Avviso ai naviganti

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini
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Ho difeso Roberto Speranza, nel mio piccolo, dagli attacchi che lo hanno tempestato (ricordo ancora quel Calenda che lo irrideva come inadeguato…) e mi sono riconosciuto nella dolente ironia di Pier Luigi Bersani e nelle puntute analisi di D’Alema. Mi sono applicato affettivamente ai confratelli dell’abbazia con tutto l’impeto, data l’età, dell’ultimo grande amore. Al congresso mi sono astenuto, subodorando il pericolo che tutto questo trasporto potesse sciogliersi come accade ai poveri ghiacciai. Ora, appena ritorno a Bologna corro da Giordano Gardenghi e Vladimiro Ferri a rinnovare la tessera. Sperando si sia ancora in tempo e non sia l’ultima. Non ho mai stracciato le tessere. Un inutile atto sacrilego. Semmai mi piace conservarle come sacre reliquie dei santi degli ultimi giorni. Martoriate dai tradimenti inutili. Mormonicamente commemorandole. Chiedo solo un’ultima cosa, per la quale è in gioco la dignità di ogni comunità politica. Una riunione della direzione, eletta anche come espressione dei territori, nella quale si voti. Così aveva detto Bersani al congresso: ogni decisione sarà assunta collettivamente. E convocazione delle unità di base nelle quali al dibattito segua un voto. La nostra missione era un campo ‘largo’, aperto a sinistra, e una revisione autocritica nel Pd rispetto ai disastri del neo-liberismo renziano, in sé prodromica a una eventuale riunificazione. Nell’evidente mancanza di queste condizioni troverei del tutto bizzarro, se non buffo, un rientro nei ranghi che significherebbe una paradossale autocritica di noi stessi. Facemmo male a farci espellere dal tempio con ignominia dai mercanti. Abbiamo sbagliato in tutto. Perdonateci e abbiate pietà di noi. Ammazzate il vitello grasso che veniamo a mangiarcelo con Franceschini, Marcucci, Guerini, Brunetta, Gualmin e sua sorella Gelminii, Renzi, Tosi, Calenda e la Bonino. Con Di Maio, in panchina. Con il prode Letta che serve ai tavoli. Sotto l’immagine paterna e terribile di Draghi coi suoi occhi di ghiaccio e le coccarde della Nato. Io, ecco, con la mia indole remissiva e codina, vorrei tanto, ma proprio non me la sento. Quando è troppo è troppo. Mazziato ci sta, cornuto anche, ma preso per il culo proprio no….Quindi aprite le sedi e le sedute. Tornate a bordo, cazzo !
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