ESPERIENZE ALLA SOGLIA

per Filoteo Nicolini

ESPERIENZE ALLA SOGLIA

“Ma di lunga durata non v’ha nulla al mondo, e anche la gioia, nell’istante che segue al primo, già non è più tanto viva; al terzo istante diventa ancora più debole, e da ultimo insensibilmente si fonde col nostro stato d’animo abituale, così come sull’acqua il cerchio generato dalla caduta di un sasso si fonde, da ultimo, con la liscia superficie.”

Così, magistralmente, Nikolai Gogol ci parla della transitorietà del nostro animo, e mi sembra appropriata descrizione per quei momenti in cui intravediamo qualcosa che ci turba e non rientra nei nostri abituali schemi. Quando siamo prossimi alla soglia che separa il quotidiano da una dimensione sconosciuta che per un istante ci fa l’occhiolino e ci attrae. Ma tutto dura un attimo, e si smorza quella possibilità di aprire l’anima all’intangibile. Il senso del sacro è associato alla sensazione di ciò che sfugge al nostro dominio. Il sacro si annuncia, bussa alla porta, ma il rumore, il chiacchiericcio e la folla che ci avvolgono ci lasciano poco scampo. Sono le chiamate inascoltate e le porte sigillate da abitudini resistenti, dall’obbedienza a convenzioni. L’incantesimo, infatti dura poco, quella commozione sfuma. Sono apparse strane sensazioni, ma non sappiamo catalogarle, misurarle, giudicarle. Ed è un bene, perché per momenti rinunciamo al nostro pensare preciso, aguzzo, razionale, all’intelletto, al pensare astratto e la cognizione razionale. Siamo anche ovviamente esposti a fantasie, i sogni ad occhi aperti, all’immaginazione sfrenata. In sé non è un male, e come sempre il veleno è nella dose, nella giusta misura. In quegli attimi, siamo esposti a ciò che non giunge alla chiarezza dei sensi, a quello che è impreciso e sfumato, quello che ci perviene in modo indifferenziato. È una benedizione che riceviamo quando possiamo per istanti sfuggire alla tirannia dei sensi che vogliono presentarci contorni netti e delineati delle cose che ci circondano. Allora ci immergiamo in una percezione allargata proprio perché sfumata, e ci estendiamo sopra il mondo circostante senza farne motivo per una rappresentazione. Succede, per esempio, quando emergiamo lentamente dal sonno al risveglio, e forse vorremmo prolungare quelle visioni così insolite; ma presto le cose assumono i loro lineamenti e il mondo degli oggetti ci diviene familiare e preciso.

Vediamo generalmente il mondo a pezzettini, tessere che spariscono una dietro l’altra inghiottite dal quotidiano, convenzionale procedere. Che fare? Ascoltare, anzi, saper aspettare. Intanto, riandare con la memoria a quegli attimi in cui intravedemmo l’inconsueto. A volte bisogna chiudere gli occhi per assaporare quello che ci è rivelato, e poi gli occhi in quei momenti non servono. Queste esperienze di soglia sono impreviste, eventuali, impensate. Accadono, semplicemente.

Ve ne sono altre, invece, che richiedono preparazione e costanza. Esse partono dal riconoscimento che lo spirituale che è in noi può condurci allo spirituale nel mondo. Sorge in noi come una necessità del cuore e del sentimento, una esigenza interiore, come si sente fame e sete. La vita quotidiane e la scienza dei sensi e dell’intelletto conducono a un limite sul sentiero, raggiunto il quale l’esistenza interiore perirebbe, se non fosse in grado di varcare il limite. Si crede generalmente che con i limiti della percezione dei sensi siano fissati anche i limiti di ogni altra cognizione. Ma se si pone attenzione a come diventiamo coscienti di quei limiti, si scopre in questa coscienza anche le facoltà potenziali per varcarli. Arrivati al limite della percezione sensoriale, possiamo riconoscere che lungo la via fin lì abbiamo acquistato forze per vivere nell’elemento che non è compreso nella percezione dei sensi. Ciò è così perché ogni conoscenza trasforma colui che conosce, e questo perché ogni conoscenza è cosciente arricchimento.

Equivale a mantenere, sempre, la massima apertura del compasso, per circoscrivere circoli sempre maggiori. Questo può avvenire se ci ritraiamo passo passo dalla coscienza abituale senza perdere la coscienza. Il rimanere al limite della coscienza è lo stato meditativo, la calma interiore senza addormentarsi è la soglia del mondo spirituale.

Le esperienze di soglia che nascono spontaneamente possono svegliare la nostra attenzione, le esperienze coscienti della soglia vanno preparate, vincendo il timore di entrare in contatto con mondi soprasensibili e la tendenza a voler rimanere quello che si è. Con tale passività si immobilizza quanto si vuole conoscere, lo si limita, lo si etichetta. La prima via è aperta a chiunque sappia riconoscere quanto gli accade in quei brevi istanti; la seconda via intrapresa responsabilmente conduce ad allargare quel circolo nella misura del nostro karma.

FILOTEO NICOLINI

IMMAGINE: Scultura di Giorgio De Chirico.

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