Autore originale del testo: Fausto Anderlini
Apprendisti stregoni
Dunque, come si sapeva Draghi vorrebbe approdare al colle. Di trascorrere un altro anno a barcamenarsi nell’indecisione, in faticose mediazioni, muovendosi fra i veti incrociati di partiti intenti a una campagna elettorale senza esclusione di colpi, perdendo con ciò l’unico treno a cadenza settennale, lasciandosi sfuggire l’ambito incarico, non vuol saperne. Del resto è un illuminato del Tesoro, non un santo, nè un leader di partito, e neppure un navigato uomo di governo.
Una ascesa tutt’altro che scontata. Sicchè è probabile il rischio che la ‘migliore risorsa’ del paese vada sprecata in entrambi i ruoli. Che al Colle salga qualcun’altro, magari Berlusconi, e che il governo cada comunque, precipitando il paese alle urne. In piena pandemia e con il Prr in mezzo al guado.
Al di là della gestione dell’emergenza sanitaria, che segue binari quasi obbligati, il governo di ‘larghe intese’ politiche non maturate attraverso compromessi bilaterali, ma imposte per impulso della Presidenza rivela tutti i suoi limiti e i pericoli a cui è esposto.
I puristi con pretesa di sinistrismo invasati contro il trasformismo, gli scribi e i mercuriali dei giornaletti illuminati, i laudatores della grandeur strategica di Renzi, capace con una sola mossa di avviare una totale riconversione del sistema politico, e della grandeur tecnico-carismatica di Draghi…..un branco di coglioni e di apprendisti stregoni…..
Come inevitabile è presto scattato il contrappasso. Come si vede bene nello sgomento criticismo che ha preso i laudatores. Tanto Draghi è stato elevato sugli scudi e celebrato in un’aura di inattingibile grandezza, tanto adesso appare incerto, titubante, claudicante in un labirinto di cui ha perso il filo. Anche lui logoro, spompo, restituito alla sua vanità invece che al supremo bene comune. In rapidissima obsolescenza.
Una possibile tempesta perfetta a consuntivo dell’incontro della libido pecuniaria dell’establishment timoroso di non potere guidare il Recovery Plan, dell’ossessione distruttiva di un pirata politico alla deriva con la sua marmaglia, e della tentazione interventista della Presidenza, incline all’imitazione di Napolitano pur non avendone la stoffa. Una mossa incauta, avventurista.
Perchè resto convinto che se Mattarella non avesse giocato a carte coperte (col jolly di Draghi nella manica) sicuramente il Conte 2 quei sei maledetti senatori li avrebbe trovati, eccome, e non sarebbe caduto sotto la lama del sicario. E Draghi, l’uomo più autorevole della Repubblica sarebbe oggi issato al Colle senza tanti problemi, incorrotto, nuovo di zecca nel conclamato splendore della seniority.., in una aureola di luce vetusta e con l’inno alla gioia irrorato nell’italico aere. Adesso invece non resta che assegnarsi al caso, a un colpo di Stato, a un colpo di culo.


