di Antonio Gaeta, 2 novembre 2018
L’impostazione romanzata della storia dei clan Foemina ed Homo Sapiens (1) ha costituito una premessa, concepita in modo sintetizzato e agevolato, il cui scopo é stato quello di condurre gli interessati di pre-storia nel condividere i numerosi percorsi migratori della “specie”, di cui ci sentiamo e definiamo appartenenti.
All’interno del cammino esplorativo sulle tracce dei nostri antichi antenati ci imbattiamo in più biforcazioni evoluzionistiche, dettate dalle diverse esperienze vissute e conseguenti modi di pensare e, quindi di essere, che oggi antropologicamente e archeologicamente definiamo “culture” (2). Di queste, due sono i filoni fondamentali, che si sviluppano in modo del tutto autonomo: la cultura matrilineare e quella patriarcale. Di esse ho già scritto in diversi articoli divulgativi, ai quali rinvio con riferimenti e citazioni nelle annotazioni in seguito riportate.
Ciò che vorrei sottoporre alla vostra attenzione é una cronistoria, che giudico esemplare, giacché riscontrabile in tutte le circostanze di incontro, tra migranti del IV e III millennio a.C. appartenenti ai due diversi suddetti filoni culturali. La ricerca a questo punto cerca di rispondere alla domanda: cosa accadde e come le vicende che ne seguirono caratterizzarono le convivenze o le sopraffazioni ? Si tratta di una ricerca oltremodo importante, perché riuscire a capire le dinamiche di fusione, o di persistente separazione, ci fa comprendere molto più profondamente ciò che abbiamo definito finora unico percorso, cui é stato dato il nome “Storia”.
Uno dei più antichi antichi nomi della Dea, di cui reperti del tipo tavolette cuneiformi del Ciclo di Inanna (3) ci rendono edotti, é quello di Inanna, adorata dai Sumeri come regina del Cielo e della Terra, successivamente dai Babilonesi chiamata Ishtar. Sia i Sumeri che i Babilonesi subentrarono nel dominio dei territori compresi tra il Tigri e l’Eufrate, già posseduti dagli Ubaidiani, agricoltori che praticavano anche l’allevamento di bestiame, la pesca e la tessitura. Le loro città più importanti furono Kish, Uruk, Ur, Nippur e Lagash (4).
Le migrazioni dei nuovi popoli portarono diverse trasformazioni ma anche arricchimenti, dettati dalla necessità di comunicare e di produrre per più vaste comunità.
La circostanza che la casa sacra a Inanna, conosciuta come Casa del Cielo, sia il tempio più antico rinvenuto a Uruk lascia pensare che la dea fosse già oggetto di culto da parte degli Ubaidiani.
Tuttavia, nessun altro commento é più esplicito delle seguenti citazioni dei Canti ispirati a Inanna, rispetto alle culture che si avvicendarono in Mesopotamia nel corso del IV millennio a. C.
Inizierò con il 1^ e 2^ canto, perché il 1^ chiama in causa Gilgamesh, fratello di Inanna”, al quale in età babilonese fu poi dedicato un vero e proprio poema, mentre il 2^ fa capire l’importanza dello ieros gamos (matrimonio sacro) nella cultura Sumera, prima del ribaltamento del suo significato.
Canto I
«A quel tempo un albero, un albero soltanto,
un albero di huluppu,
fu piantato sulle rive dell’Eufrate.
Ne morse le radici e ne addentò le rame il vento del sud,
finché le acque dell’Eufrate lo strapparono via.
Io trassi l’albero dal fiume
e lo portati nel mio giardino sacro.
Ebbi cura di esso, aspettando il mio trono e il mio letto di luce.»
Dal legno dell’albero Inanna progetta di ricavare il proprio trono e il proprio letto nuziale. L’alberò, però, é abitato da un serepente, un uccello con le ali d’aquila e il volto di leone e da Lilith. Inanna non riesce a toglierli e, quindi, chiama in suo aiuto il fratello terreno Gilgamesh, che con la sua grande scure abbatte l’albero.
«Gilgamesh, il valente guerriero, Gilgamesh
Entrò nel giardino sacro a Inanna.
Gilgamesh abbatté il serepente restio agli incantamenti
L’uccello Anzu volò con i suoi piccoli sui monti
e Lilith distrusse la sua casa, fuggendo verso luoghi inospitali.
Dal tronco trasse un trono per la diva sorella.
Dal tronco trasse un letto per Inanna
Dalle radici Inanna trasse un pukku per il fratello..»
Canto II
«Pulisce i giunchi, il popolo, con olio di cedro dal sentor soave,
e mette insieme i giunchi per il letto.
Un lenzuolo nuziale viene disteso sopra quel letto,
un lenzuolo nuziale che rallegra il cuore,
un lenzuolo nuziale che colmi i lombi di dolcezza,
un lenzuolo nuziale per Inanna e Dumuzi.
La regine si bagna i lombi sacri,
si bagna Inanna pei sacri lombi di Domuzi,
lava se stessa con il sapone.
Asperge il suolo d’olio di cedro dal sentor soave.
Il re si reca ai sacri lombi a testa alta,
Dumuzi va d’Inanna ai sacri lombi a testa alta.
Si stende sopra il letto accanto a lei.
Teneramente la accarezza, mormorando d’amore:
‘O mio sacro gioiello ! O mia superba Inanna !’
E quando ha penetrato la sacra vulva, dando piacere alla regina,
e quando ha penetrato la sacra vulva, dando piacer a Inanna,
lo stringe forte a sé, Inanna, mormorando:
‘O Dumuzi, sei davvero il mio amore’ !»
NOTE:
(1) – Vedi https://www.nuovatlantide.org/romanzo-di-foemina-e-homo-sapiens-iii/
(2)– Lo studio delle caratteristiche antropologiche da questo passaggio evoluzionistico in avanti rende più appropriata la definizione darwiniana di “selezione” non più naturale, bensì “culturale”: motivo per cui anche l’antropologia gemma una nuova branca di ricerca, che é conosciuta come “antropologia culturale”.(3)- Da “Il Mito Sumero della vita e dell’immortalità. I poemi della Dea Inanna di D. Wolkenstein e S.N. Kramer (Jaka Book, 1984).
(4)- Da “Oscure Madri Splendenti” di Luciana Perkovic (Venexia)


