Lo spettacolo dei media. La sobrietà non è di casa

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

Dopo qualche tentennamento l’epidemia da coronavirus scivola mestamente verso il fondo nelle home page dei giornali on line, sormontato dal Festival di Sanremo e da altre notizie di maggiore rilevanza attuale. È l’informazione bellezza. Ci si butta a pesce sinché le notizie hanno ancora un tempo-vita, dopo di che, anche se il fatto conserva una tragicità e una rilevanza, si fa avanti un nuova tema, magari del tutto frivolo rispetto alla tragicità del precedente, ma tant’è. L’economia dell’informazione gira così. Con uno stile che tende a spettacolarizzare, a mostrare tinte accesissime e forti chiaroscuri, accentuando l’emotività e il grado di tragicità più del dovuto, tendendo all’assoluto e all’apocalittico per ragioni quasi deontologiche. Dopo aver infiammato le nostre paure con la pandemia, adesso le si raffredda con il festival della canzone, vedendo bene di non attenuare comunque l’allarme grazie a qualche sciagura o crisi politica, che non guasta mai. Abbiamo a che fare con veri e propri Chef dell’informazione: un po’ di questo, un po’ di quello, un titolo gridato quanto basta e tensione sempre altissima, con forte grado di spettacolarizzazione, senso dell’allarme e dell’emergenza a fior di pelle, con titoli sparati, come si diceva una volta, a nove colonne. È per questo che, quando si legge un pezzo o peggio ci si affida a un titolo, è sempre meglio fare la tara. ‘Ma anche basta’, deve essere il motto.

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