Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
Fonte: i gessetti di Sylos
Ha ragione Barenboim: l’Italia non ha ancora fatto i conti con il fascismo
Daniel Barenboim, classe 1942, grande pianista e, da una trentina d’anni, anche direttore d’orchestra, ha dichiarato che mentre la Germania ha fatto i conti con il nazismo, Spagna e Italia non ancora li hanno fatti con il fascismo. E’ un concetto che ho sempre avuto anch’io e pertanto oggi condivido.
Barenboim è di famiglia ebraica-argentina poi trasferitasi in Israele. Sin da tenera età ha dato concerti ed era considerato un bambino prodigio. All’età di 12 anni fu ascoltato al piano da Furtwrangler, uno dei più grandi direttori di tutti i tempi, il quale ne rimase impressionato al punto di chiedere al padre il permesso di portare il bambino in Germania per un corso di perfezionamento. Ma il padre dei bambino rispose che “il ricordo di quello che i tedeschi hanno fatto agli ebrei è troppo fresco perché possa affidare mio figlio a un tedesco” (oltre tutto Furtwrangler era sospettato di “collaborazionismo”).
Barenboim comunque NON è un estremista del sionismo e alcuni fatti lo testimoniano. Ha costituito, per esempio, un’orchestra giovanile cui ha dato il nome (mutuato da Goethe) “West-Eastern Divan Orchestra”, in cui suonano insieme giovani musicisti israeliani, arabi e palestinesi, e con la quale tiene concerti in tutto il mondo. E’ sostenitore della tesi dei “due stati” in Medio Oriente.
Ma forse il gesto più significativo che testimonia il suo moderatismo è questo. Una ventina di anni fa ha diretto un concerto a Tel Aviv. Il programma era abbastanza tradizionale con musiche di Mozart e Beethoven. Al termine il pubblico chiese con insistenza il bis. Barenboim placò con un gesto gli applausi e disse: “ora vi eseguo come bis il preludio dal Tristano e Isotta di Wagner”. Da segnalare che Wagner era tacitamente interdetto in Israele sin dalla costituzione, perché alcuni sostengono fosse stato uno dei padri spirituali del nazismo, oltre che essere il compositore più amato da Hitler. Dal pubblico si levò un vocio rumoroso nel quale non mancarono urla del tipo “traditore”, “nazista” e cose di questo genere rivolte a Baremboim. Questi chiese di nuovo silenzio e disse “chi non è d’accordo può uscire dalla sala”. Ebbene lasciarono la sala solo in quattro o cinque, su migliaia presenti.
Barenboim torna ogni tanto su questo episodio che ritiene testimoni una grande vittoria non tanto sua, quanto della Musica, perché non era concepibile che il pubblico israeliano fosse privato dell’ascolto di uno dei più grandi compositori di tutti i tempi (che infatti da quel momento fu “sdoganato”), sulla base di un’accusa infondata (quasi tutti i biografi respingono la tesi di Wagner padre spirituale del nazismo; qui non c’è spazio per parlarne, se mai lo faremo in un’altra occasione). Ma a noi questo aneddoto serve a confermare il moderatismo di Barenboim e quindi dare alla sua recente dichiarazione un certa fondatezza e rappresentatività di quanto si pensa all’estero su questa questione.
Effettivamente come si fa a non dargli ragione se si pensa che quando si assiste a fenomeni di chiara impronta fascista, e nonostante vi sia una legge che vieti la ricostituzione del partito fascista, siamo costretti a sentire anche esponenti politici dire che si tratta di “ragazzate” che non hanno nulla a che fare con il fascismo?
Ora sappiamo che il mondo non la pensa allo stesso modo. Teniamolo presente, perché queste cose si pagano, anche se non viene detto esplicitamente.


