SOTTO I PIEDI LA LUNA

per Filoteo Nicolini

SOTTO I PIEDI LA LUNA

Nell’Apocalisse di Giovanni c’è una meravigliosa immagine che presenta la donna vestita di Sole, con in grembo un bambino, il figlio dell’uomo, colui che nasce nella libertà. In questa immagine un elemento importantissimo è il fatto che la donna ha la Luna sotto i piedi con la Terra. Abbiamo avuto tante altre raffigurazioni della Madonna con il bimbo in grembo in forma di quadri e statue votive nelle Chiese, ma spesso non è più possibile rintracciare la Luna sotto i piedi. Scomparsa. Come mai la Luna sotto i piedi non c’è più? In tante raffigurazioni della Madonna spesso ci sono anche i dodici segni zodiacali, ma manca la Luna sotto i piedi.

Per l’antroposofia il significato della visione dell’iniziato Giovanni appare chiaro, considerato il succedersi delle epoche evolutive che portarono alla attuale Terra dopo la separazione dalla Luna. Parlare di epoche evolutive può risultare comprensibile con la seguente metafora.

Dopo la nascita, noi percorriamo diverse tappe, dall’allattamento all’infanzia fino all’età adulta, e questa può spiegarci ciò che succede all’Umanità nel suo insieme. Essa evolve attraverso varie tappe spirituali fino ad arrivare allo stato attuale. Per i mezzi della chiaroveggenza si osservano tre tappe principali prima della formazione della Terra e prima che la nostra dimora divenga il palco dell’evoluzione. Prima di divenire propriamente Terra, eravamo nella fase Luna, prima ancora nella fase Sole ed all’inizio nella fase Saturno, secondo le denominazioni dell’occultismo. Ci restano ancora da percorrere altre tre fasi nel futuro.

Potremmo immaginare l’antica Luna “mescolando” idealmente insieme la Terra presente e la Luna; questo ci permetterebbe di formarci un’idea del modo in cui si era costituita l’antica Luna da cui deriviamo. Sia fisicamente che spiritualmente la Luna attuale è molto al di sotto della Terra per quanto riguarda la sua qualità spirituale, e la Terra si separò dalla Luna solo perché aveva bisogno di  condizioni di vita adatte agli Esseri che vivevano su di essa.

La Luna è l’elemento morto, minerale, rappresenta il fondamento materiale della Natura. La Terra si doveva sviluppare oltre lo stadio raggiunto durante l’esistenza della Luna perchè potesse individualizzarsi l’essere umano e raggiungere l’Io.

Che rappresentano allora i piedi? I piedi simboleggiano gli arti, quindi l’interazione effettiva con il mondo circostante, l’interazione tra l’essere umano e la Natura sulla quale cammina durante la vita terrena. L’immagine dell’Apocalisse vuole simboleggiare due cose, l’elevarsi sull’elemento materiale e il ritorno ciclico alle condizioni materiali, la reincarnazione.

L’immaginazione di Giovanni  ci presenta questa donna che non scappa via, che non si tira fuori dal mondo dell’incarnazione, ma, al contrario, “poggia” sulla Luna, cioè ci dice che il fondamento dell’evoluzione dell’Io sono gli arti, la volontà,, che l’evoluzione dell’Io si può compiere non abbandonando l’interazione con il mondo della natura, bensì vivendoci dentro, quindi ritornando di nuovo alla materialità per nuovamente innalzarsi.

Perché è sparita la luna sotto i piedi in tante rappresentazioni della Madonna col bambino? Perché il Cristianesimo ha perso la dimensione della reincarnazione, nel Cristianesimo è sorta  una mentalità che ha perso la prospettiva della reincarnazione. L’Umanità occidentale ha cominciato a pensare che si vive una volta sola e poi si va via, cioè si è cominciato a pensare che l’evoluzione eterna dell’essere umano è in cielo, è nel mondo spirituale, abbandonando la Terra su cui non si ritorna più, lasciandola indietro. Ricordiamo pure che nell’ottavo Concilio di Costantinopoli del 869 fu “abolito” lo spirito con tutto quello che ne è derivato nella cultura occidentale.

Questo ci dà spunto per tornare sul tema della volontà umana. Veniamo sulla Terra per acquistare gli arti, per imprimere nel cosmo visibile quei gesti che trasformano l’elemento terrestre. Questi arti, piedi, braccia e mani si possono muovere nel mondo perchè c’è il pensiero che li conduce, e l’essenziale è proprio che si muovano agendo attraverso la volontà e assecondando l’intenzione per cui ci si è incarnati. L’intenzione è darsi strumenti di esecuzione degli impulsi volitivi che hanno la loro origine nel pensiero.

Succede però che il pensare è molto spesso automatico e superficialmente sviluppato, mentre tutta da scoprire è la volontà, ed essa può divenire l’elemento della libertà. In altre parole, nessuno di noi può essere libero al livello del pensiero ordinario e solo in esso; invece esercitiamo la nostra libertà nel far scendere impulsi di conquista, in chiave di evoluzione, dentro gli arti, in modo da “compiere” qualcosa, agendo sul mondo a noi esterno. Ci sentiamo poveri, sentiamo una diminuzione del nostro essere quando ci rendiamo conto che vorremmo fare tante cose, perchè questa volontà non arriva agli arti, non arriva fino alle mani. E’ qui che l’essere umano fa maggiormente l’esperienza della vanificazione del proprio essere, della povertà della propria vita, perché, in fondo, avverte che se tutto avviene soltanto nella sua testa, non ha nessun merito, perché non incide lì fuori.

In altre parole, non abbiamo nel pensare ordinario la libertà, la libertà l’abbiamo là dove qualcosa non avviene se Io, positivamente, di volta in volta, non decido che ci sia.

L’esperienza della libertà è quindi nel pensiero? Sì e no. Noi cominciamo a diventare liberi nel pensiero quando cominciamo a mettere nel pensiero la volontà; finché nel pensiero c’è l’automatismo perchè non ci metto la volontà precisa del mio Io, il mio pensare avviene da sé, senza che sia Io a volere ciò che avviene nel mio pensiero, e allora saltano fuori i pensieri da soli, automaticamente, cioè non c’è dentro la mia volontà.

Io comincio ad essere libero nel pensare nella misura in cui mi esercito ad immettere in questa corrente del mio pensiero la mia stessa volontà, dove sono io a decidere volitivamente quali pensieri vengono pensati, Quindi, il pensare diventa libero nella misura in cui diventa un volere, nella misura in cui io faccio rifluire dentro al pensare l’impulso che spinge gli arti, l’impulso della volontà.

Soltanto l’essere umano ha la posizione eretta: acquisire la posizione eretta significa che dei quattro arti, che in tutti gli altri animali sono al servizio del tronco, due, grazie appunto alla posizione eretta, vengono liberati dal dover essere al servizio del tronco. I piedi portano il tronco dove il destino ci chiama, le mani servono all’essere umano per compiere la sua missione cosmica.

Le mani umane non sono al servizio del tronco, ma ci mettono in rapporto con il mondo tramite il lavoro, la scrittura, l’arte. Bisogna rieducarsi a meditare sulle braccia e delle mani, vedere come le mani afferrano gli oggetti per eseguire un lavoro, come possono scrivere, come possono unirsi in un gesto  di preghiera o creare una forma. Anche il linguaggio esprime questa verità quando diciamo “rimboccarsi le maniche”. Le mani sono il simbolo più bello della libertà umana.

Se, al contrario, si afferma l’idea che l’essere umano è più perfetto degli animali in base alla testa, si crede che la perfezione stia nell’intelligenza, si è ignari che la vera sfida è nell’esercizio cosciente della volontà. Il pensare così com’è astratto e freddo deve divenire vivo attraverso l’immaginazione.

 

FILOTEO NICOLINI

Estratto da una illuminante conferenza di Pietro Archiati sui dodici sensi.

Immagine: Madonna, Luna e Terra

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.