L’incontro tra Kissinger, D’Alema e Agnelli che commentò: «Hai visto, non sembra quasi un comunista». E Kissinger: «Sarà, ma coi baffi o senza baffi, per me resta uno di quelli!»

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Marcello Sorgi
Fonte: La Stampa

Personaggio di statura globale, Henry Kissinger ha lasciato anche qualche piccolo ricordo italiano, legato alla sua lunga amicizia con Gianni Agnelli, con cui era solito parlare al telefono tutti i giorni. Uno riguarda la nascita del governo D’Alema, dopo la caduta del Prodi I. Si era pochi giorni prima della presentazione del governo alla Camera, fissata per il 21 ottobre 1998, e l’Avvocato, che aveva tra le sue curiosità quella di una conoscenza diretta del mondo “comunista”, come continuava a chiamarlo, malgrado il cambio di nome, voleva incontrare il primo presidente del consiglio incaricato proveniente da quell’esperienza. Tra l’altro D’Alema era l’ultimo ad aver avuto una formazione classica, nella scuola di partito, e una carriera altrettanto tradizionale, al centro e alla periferia. L’appuntamento fu fissato nella casa romana di Agnelli, di fronte al Quirinale. E Kissinger fu invitato a partecipare, cosa che certo a D’Alema non dispiacque, perché poteva considerarla come una legittimazione. Dopo più di un’ora, un tempo insolitamente lungo per il ritmo vitale dell’Avvocato, si salutarono. Agnelli, con una delle sue battute, commentò con Kissinger: «Hai visto, non sembra quasi un comunista, sulle maggiori questioni internazionali mi è sembrato allineato. Se solo si tagliasse quei baffi…». E Kissinger: «Sarà, ma coi baffi o senza baffi, per me resta uno di quelli!». L’altro ricordo è quello di un’intervista all’ex-segretario di Stato nel suo studio di New York, a cinque anni dalla scomparsa di Agnelli, nel 2008. I tempi della conversazione erano stati rigorosamente fissati in 40 minuti, poi tagliati a 25 per il sopravvenire di imprevisti nell’agenda di quest’uomo già anziano – aveva 85 anni – ma ancora carico di impegni. Kissinger sorrise ricordando che lui e l’Avvocato, nei lunghi anni delle loro conversazioni, ci avevano messo un po’ a trovare un orario buono per tutti e due per telefonarsi. Poi d’improvviso si rabbuiò rammentando il giorno dell’ultima uscita pubblica di Agnelli, già malato, in cui lo accompagnò alla Pinacoteca del Lingotto. Mentre parlava, senza accorgersene, cominciò a piangere. Continuava a raccontare, e le lacrime gli scendevano sul viso, a smentire la leggenda dell’uomo considerato tra i più duri e cinici del mondo.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.