Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Dalla parte giusta?!! Il mov. 5 Stelle è il primo partito per le persone con il reddito sotto i 1.000 euro, il Pd tra quelli che hanno il reddito oltre i 5.000 euro
Dalla parte giusta, non da quella sbagliata come in questi anni
Stare a sinistra significa soprattutto stare dalla parte di chi fatica a vivere, anzi a sopravvivere. Mi riferisco a chi svolge lavori dequalificati e malpagati, a chi fa un lavoro operaio, precario, flessibile, a chi fa 2 o 3 lavoretti al giorno che non ne valgano nemmeno uno, a chi è impegnato come uno schiavo nella logistica, col gps che ti tartassa, o spesso lavora gratis, sottopagato come vuole Briatore, nella speranza di metter su un curriculum decente. Spesso si tratta di giovani che hanno studiato e che non hanno santi in paradiso, né sono figli di papà, e non appartengono a classi sociali che ti garantiscono una carriera fortunata nelle professioni. Il più delle volte di giovani 18-34enni (ma anche i 50enni non scherzano a gig economy) che non hanno studiato, perché le loro condizioni sociali non lo consentivano. O che sono nati in aree depresse del paese, lontani dagli spritz milanesi al Naviglio, per dire. O che sono del nord ma sono nati e vivono in un sobborgo, in una periferia lontana dalla ZTL all’interno della quale tutto è pulito, decoroso e funziona, mentre in periferia si arranca. Anche al nord, eh!
Se la sinistra non sta dalla parte di costoro, che ci sta a fare? Se non ne tenta la rappresentanza, chi rappresenta, chi vorrebbe rappresentare? Non vuol dire che il partito della sinistra debba chiudersi al dialogo con le forze sociali del Paese, ma se è sordo ai richiami di chi vive una vita dignitosa ma di merda, in quel dialogo verrai risucchiato sulle posizioni dei potentati, felice del tuo sciocco benessere, dei tuoi viaggi, delle tue cene slow food, delle tue scarpe di buona fattura. È semplice, ma è quasi tutto qui. A sinistra si fa politica per i diritti e la giustizia sociale, contro lo sfruttamento, e contro chi subordina altre donne e altri uomini e ne pregiudica la qualità della vita per sempre. Se un partito che si dichiara di sinistra, deraglia da tutto questo, e i suoi iscritti, i suoi militanti, i suoi dirigenti intraprendono un’altra strada, e i poveri diventano plebe, allora la questione assume l’aspetto di una tragedia sociale dal prezzo altissimo.
E questo è accaduto in questi anni. Chi non arriva a mille euro al mese, chi è disoccupato, chi deve ricorrere al reddito di cittadinanza, si trova in queste condizioni non solo per la crisi, non per colpa del lupo cattivo, non per una sorte disgraziata, ma per scelte politiche che hanno determinato questa deriva sociale e questa tragedia, e che hanno gettato intere generazioni nell’abisso dei lavoretti, della flessibilità, della precarietà, un fondo da cui sarà difficile sollevarsi alle condizioni date. Anche la sinistra ha partecipato alla festa, si sappia. Non si è tirata indietro, forse illusa dall’idea che questo fosse il prezzo da pagare per il suo debutto in società e la sua entrata in scena nella farsa capitalistica, che ormai è sempre più tragedia.
Che sia così lo dicono i sondaggi elettorali per fasce di reddito, riportati ieri dai giornali. Dai quali sappiamo che vota 5stelle il 28% di chi guadagna meno di 1000 euro al mese. E che invece il PD raccoglie il 35% (primo partito!) tra benestanti e ricchi con un reddito mensile superiore a 5000 euro. È un mondo alla rovescia, insomma – o meglio è al dritto, se pensiamo alle politiche sociali promosse o accettate dalla sinistra in questi anni. Adesso Letta dice di essere diventato finalmente antiblairiano. Ma non pensate che sia solo l’effetto di sondaggi-Caporetto? Beh, è più di un sospetto.


