Gianni Cuperlo ricorda Stefano D’Orazio, lo storico batterista dei Pooh

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Gianni Cuperlo
Insomma dai, oggi così, se vi va.
A dire il vero i Pooh non erano in cima alle preferenze di noialtri, cioè Piccola Katy o Tanta voglia di lei (il mio amore è liiii, si potrebbe svegliare…) si ascoltavano. Un po’ perché le radio le passavano e anche perché dentro improbabili salotti di casa col divano spinto di lato ci si avventurava in performance danzerine che my god. In questo non l’avere al tempo iPhone a registrare abbigliamento e capigliature ci preserva da ironia e disprezzo di figli e nipoti.
Allora, i quattro dei Pooh, dicevo, non erano in cima alle nostre preferenze. Godeva più consenso l’onda cantautorale nelle varie scuole, la genovese e Guccini che con l’Avvelenata ci introdusse alla prima invettiva versus lo stupido mondo adulto.
A metà decennio un paio di avanguardiste amiche mie decisero di sposare testi e musica di un giovane talento siciliano, e così mi ritrovai ad ascoltare uno sconosciuto (all’epoca) cantare “l’esotomia l’IBM-azione de cloro de fenilchetone essedi-etilizzazione han dato vita alla programmazione” boh insomma una roba del genere.
Però i Pooh restavano sullo sfondo. Noi si andava al Ricreatorio comunale, era il Giglio Padovan (ma questi dettagli sono solo per Giuliano Pagnut e pochi istruiti sulla toponomastica triestina) quindi stava dietro il cinema Cristallo (oggi sede de La Contrada e titolato al grande Orazio Bobbio).
Ecco lì vennero i Pooh per due concerti, come si usava al tempo, uno il pomeriggio, l’altro serale, e ricordo un camion enorme col logo del “complesso” e tutte le scritte a penna e pennarello delle giovanissime fan incise sulla tela del furgonato giurare amore eterno e Red, Dodi, Roby, Stefano.
Di lì a poco ci saremmo riempiti l’animo e le orecchie di Ivan della Mea, Paolo Pietrangeli, e lassù in triveneto l’infinito Gualtiero Bertelli. Ah, e pure Claudio Lolli.
Intanto i Pooh proseguivano la loro strada. Anni e anni di canzoni e tournée, poi, credo fosse il ‘90, vinsero Sanremo con un brano che Facchinetti doveva davvero sfruttare le corde vocali oltre l’umano (ma l’avete mai vista la gag coi quattro di quel genio di Max Tortora?).
Bene, anni e anni così, e poi una sera sono andato a Linea Notte su Rai 3 e tra gli ospiti c’era pure un gradevolissimo Riccardo Fogli, appena rientrato nella formazione. Alla fine mi fece dono del suo libro che custodisco con cura. E con loro Riccardo Fogli ha partecipato al tour di congedo.
Vabbè, ora per questo maledetto virus se ne è andato Stefano D’Orazio, lo storico batterista della band e leggerlo, al netto del cordoglio e della pietà, ti riporta a un’onda di pensieri, istanti, gite sul pullman, immagini della tivù. E a quel camion enorme a occupare tutta Via Limitanea dove un pomeriggio hai pensato che altro che Beatles e Rolling Stones: tu dietro al muro del ricreatorio avevi i Pooh.
Che la terra gli sia….
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