Addio al medico di famiglia. La sanità del futuro è la squadra.

per mino dentizzi
Autore originale del testo: MINO DENTIZZI

Addio al medico di famiglia. La sanità del futuro è la squadra.

Siamo cresciuti con un’idea radicata: la salute comincia dalla “libera scelta del medico”. È un principio che ha fatto la storia del nostro Servizio Sanitario Nazionale, garantendo fiducia e vicinanza tra cittadini e professionisti. Ma oggi quella formula mostra i suoi limiti. In un mondo dove le cronicità aumentano, la solitudine pesa e le reti sociali si sfaldano, serve una domanda scomoda: e se la salute non fosse una scelta individuale, ma un impegno collettivo?

Il “Libro Azzurro”, un documento partecipato, nato nel 2021 dalla campagna “Primary Health Care Now or Never”, per proporre una riforma radicale delle cure primarie in Italia, lo dice chiaramente: curare non è solo curare una persona, ma prendersi cura di una comunità. È qui che nasce l’idea delle microaree: porzioni di territorio tra i 4.000 e i 10.000 residenti, prese in carico da un’équipe di riferimento, composta da medici, infermieri, farmacisti, operatori sociali. Non più il cittadino che sceglie il singolo professionista, ma un sistema che conosce il contesto e costruisce fiducia nel tempo.

In questo modello, il rapporto con i professionisti non è più una “scelta sul mercato”, ma una relazione che nasce e cresce dentro la comunità. Si può cambiare équipe se serve, ma senza uscire dal sistema della propria microarea. Perché il punto non è avere un medico “migliore” di un altro, ma essere parte di una rete che ti accompagna, conosce il tuo quartiere, le tue fragilità, le tue risorse.

Questa è la vera rivoluzione: tornare ai valori fondativi del Servizio Sanitario Nazionale – universalità, equità, prossimità – e declinarli nel XXI secolo. Significa dire addio alla logica della prestazione come merce e costruire un sistema pubblico che integra competenze, lavora in squadra, presidia il territorio.

Perché la salute non è un bene individuale da acquistare: è un diritto di tutti, che si difende insieme.

L’Europa non è ferma. In Spagna, i Centros de Salud garantiscono assistenza di base tramite équipe territoriali, con medici e infermieri che condividono responsabilità sulla popolazione di un distretto. In Portogallo, le Unidades de Saúde Familiar funzionano con team stabili e budget di comunità, riducendo accessi impropri agli ospedali. Nei Paesi nordici, come Finlandia e Danimarca, la sanità territoriale si basa su centri multiprofessionali, aperti con orari estesi, dove la prossimità è un servizio strutturale, non un’eccezione.

Questi modelli dimostrano una cosa semplice: spostare la cura dal singolo medico alla comunità non è un’utopia, ma una scelta già fatta altrove – e che funziona.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.