Gianni Cuperlo: “25 anni che i Jalisse tentano di andare al festival di Sanremo e vengono respinti. So cosa vuol dire. È esattamente la mia storia con la segreteria del partito!”
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Da fanpage.it
LA VITTORIA DEI JALISSE A SANREMO
Amadeus ha annunciato i nomi dei 22 Big che parteciperanno al Festival di Sanremo 2022 e anche quest’anno non c’è il nome dei Jalisse. Fiumi di parole compie 25 anni proprio nel 2022 e sarebbe stato simbolico avere proprio il duo composto da Fabio Ricci e Alessandra Drusian in gara tra i Big. Così non è stato e un’onda di affetto è arrivata a stringersi attorno alla band che, in questa intervista a Fanpage.it, chiarisce: “Non possiamo avercela con Amadeus perché in tutti questi anni sono tanti i direttori e i conduttori che si sono avvicendati. Noi vorremmo solo una risposta, perché ogni anno c’è il tormentone “dove sono i Jalisse? dove sono i Jalisse?”, noi siamo sempre stati qua, non siamo spariti. E ogni anno proponiamo la nostra canzone”.
Fabio: È molto curioso. Presentare un brano all’anno, dal 1998 a oggi, fa riflettere: son tanti brani, tante pelli diverse. In 24 anni cambia tutto, ci si sposa, nascono figli, si cambia lavoro. È una vita. E allora, sì, noi una domanda ce la poniamo: abbiamo rappresentato la canzone italiana all’Eurovision Song Contest, dove siamo arrivati quarti e allora cos’è quella cosa che blocca i Jalisse al Festival di Sanremo? Ventiquattro pezzi diversi abbiamo presentato: sò tutti brutti?
Alessandra: È una questione politica? Oddio, sarà che mangiamo il radicchio e che l’altra politica, più centrista, va per la carbonara?
Intanto, il prossimo anno si festeggiano i 25 anni dalla vittoria di “Fiumi di parole”.
LA LETTERA DI MATTARELLA AI JALISSE
Fabio: La cosa strana è che poi, durante Sanremo, si parla sempre dei Jalisse. L’anno scorso c’erano Fedez e Francesca Michielin che hanno fatto la cover di “Fiumi di parole”, qualche anno fa c’è stata Paola Cortellesi con Antonio Albanese (Sanremo 2017, ndr). Noi abbiamo i pezzi fino al 2030, basta scegliergli. Però, io vorrei che ci fosse una motivazione. Quando mandiamo il materiale, è come se non esistessimo. Siamo da non considerare.
Alessandra: Poi non siamo solo quelli di “Fiumi di parole”. Siamo quelli di tanti progetti che purtroppo non hanno avuto la stessa visibilità di “Fiumi di parole”. Noi non ce l’abbiamo con Amadeus, perché in tutti questi anni sono tanti i direttori e i conduttori che si sono avvicendati. Noi vorremmo solo una risposta, perché ogni anno c’è il tormentone “dove sono i Jalisse? dove sono i Jalisse?”, noi siamo sempre stati qua, non siamo spariti.
I Jalisse si sono sempre presentati come etichetta indipendente?
Fabio: Siamo nati indipendenti. Io e Alessandra abbiamo aperto la nostra piccola casa discografica nel 1992, quando le major non erano interessate. Abbiamo vinto e sono venuti tutti a bussare alla nostra porta, noi però abbiamo sempre voluto mantenere il nostro profilo indipendente e anche quest’anno è stato così. Non voglio pensare però che sia per questo, perché ci sono sempre molte etichette indipendenti alle quali viene dato spazio.
Cosa ne pensate del cast di Sanremo 2022?
Alessandra: Molti nomi non li conosciamo, ma siamo felici della presenza di Massimo Ranieri, Iva Zanicchi e Gianni Morandi. Un vero colpaccio. Anche la presenza di Donatella Rettore. Diciamo che noi siamo un po’ tradizionalisti, ci acchiappano di più questi nomi che sono la tradizione della musica italiana, ma ben vengano i giovani.
Il brano che avete presentato e che è stato scartato si chiama “È proprio questo quello che ci manca”. Quando sarà disponibile?
Fabio: Stiamo lavorando sulla produzione finale. Abbiamo pubblicato già il testo e speriamo entro Natale di pubblicare anche il pezzo.
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DOPO USTICA, L’ALTRO MISTERO D’ITALIA RESTANO I JALISSE ESCLUSI PER 25 ANNI DA SANREMO
C’è un complotto contro i Jalisse? Sono 25 anni che vengono sistematicamente esclusi da Sanremo. La colpa è dei testi (non memorabili), delle melodie (in linea con la media sanremese), del nome Jalisse (ma che vor dì)?
FESTIVAL DI SANREMO 1997 – LA VITTORIA DEI JALISSE
Dopo Ustica, l’altro mistero d’Italia restano loro, come sottolineò Aldo Grasso. Nel ’97 vinsero il festival con Fiumi di parole. la scelta di canzoni e cantanti fu di una Commissione formata da Pino Donaggio, Giorgio Moroder e Carla Vistarini. Loro superarono decine di selezioni e alla fine ottennero una “carrettata di voti”.
Marino Bartoletti nel suo “Almanacco del festival di Sanremo” scrive: “E’ chiaro che l’anatema Jalisse (in fondo immeritato perché gli interpreti erano bravi e la loro canzone decorosissima) segnò l’edizione del Festival ‘97 (…) Il vero problema dei vincitori fu che tra le canzoni sconfitte ce ne fu una che sarebbe passata alla storia: “E dimmi che non vuoi morire”. Un trittico micidiale: Vasco Rossi e Gaetano Curreri come autori, Patty Pravo come interprete…”
LA VITTORIA DEI JALISSE A SANREMO
Antonio Ricci, nella prefazione del libro “Vox populi” di Gigi Vesigna, individua con i Jalisse uno spartiacque nella storia del Festivalone: “Sanremo si divide in A.J. e P.J., Ante Jalisse e Post Jalisse. Il Sanremo prima di loro era torbido e effervescente. Vincere era importantissimo, si vendevano dischi e partivano tournee per tutta l’Italia, feste patronali comprese. Il Sanremo dopo i Jalisse non fu più lo stesso. I vincitori di quell’anno, invece di essere lanciati verso un radioso futuro, evaporarono. Da allora vincere Sanremo non fu più importante. Dopo due mesi il cantante vincitore viene dimenticato. La manifestazione si è trasformata da gara canora a trasmissione televisiva. Ora conta chi la presenta e che ospiti riesce a convocare…”
Fabio Ricci, produttore indipendente dei Jalisse e componente con Alessandra Drusian del mitologico duo, rivela a Dagospia tutto il suo stupore: “Sono 25 anni che ci chiediamo il motivo dell’esclusione”. Pagate il fatto di avere un’etichetta indipendente nel periodo della tirannia delle major? “Non riusciamo a capirlo. Siamo piccoli artigiani della musica. Questa mancanza di considerazione ci fa riflettere”. Amadeus? “Non ce l’abbiamo con lui, un piatto di pasta lo mangiamo lo stesso”. Festeggiate le nozze d’argento con i niet di Sanremo, è il momento di voltare pagina? “Assolutamente no, abbiamo già pronto il pezzo per il prossimo anno”
LA LETTERA DI MATTARELLA AI JALISSE
JALISSE 2
Michela Tamburrino per “la Stampa”
FESTIVAL DI SANREMO 1997 – LA VITTORIA DEI JALISSE
Piero Chiambretti parla del Festival di Sanremo e nella sua voce appare il luccichio degli occhi. Pare faccia questo effetto a chi lo ha praticato e lui ne è stato parte per tre volte. La più significativa, creata a immagine e somiglianza autoriale da Chiambretti stesso, è l’edizione 1997, vinta dai Jalisse un attimo prima di sparire.
Chiambretti, che ricordi ha di allora?
«Di quel Sanremo ricordo ogni dettaglio. Fu meraviglioso, si combinarono l’utile e il dilettevole, sul palco dell’Ariston m’ innamorai di una violinista dell’orchestra, e funzionò a pieno la sit-com che avevo creato con Mike Bongiorno padre, Valeria Marini la sposa promessa e io il figlio che come un angelo pendeva dal cielo in forma metafisica. Un paradosso per chiamarmi fuori dalla messa cantata sanremese».
Che Rai era quella che faceva il Festival?
«Una Rai che produceva in toto la manifestazione, che sceglieva conduttori e artisti. Era un festival importante dopo anni di egemonia del grande Pippo Baudo. Fui invitato a condurlo con Raffaella Carrà che all’epoca rinunciò per poi accettare l’edizione 2001 dove poi arrivai anch’ io come guastatore».
Invece nel 1997?
«Non mi sentivo pronto ad ereditare una manifestazione orfana di Pippo. Allora pensai che l’unico a poter colmare quell’assenza fosse Mike Bongiorno che arrivò come un bambino felice. La Marini in quel momento era la soubrette per eccellenza capace di racchiudere nel suo capace corpo la bruna e la bionda di baudiana memoria».
FESTIVAL DI SANREMO 1997 – MIKE BONGIORNO – VALERIA MARINI – PIERO CHIAMBRETTI
Quale fu la sua canzone preferita?
«Era di Vasco Rossi e la cantava Patty Pravo, E dimmi che non vuoi morire, vinse il premio della critica, un brano bandiera capace di suggellare un festival perfetto per ascolti, tra i più alti della storia sanremese».
Invece vinsero i Jalisse…
«Vinsero inaspettatamente per un incrocio di voti arrivati da varie giurie. Io ero nel retropalco con Mike e rimanemmo sorpresi. Oggi farebbero più strada, allora subirono l’handicap della loro immagine, insufficiente ad arrivare a un pubblico non giovane. La loro canzone, Fiumi di parole, non era né brutta e né bella ma fu crocifissa per vent’ anni. Nel giorno della loro vittoria si compì la loro fine mediatica. Hanno pagato uno scotto incomprensibile. A me sono simpatici e mi è dispiaciuto».
Da poco è in libreria una sua autobiografia Chiambretti, nella quale racconta anche dei suoi Festival. Oggi che conduzione adotterebbe e le andrebbe di condurlo ancora?
«Mi piace la direzione scelta, guardare ai giovani, ai talent, a presenze provocatorie che rappresentano diverse identità, più qualche evergreen per soddisfare quelli d’età. Pippo Baudo era un purista e nel 2008 pagò il fatto di non aver guardato ai nuovi bacini di talenti. Sanremo è una scommessa che qualsiasi autore prenderebbe in esame. Nella mia vita mi sono tolto la soddisfazione per tre volte più due dopo festival. Ci posso stare».
LA LETTERA DI MATTARELLA AI JALISSE
Senza Fiorello, che cosa aspetta Amadeus quest’ anno?
«Ma siamo sicuri? Io penso che alla fine Fiorello ci sarà e che non lascerà Amadeus da solo. È una tecnica già utilizzata quella del non vado per poi andare. Altrimenti, a rimetterci sarebbe soprattutto Amadeus».





