Luciano Canfora: “I Vertici del Pd scollegati dalla base, ma sono convinti che la base sarà eterna”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Silvia Truzzi
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Luciano Canfora: “I Vertici del Pd scollegati dalla base, ma sono convinti che la base sarà eterna”

FILOLOGO E STORICO DELL’ANTICHITÀ – “Copiano i dem Usa senza capire che una potenza imperiale non sarà mai una vera democrazia

La chiacchierata post elettorale con Luciano Canfora – filologo e storico dell’antichità – comincia dalle definizioni. “Non si può parlare di tracollo del Pd, non lo è stato. Il Pd è un partito di vertici che conta sul fatto che tanta brava gente li vota per amore di qualcosa che non esiste più. Se non avessero alle spalle quel retaggio e quell’abitudine alla fede, le cose per loro andrebbero molto peggio. È un vertice svincolato da una base che sono convinti sarà eterna. C’è del vero, nel senso che se guardiamo le percentuali il Pd di Letta resta ancorato al 18 per cento della tornata precedente”.

Una non vittoria?

La vera sconfitta è aver scritto una legge elettorale, voluta da Gentiloni che addirittura mise la fiducia come ha ricordato Marco Revelli, suicida, a maggior ragione dopo l’approvazione del taglio del numero dei parlamentari. Se i democratici non avessero avuto, dall’inizio degli anni 90, un accecamento maggioritario e invece avessero tenuto fede al sistema elettorale più giusto, il proporzionale puro, oggi la destra non governerebbe, come si accinge a fare.

Che pensa dell’appello di Rosy Bindi?

Sono contrario agli appelli da almeno quarant’anni. Credo che sia aria fritta; è pieno di buone intenzioni e vedo che è sottoscritto da persone dabbene. Ma mi pare pieno di parole che non significano nulla o quasi: “intercettare le paure”, “discontinuità” o quel “ripensare profondamente se stessi” che sembra un monito di Sant’Agostino o Pascal. Quando si arriva alle proposte, peggio ci si sente: il “cantiere”, il “campo plurale inclusivo”, la necessità di una “cultura della rappresentanza sociale”, una “nuova visione della giustizia sociale”, l’“ancoraggio alla Costituzione”: chi potrebbe dire di essere contro la giustizia sociale? È doloroso dover osservare che persone animate dalle migliori intenzioni quando sono chiamate alla prova delle proposte, non riescono ad andare oltre il nulla.

Astensione, schede bianche e nulle ci dicono che il 40 per cento del corpo elettorale non si sente rappresentato da nessuno.

Il modello della democrazia rappresentativa, ribadito dalle Costituzioni del Dopoguerra, è finito. Qualunque governo si insedi non ha praticamente spazi di manovra, farà la politica estera ordinata dagli Stati Uniti e dalla Nato e la politica economica voluta dall’Unione europea.

Vale anche per il futuro esecutivo guidato da Giorgia Meloni?

Certo, sarà una prosecuzione del governo Draghi.

E il pericolo fascista?

Oggi non ha senso occuparsi di come si comporterà il 25 aprile la futura premier. Vedremo come si comporteranno davanti allo scontento che la crisi energetica produrrà: probabilmente reagiranno tentando un calmiere sociale o invece faranno il pugno di ferro contro i migranti, e riveleranno la loro faccia peggiore. Ma forse riusciranno anche a toccare il tasto dolente del Trattato di Dublino, chiedendo invano alla signora UE una equa ripartizione dei migranti tra i Paesi europei. Letta e affini diranno che questo è antieuropeismo.

Nell’appello per il nuovo Pd si parla della cittadinanza ai nuovi italiani.

Giustissimo. Ma vogliamo domandarci perché i poveri e i poverissimi ce l’hanno con i nuovi italiani? Perché nessun governo si è posto il problema di evitare il conflitto tra poveri e poverissimi, penultimi e ultimi?

In questo “campo plurale” chi dovrebbe esserci?

Chi lo capisce è bravo. Calenda prima era dentro e poi fuori, i 5 Stelle fuori perché Letta si è offeso. Una reazione da bambini a cui si porta via il pallone. Mettiamo anche che Conte abbia sbagliato nelle ultime fasi del governo Draghi, ma uno non può fare una campagna elettorale che pregiudica i prossimi cinque anni perché si è offeso.

Il Pd di sinistra è un grande equivoco?

Nel passaggio da Ds a Pd è stata eliminata la parola “sinistra”, non per un capriccio. Il Partito democratico ha come modello l’omonimo americano, ma i dirigenti non si rendono conto che gli Stati Uniti non saranno mai una vera democrazia perché sono la più grande potenza imperiale. Loro, che alla casa Bianca ci sia Trump o Biden, danno gli ordini. È un paese dove vota meno della metà degli aventi diritto. Alcuni particolarmente sprovveduti sostengono che va benissimo così perché così votano solo i più motivati. Auguri.

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