Se scrivi di Renzi c’è quello che ti dice: basta, parliamo di noi! E se parli di noi, c’è l’altro che ti dice: basta a parlare sempre di noi, è il mondo attorno che bisogna cercare di capire. Ma se poi scrivi del mondo attorno, che so, della questione ambientale, ecco che subito c’è quello che dice: e basta con questa Greta, occupiamoci degli sbarchi, che invece continuano imperterriti! Ma se poi scrivi degli sbarchi, allora il rimprovero successivo è: e i Curdi? Perché non ne parli? Non fai in tempo a occupartene che il successivo richiamo è al lavoro, che manca, che non c’è. Certo, ma se scrivi del lavoro c’è l’altro che ti dice: e la Brexit? e il governo? e l’evasione fiscale? e il PD? e Bibbiano? e i turchi? e Roma? e Milano? e la Lazio? e la Roma? Finché qualcuno non ti ridice: e Renzi? Appunto, da lì si era iniziato! E Salvini? Sinché un altro dice: basta a parlare di questi, che gli facciamo pubblicità. Nemmeno il tempo di battere ciglio, che risiamo già al “parliamo di noi”. Ed è un loop che ti restituisce per intero il senso esatto dei social: un grande tramestio di chiacchiere, da cui non se ne esce affatto.
Il tramestio dei social
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
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