Raccontino del mattino. Il mio giorno della sardina
Di buon mattino m’avvio claudicante al mio Gatto e la Volpe per degustare cappuccino e brioche. Per strada solo pochi passanti, ma poco prima del mio bar, mitico e negletto, c’è un assembramento di gente, in gran parte fotografi, cineoperatori e giornalisti. Nei dintorni imponenti schieramenti di militi e vigili (che poi mi multeranno anche l’auto, more solito fuori posto). Vuoi vedere che c’è Salvini ? Infatti eccolo che si presenta e parla a telecamere unificate prima di entrare in una pasticceria napoletana pretenziosa e fighetta i cui prezzi sono tre volte quelli del Gatto e la Volpe. Il balordo non sembra avere grandi forze al seguito salvo un deficiente vestito da guardia forestale col quale ci prendiamo a insulti. Siccome non ci sono sardine tocca a me e al mio amico tabaccaio che cogestisce il Gatto e la Volpe recitare il ruolo. Mentre entra nella bomboniera a far scena addentando una brioche gli grido che è un mangiatore di cannoli alla Bibbiano. Ed è tutto. Fatta eccezione per l’idiota paraforestale e un probabile agente in borghese alcuno mi trattiene. Del resto la gente lì intorno è fatta di meri curiosi.
La campagna di Salvini è stata questa. Una lunga marcia nel nulla. Un presenzialismo fantasmatico e georeferenziato negli angoli sperduti gonfiato dai media e ritrasmesso come evento. Con gli stessi quattro slogan ripetuti sino all’ossessione e ogni genere di bravata estemporanea. Sassi dai cavalcavia. Questa campagna è stata un golpe mediatico e vedremo posdomani se avrà avuto successo.
Il blocco elettorale della destra è questo: il tradizionale zoccolo ideologico e sociale composto di borghesia tradizionalmente anticomunista con l’aggiunta di un elettorato socialmente marginale e con uno status civile border line normalmente votato all’astensione. Recepito e portato alla luce come frustrazione aggressiva e fucina del rancore. Nelle mie notti randage nelle sale slot ho spesso socializzato con gente del tipo e tutte le volte ho avuto riscontro come fosse adusa a elucubrazioni misteriosofiche e fascistoidi. La marginalità evocata dalla Lega e generalizzata come narrazione mediatica è stata una sagace invenzione dell’antropologia del lumpen. Il caso di Bibbiano è emblematico. Il limaccioso concerto dei valori ancestrali del sangue e della patria potestà filiale è orchestrato a partire da famiglie comunque marginali e con squallide condizioni di vita. Per le quali il capro espiatorio del potere che le angaria è la sublimazione necessaria dello squallore della loro pena.
E più noi si invoca l’ordine e il progresso della regione, la sua sollecitudine sociale e la sua espressività culturale più arde il fuoco selvatico quanto virtuale della marginalità. Sicchè nella regione che offre servizi per l’infanzia che non hanno paragoni in alcun altro luogo il tema dominante diventa il ‘ratto’ dei bambini. A reti unificate.
Le prime milizie delle squadracce fasciste in Val Padana furono tratte dagli enragèe esclusi dalla mediazione sociale e dall’imponibile di manodopera. Un lumpen proletariat senza speranza di redenzione che naturalier si trasformò in manodopera squadrista dei possidenti minacciati nei loro averi.
Quello a cui stiamo assistendo, sotto mutate spoglie e con il contributo determinante dell’artiglieria mediatica, è qualcosa di assolutamente analogo: il fascismo. Questo depreco mentre rincaso angariato dall’età e dal mal di schiena. Non ho il rammarico per i piaceri perduti e le ormai dimenticate maschie partite di calcio. Ma per i trentanni di meno che non ho per dedicarli ad altre imprese.


