Ue e Kiev corrono verso la disfatta

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fabio Mini
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Ue e Kiev corrono verso la disfatta

Illusioni e consigli sbagliati all’alleato ucraino portano i leader europei ad autoescludersi da ogni trattativa con Mosca. Trump lo sa bene e ha già risolto con Putin le questioni che interessano agli Usa

Fabio Mini -Ricapitolando, non i fatti di questi tre anni e mezzo di guerra, poiché i lettori di questo giornale hanno avuto il privilegio di avere informazioni corrette giorno per giorno.

Per quanto la censura europea consentisse. Non le analisi che questo giornale ha pubblicato ribaltando le narrazioni prevalenti e smontando le menzogne che pseudo-analisti “d’alto ingegno perché d’alto lignaggio” avallavano seguendo le direttive euroatlantiche che poi erano quelle ucraine. Ricapitolando, quindi, i risultati degli ultimi 15 giorni di guerra e di attività politico-diplomatiche, si nota sul fronte ucraino la costante pressione militare russa contro le organizzazioni difensive ucraine ormai ridotte a un colabrodo grazie alla tattica dei mille tagli adottata dai russi. Il termine evoca la famosa tortura cinese di tagliare brandelli di carne senza far morire il condannato, ma come tattica militare è la riesumazione del vecchio progetto occidentale del Supc (Small Unit Precision Combat) ideato per colpire a grande distanza obiettivi limitati previa acquisizione del dominio dell’aria e perfetta organizzazione operativa e logistica. Tattica che non è mai stata applicata dalle forze tradizionali in nessun teatro di guerra perché troppo intelligente e dispendiosa e perché non assicurava il mantenimento delle posizioni acquisite. E tuttavia è stata la tecnica usata dai raid di forze speciali o degli stessi terroristi a Mumbai e alle Torri gemelle. I russi hanno potuto riprenderla acquisendo il dominio dell’aria, individuando obiettivi a corto raggio e schierando un apparato operativo e logistico di supporto in grado di mantenere il controllo di ogni metro acquisito. I russi hanno anche segnalato con determinazione che non intendono prendersi tutta l’Ucraina manu militari e neppure invadere l’Europa o attaccare un paese della Nato a meno che non siano europei e Nato ad attaccarli. La Russia vuole riprendersi quei territori che sono russi, che la popolazione vuole siano russi per aver troppo sofferto a causa della foga nazifascista della dirigenza ucraina. La Russia si rende conto che l’Ucraina puntando tutto sul Donbas e non avendo forze sufficienti per riprenderselo è destinata alla capitolazione militare completa. O meglio alla ricapitolazione militare dopo quella sofferta nel 2015 e rimediata solo grazie all’intervento occidentale e alla ricostituzione delle forze armate da parte della Nato consentita dagli accordi truffaldini di Minsk. La Russia sul campo ha già chiarito che ciò che riprende verrà mantenuto per garantire la propria sicurezza. La questione sul campo e in termini prettamente militari è quindi seria e seriamente affrontata dai russi; molto meno dagli ucraini e dai sostenitori europei che ignorando o mistificando la situazione sul terreno giocano a un tavolo politico-diplomatico con carte che non hanno, con idee che non hanno e con l’ostinata risolutezza a volere la propria disfatta: ossia ri-capitolando sul piano economico, politico e diplomatico come avvenuto in due guerre mondiali.

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