Fonte: Il Fatto Quotidiano
Finire il lavoro: il gergo orribile da Bibi a Donald
Antonio Padellaro – “Se Hamas rifiuta l’offerta finiremo il lavoro a Gaza”, dice Netanyahu. “In caso di rifiuto, Israele avrà il mio pieno sostegno per finire il lavoro”, ripete Trump. Finire il lavoro: tre paroline che svettano nella graduatoria della eufemistica più oscena. Con la quale si infama la parola “lavoro”, certamente non quello che nobilita l’uomo, letta con le immagini che da quasi due anni inorridiscono l’umanità (di chi ancora la conserva). È la macelleria costante e implacabile di civili a Gaza, a cura dell’Idf, soprattutto l’uccisione di centinaia di bambini che è la parte più agevole del lavoro in quanto indifesi e dunque macellabili senza grandi rischi. Conosciamo la reiterata obiezione: e allora la strage dei milleduecento innocenti perpetrata il 7 ottobre 2023 dai macellai di Hamas? Infatti tra pochi giorni tutto quel sangue sarà ricordato a imperitura memoria, iscritto nell’infinito libro nero della sofferenza inflitta al popolo ebraico. Però, queste poche righe vogliono “soltanto” soffermarsi sull’uso gergale dell’orrore, linguaggio ormai maneggiato senza vergogna e neppure pudore. Sentimenti ovviamente ignoti al terrorismo di Hamas e abbastanza disprezzati anche nel nostro rispettabile mondo civile. Infatti, di “ finire lavoro“ si scrive tranquillamente sui giornali e si parla in tv come se si trattasse di qualcosa di legittimo, accettabile e, suvvia, nell’ordine delle cose. All’interno di questa visione, come dire, pragmatica specie se osservata dal divano di casa fa bella mostra di sé la derisione della flottiglia in navigazione verso Gaza, accompagnata dagli sghignazzi compiaciuti dei politici di destra e dei giornali al seguito. Speranzosi che dopo il naufragio del centrosinistra nelle Marche qualcosa di simile capiti agli irresponsabili naviganti che, diciamola tutta, disturbano gli apericena degli ultimi scampoli estivi. Possiamo giudicare come vogliamo coloro che si sono imbarcati in una missione disperata e disperante ma andrebbe perlomeno rispettato il loro coraggio e il loro cuore nell’affrontare l’inevitabile ritorsione israeliana. Restiamo umani lasciò detto, nel 2011, l’eroico attivista Vittorio Arrigoni prima di essere rapito e ucciso dai tagliagole nella Striscia di Gaza. Diventiamo disumani è invece il messaggio di troppi disgustosi personaggi intorno a noi.


