Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Andare al governo per decidere. E usiamo il “metodo Renzi”, perché no?
Voi dite che se si trattasse soltanto di porre argine alla pandemia, la Lega si sarebbe fatta avanti? Voi dite che se non vi fossero soldi pubblici da spendere (maggior debito) Conte sarebbe stato mollato e al suo posto insediato Draghi? Due domande retoriche. Non siamo affatto in un’epoca montiana (allora si parlava di lacrime e sangue che avrebbero pagato i soliti noti), siamo in un’epoca draghiana, della crisi ma-anche della grascia – un’epoca dei morti in solitudine ma-anche di miliardi e miliardi di euro che hanno fatto ingolosire le classi dirigenti. Cambia la prospettiva dunque, perché non si vedeva un investimento pubblico di tali fattezze dal dopoguerra. E cambiano anche le prospettive politiche. Questi soldi hanno dato una spazzata, hanno aperto un crinale, oltre il quale muta un po’ tutto, anche lo status della sinistra, anche la sua condizione, anche il suo futuro.
Come si può stare, quindi, fuori dal governo? Come si può scegliere una specie di Aventino, oppure i droni, una visione scevra, da lontano, invece di mettere gli scarponi nel fango della crisi e del nuovo esecutivo? È questo il punto. Come si può lasciare via libera a Salvini, alla Confindustria, alla soldataglia che usa i media come mortai? D’altra parte, non basta presidiare l’esecutivo, bisogna farlo uniti, come un blocco di consultazione, salvaguardando la maggioranza Conte, facendola sopravvivere alla congiuntura e predestinandola a un futuro elettorale. Questa è la tenaglia da stringere. È persino secondario decidere a priori il tempo di vita del governo. Chi può prevederlo? Si vedrà working in progress. Purché lo si veda uniti. perché è proprio l’unità il bene più grande quando i commandos di Lor Signori assaltano la tua cittadella.
Qual è difatti la novità del governo Conte? Quella di essere stato almeno un po’ il mallevatore di una nuova fase, la leva per unificare e “costruire” un popolo sinora frammentato, disperso, oggetto di una specie di diaspora. In assenza di un Partito, quel governo stava cementando un’opinione pubblica sotto l’egida di valori e comportamenti pubblici esemplari: la solidarietà, il bene pubblico, lo spirito sociale, la cura, il senso dello Stato, quello di un futuro comune. In assenza di un Partito, questa azione di unificazione e costruzione ne avrebbe consentito la nascita. Un organismo largo, plurale, di sinistra democratica, sociale, che sarebbe potuto essere la “casa” e il riferimento di tanti cittadini che oggi guardano al Movimento o al PD oppure alla sinistra più radicale. Conte, da parte sua, rappresenta quel centro democratico che guarda a sinistra, ai suoi valori, alla coesione sociale, alla uguaglianza, alla equità.
La mossa di Renzi interpretava l’esigenza dei nemici di questa prospettiva di chiudere l’esperienza Conte, di tornare ai “vecchi sistemi”, quelli della spartizione, dell’interesse privato, dei soldi prima della cura, degli affari prima della tutela e della protezione sociale. Non è la prima volta che in Italia si sia tentata una svolta (o se ne prestava l’occasione) e non è la prima volta che arriva la zampata reazionaria a spezzare il generoso tentativo. Uso la locuzione Moro-Berlinguer per capirci, quale testimonianza simbolica. Stavolta idem, in altre forme, in altre modalità, ma la sostanza resta.
Che fare? Io dico: restare uniti, entrare nel governo, presidiare il Recovery, esigere per prima cosa la lotta al Covid, la cura, la solidarietà, usare se servisse il “metodo Renzi”, quello di strappare, minacciare, chiedere conto, bloccare, in nome stavolta del popolo, non di Lor Signori. La maggioranza Conte ha la golden share del governo, la Lega sarebbe solo socio di minoranza, per usare un linguaggio che sia chiaro anche alla classe dirigente. Abbiamo il coltello dalla parte del manico, è una novità ma è così. Attendetevi una reazione di chi già vede i soldi in tasca, ma non indietreggiate. Oggi il fronte taglia in due l’esecutivo. È come una guerra di posizione che potrebbe diventare di movimento da un momento all’altro. Facciamoci furbi, non sempre e solo intelligenti. A brigante, brigante e mezzo.
PS, in assenza di qualcuno che ci dia la linea, si fa da soli.


