Autobiografie dell’Italia

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

Parafrasando Piero Gobetti, che nel fascismo vide l’autobiografia della nazione, oggi credo si possa affermare che il berlusconismo e il salvinismo sono anch’essi biografie degli italiani.

Negli anni ’60 a Milano, l’ingresso in certi bar era ancora vietato ai cani e ai meridionali.

Sul Corriere della Sera si poteva leggere, tra l’altro.: Affittasi camera a settentrionale.

La Signora Maria Cazzaniga si accorse solo dopo alcuni mesi, d’aver subaffittato una povera cameretta, in una casa di ringhiera, ad un ragazzino che “non era uno di loro”.

Non sarai mica un sardegnolo, mi apostrofò una mattina, con aria accigliata. Sono sardo, signora, risposi. La sera stessa mi aspettò sull’uscio, con in mano un batuffolo di cotone imbevuto di alcool, imponendomi di disinfettarmi le ascelle, prima di entrare.

Era un modo meneghino di darmi lo sfratto.

Fortunatamente, poco lontano, mi accolse la signora Nina Esposito, nel cui cognome era insito il lasciapassare per tutti i terroni del globo…

Matteo Salvini, non era ancora nato, ma moltissimi italiani lo stavano già aspettando.

Negli stessi anni sul Corriere si leggeva: Cercasi giovane ragioniera di bella presenza. Oppure: Esperta contabile, bella presenza, disponibile anche subito, offresi.

In via Teulada a Roma, si formavano le file di mamme e di papà, con le loro giovanissime figlie, aspiranti vallette della RAI. Tutte, o quasi, abbigliate come olgettine ante litteram.

A Milano, in via Riva di Villasanta, nella dépendence della RAI, vi erano studi televisivi, e camere da letto.

Silvio Berlusconi non era ancora sceso in campo, ma moltissimi italiani lo desideravano fortemente.

No, non è Salvini che ha inoculato il razzismo nelle vene degli italiani.

Sono gli italiani, certi italiani, che hanno individuato in Salvini il “campione” che meglio li rappresenta.

Berlusconi ha certamente contribuito a involgarire gli italiani, in tutti i sensi…

E tuttavia, anche di lui si può dire che è stato solo il vasaio.

L’argilla, era già pronta, morbida e desiderosa di essere plasmata.

 

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