I giorni bugiardi del Recovery e della politica che “riapre”

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
I giorni bugiardi del Recovery e della politica che “riapre”
Paradossale no? La famosa “riapertura” richiesta a gran voce e da sempre (anche quando un anno fa stavamo entrando nel tunnel, non uscendone) coincide con una rinnovata richiesta di “chiusura” verso i flussi immigratori. Bentornata “normalità”, quella tanto invocata in questi mesi di distanziamento. Archiviato per lo più il Covid (nonostante vi siano solo 18 milioni di primi vaccinati), ristabilite le vecchie regole di ingaggio (quelle per cui la destra fa la destra, altro che unità nazionale), si torna all’antico, diciamo alla fase pre-Milano Marittima, ma con molti, ma molti miliardi di euro di denaro pubblico in circolazione alla mercé dei pirati.
Se il Covid ha portato una novità vera, è stata proprio questa. L’intera classe dirigente, l’intera élite si è mobilitata a caccia dei soldi pubblici. Ci sono personaggi infimi che brigano nell’ombra e in certi non-luoghi a questo scopo. Si sono mobilitate energie in sovrappiù, non per contrastare ancor meglio il Covid, ma solo per arraffare risorse europee e distribuirle (in una misura che non capiremo mai) direttamente alle imprese (che hanno comprato giornali e speso soldi allo scopo di disinformare, mica possiamo deluderle).
La tremenda “normalità” bussa, insomma, alla porta come il destino di Beethoven, e presenta il conto, perché nessun pranzo di gala è gratis, tanto meno le pandemie. Coloro che pagheranno saranno, ovviamente, sempre gli stessi. E si tornerà, insomma, all’antico (con Salvini e la destra sugli scudi), ma sarà un antico percorso da una voracità senza fine, quella di Lor Signori verso i nostri soldi. Tutto cambia perché nulla cambi: faremo finta di investire su sanità, scuola e trasporti, ma non ci faremo mancare bonus, superbonus ed ecobonus, avremo più detrazioni, più sgravi, più agevolazioni sulle procedure (il famoso click) e ci saranno, ovviamente, meno controlli (pardon, meno burocrazia).
Pessimista, fatalista? No, sono entusiasta e disincantato nello stesso tempo. Entusiasta del lavoro e del sacrificio di tanti italiani (quelli che hanno lottato in corsia, presidiato le aule scolastiche, svolto lavori umili ma essenziali per la comunità) – disincantato perché so che pagheranno il debito sempre gli stessi, quelli che le tasse già le pagavano, quelli a cui probabilmente non traboccherà nulla di nulla, quelli che, fatta una settimana di mare, da settembre si alzeranno di nuovo alle 6, torneranno in fila sulle tangenziali, prenderanno uno stipendio da fame a fine mese, e poi dovranno pure sorbirsi la propaganda di coloro che vorrebbero convincerli che Cristo è morto di freddo. D’altronde, quale stampa, quale tv, quale social, di questi tempi è pronto a dire che fu la croce, solo la croce a portarselo via? Nessuno o pochi. Viviamo giorni bugiardi, scriveva Chiara. E aveva ragione da vendere.
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