Le piazze italiane su Gaza invece che unirsi si dividono

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Matteo Marcelli
Fonte: Avvenire

Le piazze italiane su Gaza invece che unirsi si dividono

Due manifestazioni diverse, a un giorno di distanza, il 6 giugno a Milano e il 7 a Roma. Una piazza per condannare l’azione del governo israeliano, ma anche per sensibilizzare sul pericolo dell’antisemitismo e protestare contro chi professa la distruzione dello Stato di Israele: tutto nella manifestazione “Due popoli, due Stati”, organizzata da Azione e Italia viva dalle 18 di venerdì 6 giugno al teatro Parenti di Milano, dove alla presenza anche di esponenti di +Europa e di riformisti dem verranno distribuite bandiere sia della Palestina che di Israele. Il 7 giugno secondo round, stavolta a Roma: la manifestazione, che si svolgerà tra piazza Vittorio e piazza San Giovanni, si rifà alla mozione unitaria presentata a metà aprile da Pd-M5s e Avs. Nel documento si chiede l’immediato cessate il fuoco a Gaza, la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas e la fornitura di aiuti umanitari. Ecco cosa si agita attorno alle due piattaforme.

Il tour delle due piazze in cui si eserciteranno diversi esponenti del Pd rende bene l’idea della confusione sul Medio Oriente dentro al partito, ufficialmente schierato per la protesta romana del 7 giugno, ma tollerante rispetto alla partecipazione dei suoi uomini più moderati a quella del giorno prima a Milano, organizzata da Azione e Italia viva. Sono invece chiari i motivi per cui gli ex alleati del Terzo polo, in un’inconsueta reunion, hanno preferito una propria manifestazione, diversa da quella annunciata dal campo progressista (dem, Alleanza Verdi-Si e pentastellati). Matteo Renzi li ha ribaditi ieri, sostenendo che per quanto lo riguarda avrebbe preferito «una cosa unitaria», ma anche che la sua idea di manifestazione contro il conflitto che sta insanguinando Gaza contempla la presenza di bandiere sia israeliane sia palestinesi, assieme all’affermazione del principio che entrambi gli Stati «hanno il diritto di esistere ed entrambi si devono riconoscere». Non a caso il titolo scelto per l’evento centrista è “Due popoli, due stati, un destino”.

Ancora più esplicito Carlo Calenda, per il quale la piazza del 7 giugno, quella più a sinistra, resta improponibile perché «manca il pezzo su Hamas, su chi vuole la distruzione dello Stato di Israele e sull’antisemitismo ancora più forte e pronunciato». «Vogliamo ricordare che ciò che accade a Gaza vede un altro attore che è Hamas – spiega il fondatore di Azione – che usa i palestinesi come scudi umani, sequestra gli aiuti umanitari ed è altrettanto responsabile della più grossa crisi umanitaria da molti anni a questa parte. Tenere quindi insieme due prospettive è fondamentale se si vuole raggiungere l’obiettivo di una pace duratura e di due Stati».

Due piattaforme dunque, diverse, ma unite dall’adesione a entrambe annunciata di alcuni dem. Una pattuglia piuttosto nutrita: da Lorenzo Guerini alla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, da Giorgio Gori a Filippo Sensi e poi Marianna Madia, Walter Verini, Virginio Merola, Sandra Zampa, Valeria Valente e Lia Quartapelle. Al gruppo si aggiunge anche Più Europa, che in realtà aveva annunciato la doppia partecipazione ancora prima dei riformisti del Pd e che non è nuova a iniziative simili. Va comunque registrato il rammarico del segretario Riccardo Magi per la mancata unità: «Credo che avrebbe potuto esserci e spero possa ancora esserci una condivisione più ampia. Credo sia stato un errore convocare in quel modo la manifestazione del 7 giugno a Roma e credo sia stato un errore la risposta di posizionamento politico dell’evento del 6 giugno di Milano. Come Più Europa, con la nostra storia, non abbiamo problemi a partecipare a entrambe perché non abbiamo nulla da dimostrare a nessuno e in nome dell’unità delle opposizioni».

Nonostante non ci sia stata un’esplicita condanna reciproca tra i due gruppi di promotori, qualche scaramuccia non è mancata. Segnatamente tra Avs e Calenda. Angelo Bonelli non ha infatti gradito le critiche del leader centrista rispetto alle mozioni presentate dall’alleanza sul Medio Oriente e lo ha fatto capire chiaramente: «Calenda si faccia pure la sua iniziativa ma la smetta di comportarsi da bugiardo seriale – ha attaccato -. C’è un limite a tutto. È falso dire che nella nostra mozione non ci sia la condanna di Hamas e dell’attacco del 7 ottobre. Ed è vergognoso accusarci di ambiguità sull’antisemitismo: noi che abbiamo fatto del contrasto a ogni forma di razzismo un pilastro della nostra azione politica e culturale. Ma non si può e non si deve aprire una polemica falsa mentre a Gaza si muore». Più o meno lo stesso concetto espresso dall’altro coportavoce di Avs, Nicola Fratoianni, convinto che «l’allusione all’accusa di antisemitismo o di ambiguità da parte nostra che qualcuno sta utilizzando in queste ore è indecente, offensiva, indegna. Se qualcuno vuole utilizzare questo argomento in modo così strumentale sappia che con noi ha sbagliato indirizzo».

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.