PRESIDENZIALISMO DI FATTO E FORMALE

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Pino Coluccia

PRESIDENZIALISMO DI FATTO E FORMALE.
Ci si allarma ipocritamente del possibile avvento di un Presidenzialismo, quello proposto in questa campagna elettorale dalla Destra. Ci sarebbe semmai da intendersi su che tipo di Presidenzialismo, dal momento che già in molti Paesi occidentali esistono e sono considerati culle delle Democrazie e per questo considerati modelli esportabili, come quello degli USA o della Francia, con due Presidenti dello Stato direttamente eletti dal popolo, così come elette dal popolo lo sono le rispettive assemblee rappresentative e legislative, il Congresso negli USA e la Chambre Legislative in Francia. Ma di fatto, un Presidenzialismo mascherato sta già governando da tempo l’Italia, dalla fine della cosiddetta prima Repubblica, quella più aderente al modello di partecipazione democratica disegnato dalla Costituzione, basato sui grandi partiti di massa, profondamente radicati nella società, nella storia e cultura popolare, che davano vitalità, forza e credibilità alle istituzioni democratico rappresentative, come il Parlamento e lo stesso Governo da esso costituito e fiduciato. Caduto quel sistema, le cosiddette Repubbliche che si sono succedute hanno modificato il rapporto tra esecutivo (Governo) e legislativo (Parlamento) a vantaggio del primo, con Primi ministri che si consideravano dei veri e propri Premier, per altro legittimati ipocritamente da leggi elettorali maggioritarie che fingevano di eleggere sia la maggioranza sia il Premier e dove il Parlamento, perdendo a mano a mano un contatto politicamente ampio, attivo e propositivo con la società, diveniva preda di partiti personali o di movimenti populisti e protestatari che rinunciando alla politica, rifiutandola come forma di governo responsabile, ne svilivano la funzione Costituzionale. Varianti di questo tipo di governi del Presidente si devono considerare anche i cosiddetti governi dei “tecnici” o quelli cosiddetti di “grande coalitione” o di concordia nazionale o di unità nazionale o di emergenza pandemica o per guerra. Del resto anche le forme di legislazione hanno subito delle devianze, con la prevalenza della decretazione di governo, fiduce di governo, fino all’uso eccessivo dei referendum od anche su di un ruolo eccessivo del Presidente della Repubblica sul ruolo del governo stesso. L’ultimo di questi Governi autoreferenziali e con forti venature autocrate è stato il governo Draghi, assunto come governo dei tecnici, governo dei migliori e con un primo ministro, Draghi per l’appunto come il deux machina con la sua Agenda da Salvatore Patriae. Quindi di fatto, già operiamo in regimi a “democrazia ridotta” (da qui il forte astensionismo e la prevalenza della Destra) ormai da anni, da quando è iniziato negli anni ’80, il ciclo liberista dell’economia, tuttora egemone. Oggi c’è chi proponendolo dice di passare da una situazione di Fatto, cioè esistente materialmente, ad una Formale (mi sovviene il mio esame di Diritto pubblico preparato sul Costantino Mortati docet: Costituzione materiale e Costituzione formale). Contrapporsi a questa prospettiva senza una analisi attenta a ciò che è successo in questi anni e attenta ai rapporti di forza che si sono determinati nella struttura sociale e nella sovrastruttura politica e culturale, dall’egemonia dell’economia liberista, dall’escaletion militare della competizione imperiale e dalla disgregazione sociale, diventa una inutile e arrendevole performance propagandistica ed elettoralistica.

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