Partiamo dal ricordare in sintesi cos’è la terra promessa: -E l’Eterno disse ad Abramo: “Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro, e vi saranno schiavi, e saranno oppressi per quattrocento anni; ma io giudicherò la gente di cui saranno stati servi; e, dopo questo, se ne partiranno con grandi ricchezze. E tu te n’andrai in pace ai tuoi padri, e sarai sepolto dopo una prospera vecchiezza. E alla quarta generazione essi torneranno qua; perché l’iniquità degli Amorei non é giunta finora al colmo”. Or come il sole si fu coricato e venne la notte scura, ecco una fornace fumante ed una fiamma di fuoco passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno l’Eterno fece patto con Abramo, dicendo: “Io do alla tua progenie questo paese, dal fiume d’Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate; i Kenei, i Kenizei, i Kadmonei, gli Hittei, i Ferezei, i Refei, gli Amorei, i Cananei, i Ghirgasei e i Gebusei”. -(Genesi 15:13-21 ). In questi versetti della Genesi si fa per la prima volta riferimento alla terra promessa, senza darle ancora un nome ( verrà poi chiamata come terra di Canaan solamente successivamente in Numeri-34 ) e dando delle coordinate precise solo in parte. La terra promessa diventa così il punto di arrivo di un popolo intero, il loro rifugio in cui saranno protetti dalla divinità che gli ha promesso tutto questo, dicendogli semplicemente di aspettare e di sopportare le ingiustizie del popolo che li schiavizzerà. Questa condizione, come ormai sappiamo, si ripeterà più volte nella storia, e manterrà questa speranza viva nei secoli, facendola diventare un’utopia ancora non completamente raggiunta, almeno geograficamente e politicamente.
Se geograficamente la terra di Canaan può sembrare un traguardo raggiungibile, impossibile è invece l’arrivo nella terra in cui scorrono latte e miele ( altra definizione con cui viene definita la terra promessa nell’Esodo ), poiché è una condizione che esiste solamente nei miti, quello dell’età dell’oro in primis, o, se la si vuole guardare religiosamente, solamente in un paradiso terrestre, cosa che ad oggi la terra di Canaan non è di sicuro. Questa considerazione ci fa imbattere in una contraddizione: se un luogo del genere sulla terra non esiste, come può Dio fare una promessa che non è mantenibile? Ancora oggi la terra di Canaan di fatto non sussiste, è frammentata tra più paesi e soprattutto tra più guerre, rendendo la sua definizione di terra paradisiaca più che utopica quasi sarcastica. Bisogna quindi prendere questa definizione in modo allegorico? Sicuramente, come la maggior parte della Bibbia va effettivamente letta, ma allora perché la terra, intesa come stato politico e geografico, è specificata così chiaramente nei suoi confini? I tempi sono cambiati, la società umana di fatto nasce tra i fiumi che sono stati citati come i confini di questo stato utopico, che dunque erano come paradiso per la specie umana, il clima era più favorevole ( l’Egitto in epoca romana era il “ granaio del mondo “ ) la società differente come i suoi bisogni; per fare un esempio oggi in Palestina si combatte anche per avere uno sbocco su una qualunque risorsa idrica mentre nei tempi antichi i fiumi bastavano, dando spazio alla nascita di più di una popolazione lungo le loro rive. Si è quindi impossibilitati a raggiungere questa landa perfetta per limiti di tempo e non di spazio. La terra promessa è diventata un mito col tempo, se nel passato si poteva vedere questa terra come vera, adesso la si può solo immaginare, perdendosi nelle parole di quei versetti che vanno capite ed elaborate in base al tempo in cui si leggono. Oramai questa è un’utopia non concretizzabile .
Utopie nel mondo antico: La terra promessa
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