Gianni Cuperlo: “Il “nuovo” Salvini, pifferaio magico o federatore della destra responsabile?”

per mafalda conti
Autore originale del testo: Gianni Cuperlo
Peccherò d’ingenuità, ma le parole del leader della Lega, Matteo Salvini, nell’intervista rilasciata stamane al Corriere della Sera, chiedono di esser valutate seriamente e attraverso due lenti.
La prima riguarda il merito: le cose che propone a partire dalla sorpresa di un’apertura sul fronte caldo del prolungamento del bocco dei licenziamenti per l’industria e le costruzioni.
La seconda, più politica, riguarda la candidatura che implicitamente viene avanzata nel colloquio a farsi, egli medesimo, federatore della destra italiana nella prospettiva di future elezioni.
Sul merito penso sia giusto andare a vedere se la mossa è pura tattica o risponde a una intenzione reale. Forse conviene ricordare che al consiglio dei ministri dove Andrea Orlando ha avanzato quella proposta (un tempo cuscinetto per evitare che centinaia di migliaia di lavoratori si trovino in mezzo alla strada) nessuno si era opposto, salvo apprendere due giorni dopo e tramite giornali e tivù della dissociazione di una sottosegretaria leghista.
Allora, legittimo chiedere e chiedersi quale sia la vera posizione della Lega perché se fosse quella espressa oggi dal suo leader sarebbe buona cosa riconoscere il passo avanti.
Tanto più che, sempre a parole s’intende, nell’intervista si fa cenno alla necessità di far pagare ai giganti dell’e-commerce e della Rete tasse adeguate.
E anche su questo i fatti parlano chiaro: con gruppi e multinazionali che fanno enormi profitti e versano imposte per meno del 3 per cento dei loro fatturati.
Per farsi un’idea, nel 2019 Netflix ha pagato in Italia tasse e imposte per 6 mila euro (meno di moltissimi lavoratori); Amazon ha pagato meno di 11 milioni a fronte di un fatturato di 1 miliardo (sempre nel 2019), e ancora Microsoft 16 milioni, Google 6, E-Bay 145 mila euro.
In totale i primi 4-5 gruppi Big tech hanno fatturato in Italia nel 2019, 3 miliardi e 300 milioni di euro e pagato tasse e imposte per meno di 70 milioni.
Sul fronte politico – Salvini come federatore della destra – inutile cercare di orientarsi in casa d’altri: certo colpisce l’appello a limitare altre frammentazioni di quel loro campo (da ultimo con la nascita di un nuovo gruppo parlamentare che fa capo al presidente della Liguria e al sindaco di Venezia).
Forse il leader leghista ha preso atto che deve scegliere che fare (e che parte assumere): se inseguire Fratelli d’Italia sulla linea di una opposizione a tutto campo (ma non è granché facile se si sta con un piede nel governo) o proporsi come artefice di una unità della destra accreditandosi come esponente di una politica responsabile verso il futuro economico del paese (e implicitamente lasciando all’altra forza che nei sondaggi lo incalza da vicino il ruolo di guastatrice).
Tutto ciò, però, e veniamo alla parte di qua, dovrebbe imprimere al Pd una spinta ancora maggiore a far sua (cioè nostra) una lettura autonoma delle priorità sul fronte sociale e delle riforme compatibili (dunque realizzabili) da questa maggioranza e da questo governo.
Ma su questo tanto si è detto e scritto (anche qui sopra) e in ogni caso sarà bene tornare a breve con una riflessione dedicata.
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