di Fabio Belli 8 luglio 2018
Gli esperti dell’Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, premiata con il nobel per la Pace nel 2013) hanno pubblicato un rapporto dove affermano di non aver trovato prove di attacchi chimici da parte dell’esercito siriano contro la città di Douma. La nostra stampa, ma anche quella internazionale, sposò la tesi che il sanguinario dittatore Assad aveva inequivocabilmente usato le armi chimiche. La ditta Saviano, Boldrini & c. innescò l’ennesima sagra della retorica attraverso una campagna virale con foto di bocche tappate (peraltro abbastanza ridicole). Nonostante la moltitudine di articoli pubblicati allora per veicolare la propaganda ipocrita a sostegno delle accuse al legittimo governo Siriano che si configurò come una lapalissiana operazione di spin mediatico, non sussistono tracce evidenti in questi giorni nella stampa mainstream su quanto afferma il rapporto Opac. Neanche troviamo le scuse dei sopracitati vip i quali mobilitarono il gregge e tutta l’opinione pubblica a supporto dell’agenda geopolitica internazionale.
Troppo impegnati nel portare avanti l’ennesima campagna di propaganda stavolta sulle spalle dei poveri migranti. Indossando magliette rosse dall’odore di naftalina riesumate dai loro cassetti. Il tutto per realizzare un’operazione di vasta scala che origina dalle scarse nozioni del nostro show-business e dai teatranti politici, completamente succubi della retorica e del conformismo. E’ noto che quando ci sono queste mobilitazioni c’è sempre dietro qualcosa anche in termini di obiettivi, magari quello di voler raccontare una storia diversa rispetto a quello che accade nella realtà (Siria docet). Tipo che le ONG europee sono tutte buone, mentre se si guardano i dati e le documentazioni sugli incidenti in mare si scopre che la Guardia Costiera e gli operatori libici compiono numerosi salvataggi di migranti volutamente mandati al macello dai trafficanti e che i naufragi hanno il subdolo scopo di far pressione da parte delle ONG verso il Governo italiano allo scopo di non interrompere la triste filiera del business sull’immigrazione.


