di Alfredo Morganti – 30 settembre 2016
Il premier, per vincere il referendum, ha chiesto i voti della destra. Ma allora la dovrebbe smettere col solito ritornello, per cui chi vota ‘No’ voterebbe con Brunetta, Salvini, come se chi vota ‘No’ dovesse addirittura impedire a costoro di votare. Forse dal suo punto di vista ci sono voti di destra buoni e voti di destra cattivi. Quelli che vuole lui sono buoni, gli altri invece sarebbero cattivi. Come se non sia normale che in un referendum possa esserci una certa trasversalità. Solo che gli altri, quelli del No, i voti di Brunetta non li lusingano, non se li cercano, non li richiedono, mentre lui non fa mistero, anzi, di voler vincere con la destra. Non si preoccupi il premier, il ”Sì’ i voti di destra ne prenderà molti, perché questa riforma rabberciata, caotica, che punisce il Senato, riduce la rappresentanza attraverso il matrimonio non casuale con l’Italicum, riaccentra funzioni e ‘manda a casa’ scranni parlamentari è molto in sintonia con la destra, moltissimo. È quello che la destra vorrebbe da decenni, da 70 anni come dice lui. Ossia sospingere il potere verso l’esecutivo, restringere le basi democratiche, affidare il Paese a una minoranza di minoranza dopata dal premio maggioritario. Bersani, a questo proposito, in un’intervista ha fatto un’osservazione importante. Io per primo, ha detto, non accetterei di governare sapendo di avere nel Paese appena il 25% dei consensi (a fronte di un’astensione del 40%), pur disponendo di ben oltre il 50% dei seggi parlamentari. Ecco il pericolo di governare da posizioni di minoranza (ma camuffate da maggioranza) un Paese in piena crisi di sfiducia e di rappresentanza. Solo la destra può credere di farcela, perché odia la democrazia rappresentativa e perché pensa che un Paese debba vendersi a un uomo solo al comando. Per cui vai Renzi, pesca bene, quelli non aspettano che te.
