Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La stampa italiana e il governo. Post definitivo.
Sabato avevo un euro sparso in tasca. Mi sono fatto coraggio e ho acquistato Domani. Me ne sono subito pentito, dico la verità, perché il titolo e l’articolo di prima pagina si concentravano sugli “errori della seconda l’ondata”, con un evidentissimo attacco al governo Conte. Per carità, legittimo tutto. La stampa è libera anche di perdere la propria reputazione se intende farlo, oppure di schierarsi all’unisono contro l’esecutivo.
Ma ecco, il punto è proprio questo. A mente mia, non ricordo un fronte così compatto dei quotidiani contro il governo. L’arco delle linee editoriali è sempre stato vasto e articolato, e comunque un sostegno all’esecutivo non è mai mancato, così come un fronte critico. Oggi no, oggi è un muro, a parte qualche rara eccezione che conferma la regola. Il bersaglio principale è l’alleanza tra sinistra e cinque stelle, che non ha digerito nessuno degli editori impuri oggi tutti schierati con l’elmetto in testa.
Diciamo la verità. Voi ci credete ancora all’autonomia della stampa quotidiana? Io no. Oggi i giornali non hanno una linea editoriale, ma sono meri strumenti di lotta politica. Per di più con un nemico comune: l’esecutivo. Non è un miracolo, quindi, che, nonostante tutto, Conte sia ancora lì? Il populismo, come metodo e come forma, oggi ha colpito anche la stampa: non ci sono più corpi intermedi redazionali, né direzioni autonome. Tutto si riduce alla relazione diretta dell’editore che ha un obiettivo politico o di corporazione (es. arraffare i 208 miliardi europei) con il “popolo” dei lettori, che deve essere “formato” alla linea. Il fatto che, poi, il governo continui comunque ad avere consenso, è anche un indice di come questo modo di fare giornalismo in stile minculpop non funzioni affatto. Ma questo non era nemmeno difficile da capire, persino io ci sarei arrivato.


