IL MALE È UN BENE CHE A VOLTE NON COMPRENDIAMO
Ritorno su una immagine figurata che ho già usato altrove. Pensiamo a un treno che corre sui binari, ai suoi vagoni e alla motrice. Il treno ha un suo scopo, una sua ragione di esistere e di compiere quel viaggio di cui si avvantaggiano i passeggeri. La percezione umana nota però l’usura dei binari e delle ruote, causata dal transito del treno, e pensa che questo sia un male.
Ciò che tendiamo a chiamare male è un effetto indiretto di altri scopi, ed esiste un significato umano da scoprire. Come ebbe a dire Giordano Bruno, il male è un bene che non comprendiamo. Nello studio precedente invocavo calma interiore, tolleranza, accettazione di quel che ci viene incontro. Una calma intelligente che si sforza per comprendere ciò che avviene nel mondo.
Si faceva cenno anche in studi precedenti a due correnti spirituali di opposizione che hanno svolto un ruolo importantissimo nell’evoluzione umana simbolizzata dal treno nel suo viaggio. Le abbiamo caratterizzate da molti punti di vista. Esse agiscono in un modo differenziato e duale, ben distinguibili tra di loro, rafforzate e diversificate da tanti anni di intervento nella nostra evoluzione. Naturalmente, non siamo affatto burattini nelle loro mani, ce ne serviamo, ne traiamo dei vantaggi. Noi perpetuamente oscilliamo come un pendolo tra due estremi, uno che ci presenta il miraggio dell’illusione materiale, l’altro che ci induce alle fantasie, i sogni ad occhi aperti. In parole povere, una ci raffredda e l’altra ci infiamma. La prima ci ha dato la scienza, la seconda la cultura.
Le due correnti si sono rinvigorite oltre misura col tempo e ne vediamo le conseguenze sulla vita globale. Quindi, è giustificato dire che il male che ci circonda è un effetto indiretto di finalità legittime che hanno per così dire straripato e che non abbiamo ancora appreso a riconoscere e a controllare. Come nell’immagine del treno e dei binari, il viaggio intrapreso è il progetto di divenire esseri capaci di amore altruista in piena libertà. C’è però il rischio reale che non tutti i vagoni giungano a destinazione e che alcuni deraglino.
Il Mistero del male, quindi, è un altro nome per il periodo di tempo in cui l’Umanità entra ora, in cui dobbiamo affrontare quello che studiosi chiamano la bestia dell’abisso, che è poi in fondo la nostra stessa natura non redenta e non dominata.
Avendo scelta, determiniamo: diventiamo responsabili di ciò che portiamo nel mondo. Se cediamo agli impulsi più oscuri, questo è ciò che si manifesterà. Se lottiamo per la luce, anche quella si manifesterà. Questo rito della scelta nelle ore difficili che viviamo: è il Mistero del male.
Non esiste una scelta giusta per ciascuno. Non ci sono regole che devono essere seguite. Ci sono solo le conseguenze delle scelte che facciamo e delle quali siamo responsabili.
Nel sermone della Montagna troviamo una chiave.
“Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.”
Ciò che Cristo ha promesso nel Sermone della Montagna è che se, e solo se, imparassi a padroneggiare la mia trave nell’occhio, scoprirei anche come aiutare qualcuno con il suo granello.
La semplice verità è che non possiamo aiutare la persona con il difetto, con il granello. Solo lui può farlo, e finché non impareremo contemporaneamente a lavorare sulle nostre “travi”, non capiremo veramente come aiutarlo a fare da solo. Gli insegnamenti del Discorso della Montagna arrivano molto lontano.
Chi o cosa sono, anch’io sono imperfetto. Le imperfezioni là fuori sono anche le mie, magari più accentuate o straripate.
FILOTEO NICOLINI
Molti dei nostri mali sociali non sono nemmeno riconosciuti. Consideriamo l’avidità che guida gli attuali problemi finanziari del mondo, non solo dell’Italia. Non è una dipendenza? Che dire della volontà di potere di molti leader politici? Non è anche questa una “dipendenza”? Cosa fa un popolo quando i suoi leader finanziari e politici vivono negando la propria dipendenza dalla ricchezza e dal potere? Come possiamo aiutarli ad affrontare le nostre debolezze o la falsa convinzione di non avere altra scelta che finire come vittime indifese degli eccessi degli altri?


