Il disagio sociale e lo spin delle classi dirigenti

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il disagio sociale e lo spin delle classi dirigenti
Avrete senz’altro notato come sulla campagna elettorale incomba uno spin che nemmeno Federer. La guerra è scomparsa, non è tema da evocare. Incute depressione e rigetto della politica, quindi meglio velarla. Morti, sofferenza, popolazioni prostrate sotto la sferza dei governi: tutto ciò colpisce l’opinione pubblica e mantiene alto lo spirito critico, in un momento in cui serve invece un’opinione pubblica morbida e quiescente. Anche l’agenda Draghi, massimo oggetto del desiderio (o del rigetto) della contesa politica, si è dissipata, è come scomparsa nel nulla. Draghi stesso l’ha ridotta a metodo, a credibilità: una petecchia insomma. E il tema energetico? Il gas razionato? L’Apocalisse autunnale dei riscaldamenti spenti? Niente, finito tutto.
Lo spin ha virato verso il presidenzialismo (tema con cui gettare un po’ di scompiglio politico-mediatico alla rinfusa) ma soprattutto verso il salario minimo, il lavoro e i temi sociali in genere. A dimostrazione che questo preoccupa davvero i cittadini, che questa è la realtà, ben più che le menate del tecnocrate di turno elevato a divinità. Aveva ragione, dunque, chi ha sollevato per tempo il tema della crisi sociale, se è vero che il tavolo del draghismo è stato di colpo rovesciato ed è partito lo spin sociale. Detto questo non temete. È solo campagna elettorale, al termine della quale, quando i cittadini non avranno più voce, si tornerà alla pura chiacchiera mediatica, e magari alla ricerca pratica di un Draghi II o giù di lì.
In questa fase non ci si può chiudere nei consessi paludati di ceto politico e classe dirigente, perché le urne spingono a considerare le condizioni del popolo almeno sinché vota, e si deve per forza prestare ascolto al disagio, alla precarietà, a quelle che una volta erano le figure sociali di riferimento e oggi non più. Poi, di colpo, quasi a prescindere dall’esito del voto, tornerà a galla l’agenda perduta, che, come la lettera rubata, era sempre stata lì, e solo lo spin l’aveva nascosta alla vista. E ricomincerà la solfa delle classi dirigenti. La solita, quella di sempre.
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