BRADISISMO A POZZUOLI, IL FENOMENO E LA MAPPA

per Filoteo Nicolini

BRADISISMO A POZZUOLI, IL FENOMENO E LA MAPPA-

 Quel che segue l’ho scritto nel 1983. Fu pubblicato sul quindicinale di arte e cultura Città&Città di Napoli. Abitavo a Pozzuoli negli anni ’80 quando il Bradisismo rendeva inquieti gli animi; mi proposi allora di cercare le parole che servissero a calmarmi. Ne venne fuori una combinazione di tensioni emotive, un esercizio di scrittura a tratti serioso e pensieroso, a momenti emotivo e umoristico. Anche se datato, questo scritto testimonia quei giorni di incertezza e di scarsa informazione.

L’immaginazione e lo sconcerto furono porte di accesso a una verità parziale e provvisoria.

Indagare i Campi Flegrei da abitante significava immergersi in un mondo di pericoli incombenti tutti da scoprire, da relazionare con la Natura esuberante e la vita di tutti i giorni.

 

 

BRADISISMO A POZZUOLI, IL FENOMENO E LA MAPPA

L’immaginario tecnologico, che rimanda sempre più alla nozione di inconscio telematico, sta conquistando sempre più territorio, almeno nella mia mente. Abito a pochi passi dal vulcano Solfatara (1) dominato da divinità cosmiche ed elementari: è il pomeriggio del 15 maggio 1983 e da pochi minuti la terra ha tremato a Pozzuoli, una scossa del quarto grado Mercalli. Per recuperare le parole di fronte al fantasma del bradisismo (2) recrudescente, sto effettuando interviste, mescolando idee, osservando fenomeni ed eventi. A tempo perso, si intende, perché sia tratta di assecondare la psicosi da meccanismo eruttivo.

Come decifrare il labirinto ordito dai vulcanologi? Come inseguire le voci che danno per imminente il dato evento? Come cogliere i segni nella loro totalità di universo linguistico, attraverso un codice che non analizzi ma si lasci attraversare dagli impulsi di informazione e l’input dello spettacolo? Quali sono i fenomeni di cui parlo, cioè gli eventi simulati dal modello scientifico come data base? Un sollevamento verticale del territorio di Pozzuoli che raggiunge punte di oltre 60 cm a partire dal luglio 1982 fino ad oggi, il che fa la non trascurabile velocità di 2 mm al giorno, innumerevoli scosse sismiche localizzate a piccole profondità, molte delle quali avvertibili distintamente dalle persone, un aumento della attività del cratere Solfatara con vapori più intensi e più caldi ed aperture di nuove fumarole (3), elevate temperature nei pozzi trivellati dall’AGIP in località Mofete di Baia e S. Vito di Pozzuoli.

Il reperimento di questi ed altri dati, molto parziali per il riserbo sospettoso che cela gli studi recentissimi, ha assunto forme curiose costituendo un fenomeno a parte. A volte un sorriso, una stretta di mano, un odore, un silenzio possono dare una idea di ciò che bolle in pentola. Andare fino alla carne nuda della emozione, diceva sempre Debussy, e io dico: andare fino in fondo all’evidenza sperimentale.
La risalita del magma.
È una voce che circola da troppo tempo ed evoca l’effusione di lava. Ho visitato più volte lo Stromboli sempre in momenti in cui c’erano esplosioni, lanci di lapilli e lava. Mai stato sull’Etna, quello che ho visto rientra nel concetto e nella prassi della simulazione a mezzo immagine video. Solo pochi scienziati e ricercatori hanno sperimentato in diretta una eruzione basandosi su una conoscenza teorica. Per loro i possibili scenari che potrebbero presentarsi dall’oggi al domani qui a Pozzuoli vanno attinti al simbolico professionale. Io il rischio me lo debbo immaginare ricorrendo alle paure e i giochi della prima infanzia. Una persona che conosco, scampata al fuoco di un incendio, ha spiegato come si comporterebbe in caso di catastrofe traendo profitto dagli errori

e minimizzando gli scarti. Esempio di mente (4).
Le esplosioni sotterranee.
Molto spesso un boato accompagna il mini terremoto. Il luogo comune che viene alla mente è: siamo un popolo abituato ai fuochi di artificio. Ogni notte di Capodanno siamo accompagnati da fumi, botti e colori. Voglio dire che i segni degli spettacoli precedenti si faranno certamente sentire: qualcuno davanti alla eruzione prossima ventura si divertirà, qualcuno avrà paura e qualche altro si farà male. Parlando con la gente di Pozzuoli dopo una scossa vengono a galla ricordi ancestrali, senso di morte, citazioni a memoria e immagini di nuovi eventi geofisici sconosciuti a tutti tranne che all’espositore.

C’è la presenza soffice e discreta della scienza che deve colmare il ritardo nell’osservazione dei fenomeni della caldera dei Campi Flegrei (5). E soprattutto, mettere a confronto studi e conoscenze precedenti le più disparate e frammentarie, ipotesi apocrife, modelli parziali e semplificativi. È innegabile che ci sia attenzione all’ascolto del messaggio scientifico pur nella laconicità dei suoi comunicati e nella estemporaneità delle conferenze e dibattiti. La scienza è una merce preziosa qui a Pozzuoli come l’acqua nel Sahara: è un veicolo per la prossima oasi sperando che sia migliore. Ma di ogni dottrina occorre considerare il pro e il contro.

Mi vengono alla mente degli indicatori dello stato d’animo religioso. Accanto ai dati del fenomeno  vulcanico delegati al glossario della Geofisica vi sono altri parametri da considerare, quali l’affluenza a manifestazioni mistiche e di mortificazione, a processioni, gli acquisti di candele votive (6), le novene straordinarie e numero mensile dei battezzati.

L’affaire San Gennaro: è fin troppo noto che si tratta di una influenza antropologicamente condizionante e incontrollabile. Sfugge ad ogni misurazione, è inestimabile. La Curia Arcivescovile gioca in a casa. You wanna fight Mr Luongo (7)?
Sappiamo che c’è un universo degli stati emotivi e un universo di stati fatto di discorsi logici e sequenziali. Non so decidere se i due insieme abbiano elementi in comune oppure no, ma debbo osservare che è sempre curioso parlare con la gente del bradisismo. Ho condotto una breve intervista con dei giovani all’uscita dal Liceo di Arco Felice con tanto di registratore e microfono, insomma con formalità’ e spettacolo. Le risposte erano ricche di esclamazioni e buone intenzioni, senza che mai si cadesse nell’effimero o nell’aneddoto. Poi, cercando di riportare il discorso con fermezza sulle recenti scosse, ogni volta che la conversazione si diluiva, sono stato sommerso da una quantità di idee riguardo l’impiego del tempo libero che ho finito per farmi coinvolgere ed accettare l’invito per la prossima gita a Capri. Tutto ciò senza acquisire nessun risultato.

Faccio un breve transfert sui numeri. Nel campo del vulcanismo vesuviano e flegreo i ricercatori tentano di conoscere le correlazioni tra eventi tettonici ed eventi vulcanici. Nell’area dei Campi Flegrei prima del 1970 non ha mai operato una rete sismica e perciò dati strumentali sulla sismicità locale prima di quella data non esistono. L’analisi delle testimonianze sulla storia sismica ha comunque confermato eventi locali disastrosi nel 1198 e nel 1483 e poi terremoti violenti come quello del 1536 due anni prima dell’eruzione vulcanica del Monte Nuovo a Lucrino. Dopo questa fase eruttiva si ricordano  anche violente scosse nel 1564, 1566, 1568, 1582 e 1594 e poi il terremoto disastroso di Ischia del 1883. Le indagini scientifiche condotte dopo il 1970 hanno permesso di allestire un modello ancora provvisorio ma continuamente arricchito di dati relativi alla modalità di liberazione dell’energia sismica nell’area. Lo strato più attivo sismicamente ha uno spessore di pochi Km con epicentri localizzati nell’area deformata dal bradisismo, dapprima nella parte occidentale del golfo di Pozzuoli e attualmente nella zona Solfatara Agnano. In aprile sono state registrate oltre 150 scosse e una media di mini terremoti al giorno è stata osservata a maggio. La distribuzione è del tipo a sciami in relazione col sollevamento. Quando negli anni passati il sollevamento segnò una interruzione scomparvero i terremoti più profondi e ci fu una decrescita della sismicità.
L’ipotesi che circola, poco amena, è che il sollevamento è causato da risalite e intrusioni del magma nelle fratture dell’edificio sottostante. Particolare non trascurabile, il magma viene a contatto con fluidi presenti in falde freatiche e serbatoi sotterranei provocandone la vaporizzazione immediata e violenta. Quindi la sismicità viene controllata per avere informazioni continue sulle sorgenti calde, le loro conformazioni e localizzazioni. Esse sono variabili nel tempo e in profondità. È una specie di ecografia naturale per esplorare il comportamento della camera del magma e delle sue diramazioni, e quindi delle loro intenzioni. Si conta di arrivare ad una previsione a medio termine. Per il Somma Vesuvio (8) l’ipotesi più sconfortante, seppur remota, è l’eruzione pliniana (9), per Pozzuoli i precedenti storici sono stati studiati solo da poco (10).

Lo studio empirico dell’area flegrea, cioè i data base rilevati da un network di sensori come simulatori del territorio (11), si avvale di innumerevoli sismografi (12). Quello del Cimitero è giudicato a ragione il più fedele e meno influenzato da vibrazioni di origine antropica. È evidente che nei Campi Flegrei il noise risulti elevato per la presenza di sorgenti di disturbo dovute all’insediamento urbano e industriale. Altri dati sotto spasmodico controllo sono il sollevamento del suolo e del fondo marino, lungo la linea costiera da Fuorigrotta Bagnoli fino a Miseno e nelle acque del litorale.

Circola tra gli addetti ai lavori un articolo scientifico (13). L’ho chiesto ed ottenuto con lo spirito di Fausto che vende l’anima a Mefistofele per sapere, trasgredendo e peccando. Sembra una specie di summa teologica sull’evoluzione dei meccanismi eruttivi dei Campi Flegrei. Ha la pretesa di archiviare momentaneamente tutte le narrazioni che si sono succedute. Colpisce nell’articolo la mancanza totale di formule e equazioni. Ma il discorso fila liscio lo stesso pagina dopo pagina. C’è un mare di dati di cui si tiene conto nel modello e c’è un mare vero intrappolato durante il collasso della caldera. Non vi sono rivelazioni finali, anzi come è prassi i risultati sono riassunti senza dettagli nell’introduzione. La mia interpretazione immediata è: possibile rischio di una eruzione acqua-pliniana (14) con piogge di fango (15), base surge (16) ed altre diavolerie del genere.
Anche se l’articolo appare di genere fantastico, laddove l’indagine procede di pari passo con l’immaginazione (17), mi convinco sempre più che esso rientra nella categoria delle dimostrazioni. Infatti l’ipotesi sull’evoluzione del fenomeno appare all’inizio con i sette veli. È messa da parte per alcune pagine laddove si discute del collasso della caldera, viene corroborata da argomenti e dati, ed e quindi offerta nuda e cruda ma ingigantita dalla prova.

Riassumo freddamente. Si ritiene che i Campi Flegrei siano oggi la manifestazione dell’attività di una camera magmatica piatta che si va progressivamente raffreddando dentro una vasta caldera di circa 12 Km di diametro. Almeno 80 Km cubici di ignimbriti (18) vennero espulse prima del collasso, qualcosa come 30 mila anni fa. La caldera fu quindi invasa dal mare e le successive eruzioni produssero il caratteristico tufo giallo napoletano “idro pliniano “. L’attività degli ultimi 11 mila anni è quella meglio studiata e si nota una apprezzabile sequenza di eruzioni esplosive di volume decrescente fino all’ultima del Monte Nuovo. Il fatto più caratteristico è la chiara e progressiva migrazione nel tempo dei camini eruttivi verso il centro della caldera.
Nella maggior parte dei casi il magma giù da noi interagisce con acqua marina o di serbatoi interni alla caldera. Sono ritenute risultato di esplosioni le strutture di Montagna spaccata, Monte Nuovo e Senga. Come se non bastasse, si ha evidenza di eruzione pliniana ad Agnano. Un evento locale datato 5400 anni fa è il sollevamento del settore che limita il golfo di Pozzuoli a nord oggi riconoscibile come Terrazza Marina di Starza sulla via Miliscola, attribuibile a una intrusione di magma. Le eruzioni più recenti furono alimentate da camini non lontani da questa zona sollevata situati ad Ovest, come l’Averno e Monte Nuovo, ed a Est come gli Astroni, Agnano e Senga.

Leggendo questo articolo ho fatto una scoperta. In preda a proiezioni di certi stati d’animo si insinua ad un tratto un dubbio che apre un possibile scenario. E se questi scienziati conoscono a tal punto il loro modello da prevedere nel tal luogo una eruzione? Proviamo ad immaginare le loro inquietudini: collaborare con la Protezione Civile, oltre l’invio di rapporti riservati, significa anche assumere comportamenti di circostanza rispetto alla nuova immagine di scienziati del rischio. Ad esempio: dispiacere fronte alla imminente sciagura, essenzialità nelle interviste, tono secco nel comando, faccia preoccupata ma decisa.
Invece l’attesa, immagino io, li rende febbricitanti, scientificamente si intende, li agita nel letto, li brucia di desiderio represso.
Qui, confesso, lascio il campo delle possibilità verosimili e mi abbandono a una fantasia. Immagino di godermi da Punta Epitaffio a Baia, momentaneamente risparmiata, una hydroplinian tra Bagnoli e Pozzuoli. Sulle terrazze della Casa dei Piaceri allestita in tutta fretta facendo arrivare da Napoli via mare casse di Regaleali e Vermentino, ostriche e Martini, nastri di musica ed euforizzanti, una moltitudine dì invitati alternano un giro di tango alla osservazione di valanghe incandescenti (19) e nubi ardenti (20).

Sospendo fantasia e lettura dell’articolo per qualche giorno, fino a quando si smorza l’emotività e riappare il dato scientifico. Ora Posillipo e il Vomero ridiventano esempi di tufo giallo come il muro di fronte, ho un certo distacco, nessun sospetto è giustificato. Poi, timidamente, arrivo al fondo dell’articolo. Il risultato è pronunciato con il tono di chi annuncia una relazione di fallimento. “Estrapolando al futuro la passata storia eruttiva, la più pericolosa area dei Campi Flegrei risulta essere proprio il centro della caldera praticamente coincidente con la città di Pozzuoli e la Solfatara, dove da alcuni anni si nota un maggiore rigonfiamoci “.
Sto per interrompere, provo la necessità di un orientamento estetico, qualcosa che mi distragga dalla agitazione. Gli occhi per inerzia continuano a eleggere qualche rigo più sotto.
“A causa del loro dominante carattere esplosivo i Campi Flegrei sono anche un luogo meraviglioso per studiare meccanismi eruttivi, e particolarmente il ruolo e l’importanza dell’interazione del magma con acque freatiche dì superficie. Qui possono essere indagati una varietà di casi i più interessanti dei quali sono le eruzioni acqua pliniana “.

Ho aperto una birra, non ho Regaleali in casa.

 

 

NOTE

1 La fase solfatara descrive un periodo di quiescenza del vulcano quando dal cratere non escono che sbuffi di vapore e fumo: le fumarole. Nell’ambito del cratere Solfatara vi è anche un vulcanetto di fango ribollente, gioia e delizia dei curiosi. Durante questa fase transitoria le pareti del cratere si ricoprono di bellissime incrostazioni di zolfo di solfatara, di realgar, allume, cloruro sodico. Nel testo si cerca di dimostrare come la dizione stia per diventare impropria nel prossimo futuro.
2 I geologi chiamano tachi-sismi i terremoti, per distinguerli dai movimenti lentissimi, talvolta secolari, della crosta terrestre detti bradi-sismi. In assenza di misure geodetiche di deformazione e di un modello del sottosuolo, lo studio del bradisismo ebbe nel passato carattere contemplativo e speculativo, utilizzato oggi come input ausiliario della mappa.
3 Questo dato presenta qualche incertezza: non si sa se è stato affermato da osservatori autorizzati o se sia previsto come evoluzione diversiva del fenomeno.
4 Ciò che agisce, pensa, decide. Oppure un operatore che lavora per tentativi ed errori ed abbia carattere creativo. Sui confini dell’io, la trascendenza e le unità elaborative centrali, si veda G. Bateson “Verso una ecologia della mente”, Adelphi, Milano, 1980.
5 Costituiscono un esempio canonico di campo vulcanico attivo. Immaginiamoci una sequenza di piccoli dispositivi vulcanici monogenici. Le previsioni di qualche anno fa del vulcanologo G.P.L. Walter sono catastrofiche anche se eccessivamente generiche: una nuova bocca potrebbe aprirsi in qualunque punto di una area di 400 Km quadrati.
6 Questo dato sarebbe ambiguo: si tratta anche di una norma elementare della Protezione Civile nel caso di interruzioni nella erogazione di elettricità.
7 Lo scienziato del rischio, Direttore attuale dell’Istituto di Geofisica.
8 Il termine evoca tal volta allucinazioni percettive in soggetti psicolabili, derivanti da fluttuazioni della memoria: il tremore vulcanico che anticipa un boato improvviso è inaudito, una immensa nube nera squarciata da scariche elettriche e capace di oscurare la luce diurna, i fumi arroventati e i gas soffocanti, lo scroscio di lapilli, il turbinio delle pomici, in una parola, la grandine infuocata.
9 Ma non la più probabile. Cfr. ad esempio M. Cortina, R. Scandone “ Il Vesuvio, un vulcano ad alto rischio”, Le Scienze, Mondadori, marzo 1982, dove vengono discusse altre possibili sceneggiature catastrofiche.
10 Riassumo qui A. Ritmann nel suo intervento al Congresso di vulcanologia del Maschio Angioino del 1977. Egli ribadisce che l’attività dei vulcani flegrei è esplosiva. L’esplosività di un vulcano è definita dal rapporto dalla quantità di tefra e il volume totale dei suoi prodotti. La tefra è l’insieme costituito da ceneri, sabbia, lapilli e pomici. Il computo delle intrusioni magmatiche nei Campi Flegrei arriverebbe ad almeno una quarantina di edifici vulcanici nella caldera. Si individuano due tipi base di attività esplosiva: i vulcani a nubi ardenti traboccanti che generarono il tufo giallo, ed i vulcani più propriamente esplosivi generatori di ceneri e pomici. Nei Campi Flegrei le eruzioni non si ripeterono mai nello stesso centro eruttivo. Si può affermare che la potenza eruttiva sia diminuita nel tempo, con la notevole eccezione degli Astroni avvenuta 3500 anni fa. L’esplosione del Monte Nuovo fu preceduta da un vistoso rigonfiamento di parecchi metri, poi si produsse con l’emissione di blocchi di pomici e brandelli di lava.

11 Una della tesi della fantascienza sostiene che l’occupazione fisica del territorio metropolitano lascia sempre più il posto alla simulazione dell’ambiente attraverso la generazione di dati e modelli. Nel 1970 l’anomalo sollevamento del suolo fece temere una eruzione. Pozzuoli fu assediata dall’esercito, sgomberato a viva forza il Rione Terra, dispersi i nuclei familiari in centri di accoglienza del litorale casertano e dell’entroterra. Fu quindi attivata una prima rete sismica locale per la registrazione delle scosse ed effettuate misure ripetute sulla deformazione. Successivamente, iniziarono sondaggi esplorativi dell’AGIP   e riconosciute elevate anomalie termiche. A Mofete le temperature superarono i 300 gradi Celsius a profondità dell’ordine di 2000 metri, a San Vito sono state registrate temperature prossime ai 400 gradi. È verosimile che vengano svolte osservazioni all’infrarosso su tutta l’area da aerei e satelliti per stimare il potere emissivo.

12 E’ interessante notare come si stabilisca un intreccio tra sorveglianza dell’area vulcanica e indagine per lo sfruttamento della energia geotermica. Nelle aree geotermali esiste una sismicità che va controllata sia per il rischio sismico e vulcanico, sia per localizzare i luoghi più adatti di perforazione. Inoltre la necessità di sorveglianza sismica si moltiplica perchè le attivita sul campo geotermico connesse all’estrazione di fluidi possono generare una sismicità indotta.Ai Campi Flegrei è in funzione una rete regionale, una rete locale a maglia stretta formata da 7 stazioni distanti in media 2 Km e disposte ad arco, e poi reti a maglie molto strette nelle immediate vicinanze delle trivellazioni.

13 M. Rosi, C. Principe, S. Sbrana, “The Phlegrean Fields:structural evolution, volcanic history and eruptive mechanism”, Preprint, 1983.

14 Evento vulcanico ad alta esplosività, cioè ad elevato rendimento della trasformazione dell’energia termica in cinetica durante l’interazione magma-acqua.

15 Sono chiamati “lahar”, vere e proprie colate di fango ad alta densità che si formano per smottamento di ceneri imbevute di acqua. Queste colate si incanalano lungo le valli e possono devastare vaste zone alla base del vulcano.

16 La fase vapore che deriva dall’interazione magma-acqua può avere una rapida espansione laterale trascinando con sé ceneri e materiali solidi. Gli effetti sono distruttivi a causa della alta velocità iniziale.

17 Sull’intrinseco valore del romanzo di peripezie, come pure dell’immaginazione ragionate, si veda ad esempio l’introduzione di J. L. Borges al romanzo di A. B. Casares “L’invenzione di Morel”, Bompiani, Milano, 1966.

18 Le ignimbriti sono depositi lasciati dalla più spaventosa forma di eruzione: nubi costituite da gas incandescenti, frammenti di magma e particelle solide, che si possono propagare anche a centinaia di Km di distanza.

19 La parola dà solo una pallida idea dell’effetto.

20 I vulcanologi preferiscono, per motivi a me sconosciuti, denominarle in latino.

FILOTEO NICOLINI

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