Franco Cardini: “Questo pezzo è stato denunziato come menzognero. Bene: fuori le prove; fuori le contestazioni puntuali”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini
Fonte: Minima cardiniana

TANTO PER PARLAR CHIARO
Come sapete, sono cattolico apostolico romano e me ne vanto. Ciò premesso, chi è venuto a casa mia per la prima volta si è stupito di trovare appesa alla porta d’ingresso una mezuzah: vale a dire un piccolo contenitore in metallo dorato con dentro un rotolino di pergamena contenente la preghiera dello Shemà Israel (Deuteronomio, 6, 4-9) e un passo ad essa associato (Deuteronomio, 11, 13-21). Al tempo della santa inquisizione, probabilmente mi avrebbero confutato e se contumace perfino combusto in quanto “giudaizzante”. Ho una decina di amici ebrei che sanno più o meno queste cose, non so se mi approvano ma comunque mi capiscono. Poi ho gli amici del ristorante “Baghetto” del portico d’Ottavia, che spero mi vogliano più bene come amico che come saltuario ma non infrequente cliente alla loro tavola, una delle migliori di Roma.
Credo profondamente in Dio, o almeno mi sforzo di farlo. Ma non in Dio come sinonimo di Eterno, Onnipotente, Onnisciente eccetera, come Lo chiamiamo talora per sminuirLo. Ma in Lui, il Dio di Abramo, d’Isacco, di Giacobbe, di Mosè di Elia, di Gesù, di Muhammad e di Ali. Ciò non m’impedisce affatto – al contrario! – di essere cattolico credente e praticante, devoto della Vergine Maria e di Francesco d’Assisi; e al tempo stesso, in quanto allievo spirituale di Nicola Cusano e di Attilio Mordini, di nutrire il massimo rispetto e la più profonda ammirazione per tutte le religioni del mondo, persuaso come sono che in ciascuna di loro vi sia un frammento di verità e che Dio non abbia lasciato nel buio assoluto nessuno dei Suoi figli.
Ciò mi porta ad amare profondamente gli ebrei, quelli che stanno in Israele e quelli della Diaspora; e a difendere il diritto di esistere e di prosperare degli israeliani, che si sono splendidamente guadagnati il loro posto e la loro patria di Eretz Israel. Il che non m’impedisce di disapprovare profondamente la decisione di proclamare Gerusalemme loro patrimonio esclusivo, perché la città santa è ancora di più, molto di più; e di disapprovare con tutte le mie forze le scelte di vari governi israeliani specie rispetto ai diritti del popolo palestinese. Auspico il giorno in cui potremo ritrovarci tutti in pace, sotto la stessa tenda, e pregare insieme, e comprenderci come lo auspica il Cusano nel De pace fidei.
Sono da anni oggetto delle lusinghiere attenzioni di un “portale” autodenominato – temo con sincerità pari alla modestia: almeno finora… – Informazione corretta. Ignoro quanti di loro siano ebrei e quanti goim: e francamente non m’interessa. Da anni ogni tanto parlano di me: e sempre con straordinaria malevolenza. Solo che questi Informatori Corretti non si sono mai degnati – dal momento che evidentemente sono interessati a quel che io dico e penso – non solo d’informarsi compiutamente e correttamente sul mio conto, ma anche, magari, di scambiare qualche parola con me. Anche per restare “nemici come prima”: per quanto io, personalmente, non ritenga nemico nessuna persona al mondo.
Invece, no: gli Informatori Corretti – fingendo d’ignorare fra l’altro che su Israele e l’ebraismo io ho scritto varie cose, anche più sostanziose delle quattro frasette estrapolate ad arte che essi amano citare di me – brucano fra le mie cose con l’intento di costruire un mosaico dal quale io risulti essere antisionista, quindi implicitamente antisemita e magari subaccidentalmente chissà quante altre cose: razzista? Nazista?
Bene: sia chiaro: l’“antismo” (cioè la patologia pseudoideologica per cui si è “anti” qualcosa) mi è sovranamente estraneo e antipatico. Non sono affatto nemmeno antiamericano, per quanto talora mi trovi in disaccordo con la classe dirigente statunitense almeno dai tempi del presidente Monroe: ma amo molto l’America, dove ho studiato e lavorato. Di Gerusalemme e d’Israele non parlo neppure: rinvio al mio libro Gerusalemme (il Mulino). Accetto semmai le qualifiche (storiche, filosofiche e sociologiche: non ideologiche) di “antioccidentale” e di “antimoderno”, sulle quali amerei discutere. Anche con gli Informatori Corretti. Ma a partire dalle mie posizioni, se proprio vogliamo (e non mi sembra granché interessante) parlare di me. Non partendo dalla grottesca e calunniosa caricatura ch’essi cercano di contrabbandare a proposito di quel che mi riguarda.
Ed ecco infatti l’ultima delle loro prodezze. Qualche settimana fa, su “Avvenire”, avevo recensito (molto favorevolmente) un libro a mio avviso coraggioso e meritevole. “Posso aver fallato”, come diceva il buon Renzo Tramaglino. Senza dubbio le mie affermazioni sono contestabilissime. Riferisco (in corsivo) come gli Informatori Corretti hanno presentato il mio pezzo: integralmente, certo, ma accompagnato da un commento che non si prende il disturbo della minima critica costruttiva. Non una parola di contestazione seria, non un’argomentazione: solo la “condanna” di uno “stile anti-occidentale” che da sempre coltiverei. Giudicate voi i miei argomenti e la loro in apparenza sprezzante, nella realtà inconsistente ed arrogante afasìa (Minima Cardiniana 287/4).

… EDITORIALE. PARTE SECONDA
… e allora, vediamo d’intenderci. Questo pezzo è stato denunziato come menzognero. Bene: fuori le prove; fuori gli argomenti, fuori le controdeduzioni, fuori le contestazioni puntuali. Da una parte ci sono informazioni e ragionamenti: dall’altra spocchiose e vuote denunzie prive d’uno straccio di prova. Quel che gli Informatori Corretti definiscono semplicisticamente e superficialmente il mio “solito stile anti-occidentale” è soltanto l’espressione di quel che, in realtà, è pura applicazione del principio weberiano del disincanto.
Nessuno di noi è “anti-occidentale” per partito preso. Parlo a nome di uno sparuto gruppetto di persone di varia origine, credo religioso, propensione politica ecc., alcuni dei quali sono riuniti nel sodalizio “Identità Europea” e altri sono liberi e sparsi un po’ dappertutto nel mondo. Siamo poche decine e non contiamo nulla: quindi non preoccupatevi. Però siamo uomini liberi e persone oneste. In quanto tali siamo stufi della virtù pelosa di quanti, nascosti dietro concetti e parole nobilissime come “libertà”, fanno da anni la politica dello struzzo nei confronti di crimini che non sono forse peggiori di quelli ad esempio dello stalinismo, dello hitlerismo o del fondamentalismo islamista, ma che continuano ad ammantarsi di virtù che non hanno e chiamano “libertà”, “democrazia” e “progresso” quel che da almeno cinque secoli, ma più pesantemente negli ultimi tempi, è violenza, sfruttamento, iniquità. Noi non ci limitiamo a denunziare con durezza il regime mondialista delle corporations responsabile dell’allargarsi della forbice tra super-ricchi e miserabili e del generale impoverimento del pianeta (altra faccia della cosiddetta “concentrazione della ricchezza”): noi denunziamo con forza il tentativo – già ben descritto da Orwell in 1984 e ne La fattoria degli animali di aver corrotto i media imponendo una neolingua che stravolge la verità nel suo contrario. Noi denunziamo il tentativo di far sparire con un maldestro gioco di prestigio alcuni secoli d’infamie e di crimini nascondendo, dissimulando e addirittura negando i delitti del capitalismo liberista e del colonialismo: ecco perché, anche nelle precedenti puntate di “Minima Cardiniana”, abbiamo denunziato i delitti di re Leopoldo del Belgio e quelli del personaggio britannico che per brevità indichiamo con le inziali del suo nome, WC. Noi accusiamo i responsabili dell’attuale sistema della menzogna mediatica, che comincia dalle scuole, di falsare e celare la realtà e la verità, ad esempio nascondendo alle giovani generazioni i delitti del colonialismo. Non c’interessa affermare o negare che il capitalismo liberista e colonialista abbia fatto più o meno vittime dello stalinismo o dello hitlerismo, in quanto tale computisteria funebre ci ripugna. Quel che denunziamo è che, mentre il secondo e il terzo sono stati ampiamente denunziati al mondo (e non lo saranno mai abbastanza), il primo è stato assolto d’ufficio, anzi è stato travestito da sistema virtuoso e benefico. Per troppo tempo la gente della risma degli Informatori Coretti è vissuta denunziando nemici metafisici. Fascismo e nazismo, bene: ma sono finiti nel 1945; stalinismo, bene: ma è finito nel 1953; comunismo sovietico, bene, ma è morto nel 1989; islamismo fondamentalista e terrorista, bene: ma è sparito non si sa come quando non faceva più comodo. Resta in piedi un mondo profondamente ingiusto, nel quale i ricchi diventano ogni giorno più ricchi e i poveri sempre di più e sempre più poveri. Di chi la colpa? Bisognerà pur cominciar a guardarlo sul serio negli occhi, questo virtuoso Occidente; bisognerà pur cominciar a guardarci dentro, a questa beata Modernità. E attribuire loro le responsabilità che loro spettano.
Qui sta il nostro impegno: parlo per me e per quattro gatti che fanno la mia stessa battaglia. Io l’amo, l’Occidente, e sono fiero di essere occidentale: ma ciò non m’impedisce di riconoscere che sono figlio e nipote di pirati, che il mio e nostro benessere è costruito su secoli di rapine e di piraterie. Questo è puro disincanto: sapere di che cosa si parla e non chiamarlo in altro modo. L’Occidente-Modernità è, in sintesi, il risultato dell’individualismo assoluto sommato al primato dell’economico, del finanziario e del tecnologico. Bene: io non ci sto, noi non ci stiamo. Il momento per una ridefinizione della civiltà mondiale è giunto: ed è evidente che il primo passo sulla via del risanamento non potrà essere se non quello del franco riconoscimento della responsabilità di tutti e dell’equa ripartizione delle ricchezze del mondo fra gli abitanti della terra.

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