere mano a un serio progetto di integrazione delle seconde generazioni prima che il modello dell’esclusione diffonda rancore, revanchismo, addirittura odio verso una patria d’adozione che ti tiene ai margini. Non c’è molto tempo per arginare la fuga collettiva dei giovani italiani verso orizzonti che appaiono più aperti nel riconoscimento delle libertà individuali, oltre che più remunerativi.

E tuttavia, la parola d’ordine resta fare melina. Vertici che non portano a niente, dichiarazioni di principio senza conseguenze, leggi scritte e disfatte, una generale logica del vorrei ma non posso che è il contrario del coraggio politico ostentato in ogni occasione e della propensione all’estremismo che gli osservatori annotano con preoccupazione.

Ma dove, ma quando? Estremismo, per il governo, sarebbe dire un no senza appello a questi nuovi diritti: non ci interessano. Estremismo, per l’opposizione, sarebbe farne campo di battaglia, produrre proposte di legge e cavalcarle. L’agenda dei diritti così irrimediabilmente chiusa, irrilevante, dimenticabile, e al tempo stesso teoricamente viva nei palazzi della politica, alla fine dimostra soprattutto una cosa: la renitenza di tutti a uscire dalle rispettive comfort zone e misurarsi con la categoria del conflitto su cose serie, rischiandone le conseguenze.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.