E’ il lavoro l’ombelico del mondo

per Vecchia Talpa
Autore originale del testo: vecchia talpa
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Come il nostro Paese si stia impoverendo lo si dimostra anche dalla relazione di Lagarde intervenuta alla commissione economica del Parlamento Ue. Negli ultimi cinque anni le famiglie italiane hanno “notevolmente ridotto le proprie disponibilità in titoli ” per un ammontare complessivo pari a 223 miliardi di euro. Ossia hanno trasformato i titoli in liquidità per far fronte alle esigenze. Ma al contempo però i “risparmiatori” italiani possessori di titoli sono di gran lunga al di sopra della media europea.

Queste performance dei possessori di titoli, per la maggior parte titoli di Stato italiani, indica di come il capitale sia sempre più spostato nella finanzia e sempre meno nella produzione. E indica dunque come sempre di più mancano occasioni di creare lavoro e sempre più il sistema produttivo andrà o svenduto, o sarà in decadenza.

Se questo è il quadro, occorrerebbe intervenire per fare una manovra a U, ossia creare occasioni per favorire l’offerta perché di domanda ve n’è in surplus.

Ma i governi continuano a distribuire elemosine e fare carità di Stato. 80 Euro, REI, poi 100 Euro, RdC ,Quota 100, e contemporaneamente tagliare servizi per finanziare la carità e privatizzarli. Dunque da un lato dà moneta, ma dall’altra se la riprende.

E tutto questo non crea lavoro, non mette le premesse per quella manovra ad “U” . Al meglio si aspetta che sia la Germania o gli USA o la Cina a riprendere a trainare e con loro anche la nostra industria dell’export, che è competitiva abbassando i salari, la precarietà e i diritti dei lavoratori.

Questo è il quadro della politica economica che i governi da almeno una ventina d’anni e per tutto il periodo della crisi del 2008 hanno adottato. Ecco anche spiegato l’appiattimento delle pratiche partitiche. Tutti i politici hanno al massimo una visione quinquennale, fino alle prossime elezioni. Porre le basi elettorali e del consenso per quella scadenza e poi al futuro che ci pensano quelli che verranno.

Ecco perché parlare di valori in maniera idealistica, aleatoria, idealizzata, fa il gioco dei politicanti. Occorrerebbe invece porre le questioni materiali sul piatto della competizione, che sono sistema di valori, ma con legami con la realtà, sulla materialità!

A che serve parlare di fine dell’odio, di solidarietà, di accoglienza se non si pone al centro la crescita e il lavoro?

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