Lassù al confine il Comune quest’anno ha deciso di anticipare le luminarie natalizie, quindi la Piazza (la più grande d’Europa con un versante a mare, ma questo credo lo sappiate già) è costellata ai lati da abeti fluorescenti alti sette metri destinati a condire jingle benedetti sino all’Epifania.
La prima volta che George Bernard Shaw sbarcò a Manhattan e la vide tutta illuminata con quella intermittenza da Luna Park se ne uscì con un commento formidabile, disse, “dev’essere bello per chi non sa leggere”. Ora, non so bene la ragione che induce, non da adesso, all’anticipo dei riti di fine anno. Se la memoria non tradisce a me pare che si andava a comperare l’albero (vero, non di plastica, non eravamo granché istruiti in termini ecologici) l’8 dicembre (l’Immacolata), lo si caricava sul portapacchi della 850 mentre una busta si riempiva di qualche pezzo di muschio fresco. Il che, capite bene, faceva Festività a partire dal profumo boschivo. Da lì a seguire l’allestimento con luci, palle, neve finta, statuine, stagnola per il fiume (all’epoca credo che solo il piccolo Trump, si fa per dire, disponesse in casa del dispositivo con la finta fontana alimentata ad acqua).
Il punto è che il timing (scrivo così per dare un tono al discorso) conteneva in sé una quota dell’evento. Cioè, se ci avessero portato a comperare l’albero il sette novembre con ogni probabilità avremmo scombussolato i bioritmi dell’infanzia. Insomma, era troppo in anticipo, non funzionava, e anche i canti rituali e i profumi della Festa ne avrebbero risentito. Un po’ come vedere alla tivù le immagini del Natale a Melbourne con quelli in maniche corte attorno al barbecue o in spiaggia, ma che si fa così!
Tutto questo per dire, ma non chiedetemi il balzo logico perché io so che c’è e basta questo, che immersi come siamo in questo benedetto braccio di ferro col virus leggo, e non solo, delle Rsa di nuovo a rischio, e chiuse alle visite per la giusta cautela e protezione degli ospiti e di chi vi lavora. Io lo capisco, credetemi, come so che lo capite voi. È solo che in questo strano tempo scoprire che Stille Nacht si anticipa di un mese abbondante e che i vecchi finiscono “reclusi” senza neanche l’ora settimanale di colloquio che ti fanno vedere nelle carceri dei film americani, ecco, questa inversione di calendari e abitudini qualche timido effetto lo produce.
E allora, in questa domenica di novembre, tra l’autunno che c’è e l’inverno che sta lì, il pensiero (banale) è stringere i denti, aiutare chi deve decidere a farlo nel bene (governo regioni sindaci), se serve alzare lo sguardo su chi ci sta vicino e chiede una mano, e sperare che tutto il peggio passi alla svelta.
Perché una cosa l’abbiamo capita, che poco altro nella vita ci è più dolce di una sana, noiosa, ripetitiva, normalità. E siccome a noi il Natale come Dio comanda l’infanzia ce lo ha garantito, proviamo a fare tutto quanto è in nostro potere (comprese mascherine distanze…) per tentare di dar lo stesso pacchetto dono all’infanzia di adesso. Dovessimo farcela, per loro sarà un gran bel regalo.


