Coronavirus – Il disastro di Fontana e gli altri

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanna Ponti

In Lombardia la Regione, intesa come amministrazione politica, e il sistema ospedaliero, ritenuto uno dei migliori di Italia, non sono stati in grado di affrontare la pandemia in modo serio. I dati peggiori in assoluto di tutta Europa al momento sono quelli di questa Regione.
Mancava totalmente un piano di intervento, minimamente codificato, in caso di situazioni critiche.
Certo la diffusione del coronavirus non era prevedibile, ma ospedali che diventano veicoli di infezione, in tutta la prima fase, si sono visti solo qui. Nei PS si sono ammalati lavoratori della sanità e contagiate persone che vi si rivolgevano per i motivi più diversi.
Poi sono subentrate le responsabilità di questa amministrazione, le sue scelte politiche.
La Regione ha fatto ricoverare i malati di covid , in fase di regressione della malattia ma sempre contagiosi, nelle case di riposo per anziani, dall’oggi al domani, senza predisporre alcun tipo di isolamento efficace. Da qui la strage di persone di età avanzata, ma anche di contagio del personale sanitario delle CSA.
Negli ospedali medici ed infermieri e, ancor di più nei territori i medici di base, sono stati mandati allo sbaraglio, senza protezione alcuna (degli 89 medici morti mi pare che 70 siano lombardi) .
A San Siro è stata fatta giocare la partita Atalanta-Valencia il 19 febbraio, a emergenza epidemica già emersa (40mila tifosi bergamaschi) e la stessa provincia di Bergamo ha avuto il permesso di tenere aperte le fabbriche anche quando il contagio si stava diffondendo.
Non sono state dichiarate zone rosse Nembro e Alzano alle prime evidenze di alto numero di contagiati.
I tamponi non si fanno se non a chi va al PS .
La gente morta a casa per codivirus non viene conteggiata, ma è tantissima. Anche fra i regolarmente conteggiati la Lombardia ha un primato: più del 60% dei morti per coronavirus in Italia sono lombardi.
Io aspetto di vedere i dati Istat del numero di morti nel marzo 2019 a confronto con quello dei deceduti nello stesso mese nel 2020, della Lombardia e di ogni singola provincia. Questo è l’unico dato attendibile che ci chiarirà l’entità della tragedia che stiamo vivendo.
Dulcis in fundo l’obbligatorietà di portare mascherine che non ci sono, non vengono fornite dalla Regione e per le quali non viene indicato un prezzo ragionevole di vendita, visto che comunque sono monouso.
Diciamo prima le cose macroscopiche che sono accadute nella Regione “locomotiva di Italia”, se no davvero facciamo il gioco di chi scarica le proprie responsabilità sui cittadini che camminano per strada quando non dovrebbero, o fanno una corsetta a più di 200 metri da casa, quando invece in stragrande maggioranza sono molto disciplinati e stanno determinando una situazione più controllata che speriamo si solidifichi nei prossimi giorni. Così come medici ed infermieri, pur in condizioni di emergenza continua, hanno dimostrato professionalità e abnegazione davvero notevoli.
Si è subita una strage vera e propria causata da impreparazione politica, se così vogliamo dire, e da politiche scellerate degli ultimi 20 anni contro la Sanità pubblica.
Io spero che, quando la situazione si sarà normalizzata, si proceda alla identificazione delle persone che hanno contribuito a creare questo disastro e che vengano chiamate a rispondere delle proprie responsabilità.

di Gianpiero Cassina

A proposito di zona rossa
La zona rossa ad alzano e Nembro andava fatta subito quando si è capito che il contagio partiva dall’Ospedale come a Codogno (lo poteva fare la Regione come a Codogno). Quando sindaci e Fontana lo hanno chiesto al Governo era troppo tardi e a quel punto è stato giusto estendere il provvedimento alla Lombardia. Solo che doveva essere rosso e non arancione. Certamente una scelta non facile.
Possiamo dire che il governo poteva arginare con maggiore tempestività un disastro provocato dai gravi errori degli amministratori di Regione, ASST e ATS.

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