Aridanga. Dopo Galli Della Loggia anche Verdelli. L’assalto degli editorialisti di fiducia

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Aridanga. Dopo Galli Della Loggia anche Verdelli. L’assalto degli editorialisti di fiducia.
Il Corsera ci torna sopra. D’altronde la lingua batte dove il dente duole (ma in questo caso il dolore è scarso, è di più il piacere). Carlo Verdelli riparte dall’editoriale di Galli Della Loggia (quello dove si dà per morto ammazzato il sistema dei partiti, anzi la “partitocrazia”) e, se possibile, affonda con l’acceleratore. La rappresentazione è quella di un Paese che mette d’accanto la politica per agevolare i flussi di cassa europei. Che sgombera il campo dal ruolo decisionale dei partiti per descrivere (e viepiù auspicare) un esecutivo (anzi un premier) che fa e disfa, saltanto a piè pari la politica. Il Parlamento è come se non esistesse. E questo perché? Perché dobbiamo mandare in superbonus e in sgravi una montagna di soldi europei, che soltanto a nominarla il mondo delle imprese è già ubriaco.
Il lessico di Verdelli è inquietante e indicativo. Faccio un esempio. A proposito del cambio alla Presidenza della Repubblica, il passaggio al Quirinale di Draghi dovrebbe essere ” in automatico”, come da programma, nel silenzio totale di chi avrebbe, in realtà, dovuto decidere (Parlamento, partiti). Lo schema era semplice: Mattarella avrebbe tenuto il posto in caldo fino al 2023, poi ci sarebbe stato il cambio. Peccato che quest’ultimo abbia detto “fermi tutti”, non prolungo il mio mandato. Peccato davvero, sembra dire Verdelli. Perché così dovrà tornare in campo la politica (visto che l’automatismo non è possibile): ma quale politica? si chiede. Perché adesso i partiti sono gente di passaggio, nulla più. E il Parlamento un’istituzione che produce indicazioni “non vincolanti”. Difficilmente, scrive Verdelli, si tornerà al punto in cui eravamo. Quale politica per il futuro, allora? Visto che in questa fase l’eccezione ce ne mostra una impotente, che si muove sulla scena come un’ombra, anzi uno spettro?
E qui casca l’asino. Perché la classe dirigente, quella che ha fatto cerchio attorno ai soldi pubblici che stanno piovendo dall’Europa copiosamente, non credo che abbia in mente, per il futuro, di allargare i cordoni politici o di uscire dall’eccezione di questa fase. Anzi. Questa politica che non conta nulla (o che vorrebbero non contasse nulla) a loro sta benissimo, e quanto più desiderano da decenni. Oggi vedono il sogno realizzato, grazie a uno stato d’eccezione imposto ad arte, che ha visto coinvolta in questo progetto emergenziale tutta la politica peggiore, quel suo lato oscuro che invocava il governo del presidente: la destra e il renzismo in primis. La posta in campo è chiara, persino palese: da una parte, chi sta lucrando dallo stato d’eccezione e vorrebbe protrarlo indefinitamente, neutralizzando ad libitum la politica come decisione, scelta, confronto aperto delle opinoni, organizzazione e rappresentanza; dall’altra, invece, chi antepone il cosiddetto (e presunto) “fare” a ogni altra cosa o circostanza
E badate che la parola “fare”, per Verdelli, Galli Della Loggia e compagnia cantante, significa in primo luogo “fare” una grassa indigestione dei 230 miliardi di euro. Con una voracità infinita, bulimica, che è tentata di ingurgitare anche i 10 miliardi del reddito di cittadinanza per tradurli in sgravi diretti alle imprese, e così tutte le altre briciole sparse. Stanno comprimendo a forza il nostro Paese nel ristretto ambito degli interessi più stretti del mondo delle imprese, con una volontà di potenza che inquieta. Sembrano davvero alla canna del gas, tanto sono determinati. La prima cosa che dovrà fare la politica, quando sarà, se sarà, quando i soldi saranno stati tutti “sgravati” e “superbonusizzati”, e non resterà più nulla da spartire, è quella di rompere il cerchio che opprime la democrazia e liberare, finalmente, la vita e le energie di tutti. Un Paese, nella sua generalità, non vive di cittadini inerti, di politica messa in un angolo, di partecipazione azzerata, a cui è concesso solo di apporre una firma per un referendum. Non è possibile che siamo buoni solo per consumare. Ci sarà qualcosa, ci deve essere qualcosa oltre l’orizzonte del mercato assistito e del capitalismo assistenziale in cui viviamo immersi come pesci in una pozza.
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