di Anna Falcone – commento all’articolo comparso su “Repubblica”, Da Vendola a Schlein a De Magistris, la sinistra radicale si riorganizza. Ipotesi lista civica nazionale, riportato in calce
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L’idea è la stessa che promuoviamo da anni. E può funzionare. Vagli a spiegare che il problema non è la formula e tantomeno i contenuti, su cui c’è totale convergenza, ma il metodo e la coerenza fra ciò che si dice e chi sarà chiamato a rappresentarlo. Perché le operazioni che usano volti nuovi per salvare vecchio ceto politico non funzionano più. Per fortuna. E molti interventi lo hanno chiarito senza infingimenti. Elly Schlein in primis. Partiamo dal senso della parola “Coraggiosa” e non dalla replicazione passiva della lista che porta il suo nome. Dal senso della parola “rappresentanza” e non dalla sua strumentalizzazione a fini leaderistici. Dalla consapevolezza che nessuno dei soggetti esistenti, nessuna delle esperienze passate è in grado di affrontare questa sfida di rinnovamento e credibilità, che ci chiede da anni il popolo che riempie le piazze ma non le urne. Sarebbe il caso di rendersi conto, una volta per tutte, che senza una scelta realmente democratica sui progetti e sui rappresentanti, senza i tanti volti nuovi e credibili, senza le tante donne, i tanti talenti che animano le più efficaci esperienze di partecipazione, ma che vengono sistematicamente osteggiati o calpestati da chi siede nelle stanze dei bottoni, non si va da nessuna parte. Ed è giusto che sia così. Non c’è più potere da salvare in quel campo, solo tutto da ricostruire. Permettete a chi ne ha le capacità di farlo, con il metodo della condivisione e della partecipazione democratica. Senza il quale la Sinistra muore. Vale anche (e soprattutto) per il PD e il suo segretario Zingaretti:”cambiare tutto”, ma davvero, e senza illusioni di autosufficienza. È (anche) questo che chiedono le sardine. Prima e a prescindere dai ringraziamenti post-elettorali, che da soli non servono a nulla, se non a dimostrare la debolezza degli attuali partiti. E a noi ne serve invece uno serio, plurale, “eco-socialista”, realmente democratico nei metodi e finalmente coraggioso nei contenuti. Only the braves. Per l’appunto.
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di Giovanna Casadio su La Repubblica
Forse è la volta buona: tutti i pezzi della sinistra radicale pensano di rimettersi insieme. Ma di acqua sotto i ponti dei progressisti ne è passata tanta. E quindi nell’Assemblea che s’intitola “Un cuore rosso e verde”, organizzata da Sinistra italiana in vista del suo congresso, si vedono facce inattese. Lorenzo Fioramonti ad esempio, è qui. L’ex ministro dell’Istruzione, che ha abbandonato i 5Stelle e anche il governo, si auto assegna il compito dell'”impollinatore” per fare nascere qualcos’altro. E ai 5Stelle che manifestano in una piazza poco distante contro il ripristino dei vitalizi degli ex parlamentari, dice: “Sono anacronistici, con tutto quel che c’è da fare”. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris invia un video messaggio.
Nell’Assemblea della sinistra radicale e ambientalista, -, che promette di non essere più tafazzista e di volersi ricomporrei – due sono i leader riconosciuti: Nichi Vendola e Elly Schlein. A loro gli applausi più lunghi ed entusiasti. Per l’ex governatore della Puglia – da tempo defilato ma accolto dagli abbracci dei militanti – il tempo è adesso. “Non è l’attesa di quanto accade con l’eventuale Big Bang del Pd che ci deve riguardare”, afferma Vendola, anche se “guardiamo con interesse a Zingaretti dopo i fasti e i nefasti della stagione renziana”. Tuttavia occorre muoversi: “Ricominciamo sperando che non sia una doccia fredda e non a fini elettorali”.
L’impegno, per Vendola, non può limitarsi a immaginare soltanto una lista civica nazionale, tipo Coraggiosa della Schlein in Emilia Romagna. Questa è una delle idee sul tavolo dell’Assemblea rosso-verde. Però le domande sono assai più scomode e non vanno eluse.
Avverte Vendola: “Perché noi abbiamo perso il sentimento del mondo e l’appartenenza al percorso della storia umana? Come sono tornati il razzismo, l’antisemitismo, i suprematismi? Oggi ci ritroviamo qui, tutti più soli. Servirebbe quella che Togliatti definiva analisi differenziata, riflettiamo su come siamo finiti in un angolo, in una notte buia, alludiamo a un popolo che ci sfugge di mano come un’anguilla”. E soprattutto: “Le periferie se ne fottono della nostra sociologia e si organizzano la vita per fatti loro. Mahmood racconta il “barrio” e manda a dire che non se ci fa niente con lo sguardo pietitista e sociologico di un centro lontano che vuole redimere la periferie e invece va attraversata per davvero, non da lontano”.
Sarà la Schlein subito dopo a chiarire: “Non sto proponendovi una lista Coraggiosa nazionale. Non possiamo illuderci che basti riproporre nome e simbolo senza cambiare metodo. Il problema dell’uomo solo al comando non sirisolve sostituendolo con un altro uomo o un’altra donna”. E intanto chiede al Pd: “Individuiamo le candidature a presidente insieme laddove non sono state già stabilite”. Quello che accadrà, se si va verso una federazione o verso un unico soggetto, si vedrà.
Il bivio tuttavia è: cosa si fa con il Pd? Nicola Fratoianni, l’ex segretario di SI, spiega: “Oggi la condizione del Pd è diversa rispetto a quando c’era Renzi. Io vogliodiscutere con quel campo. Ma basta un unico soggetto? Discutiamone. Misuriamoci sull’efficacia”.
Ciascuno ha la sua ricetta. Concretezza e iniziativa è quella che chiede Francesco Laforgia, senatore di Leu e ora fondatore di “è Viva”, un pezzo di sinistra in movimento che invita: “Basta frammentazioni, costruiamo un soggetto politico unico. Abbiamo bisogno di costruire un soggetto politico che dentro unomschema di alleanze in Italia contrasti la destra più reazionaria e pericolosa” . Prende le distanze Laforgia, da Bersani quando dice: “Noi siamo quelli che in Parlamento non rompono le scatole”. Non c’è il bersaniano Roberto Speranza, il ministro della Salute impegnato sul fronte dell’emergenza coronavirus. Ma la strada si sa che è diversa, tra i bersaniani più propensi a confluire nel Pd allargato di Zingaretti e la sinistra radicale che si è data appuntamento nell’Assemblea rosso-verde..
Tanti a confrontarsi: Massimo Zedda, l’ex sindaco di Cagliari (“non possiamo cambiare simbolo ogni 24 ore”), Massimiliano Smeriglio, eurodeputato indipendente nelle lista del Pd, Loredana De Petris, Fabio Mussi, Marilena Grassadonia, il dem Gianni Cuperlo (che manda un messaggio), la verde Elena Grandi, il sociologo Domenico De Masi, Luciana Castellina.