Se Draghi salisse sul colle più alto, un suo clone potrebbe insediarsi a Palazzo Chigi

per Alessandro Rossi
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Se
Se, oggi, in questo Paese la democrazia rappresentativa fosse davvero operativa, probabilmente avrebbe anche un senso stilare rose di nomi per il Quirinale e giocare al toto-elezioni. Una rosa è una rosa è una rosa. Ma oggi il giardino è spoglio, i fiori avvizziti, il giardiniere è preoccupato d’altro. Personalmente, nel presente stato d’eccezione, vedo Draghi favoritissimo per il Colle più alto e non vedo nemmeno il rischio di elezioni anticipate, agitate da taluni come spauracchio. Credete che Draghi Presidente, nel pieno dei giochi per la spartizione del PNRR, possa davvero sciogliere le Camere, mettendo a rischio l’assegnazione dei fondi? Io penso di no. Nemmeno lui è onnipotente, anzi. Sarò cieco. Ma se è vero che il PNRR ci ha spinti al limite di una democrazia sospesa, almeno sinché i conti di cassa non si chiuderanno nella soddisfazione generale, è altrettanto vero che il Presidente sarà espresso da questo contesto eccezionale, piuttosto che dalle mere vicende elettorali delle due Camere riunite. A quel punto a Palazzo Chigi potrebbe insediarsi un clone di Draghi, un suo collaboratore, un uomo di fiducia del mondo delle imprese, un tecnico con tanto di maxicurriculum, un draghiano convinto, uno che deve completare l’opera sino al saldo finale dei conti e poi amen, riprendetevi il gioco democratico, le “risse tra i partiti”, le “Aule sorde e grigie”, e chi s’è visto s’è visto.
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