Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Draghi senza Draghi
Oggi il Corsera, nel classico totonomi di Monica Guerzoni, ci racconta le mosse di queste ore, e racconta di un Draghi che incontra il mondo delle imprese (Elkann, Bonomi) e che si prodiga per capire quale possa essere il suo successore a Palazzo Chigi, sondandone il gradimento. Il sogno pare che sia un esecutivo “Draghi senza Draghi”, con l’attuale premier dal Quirinale a fare da garante (il famoso semipresidenzialismo di “sguincio”, con lo spin incorporato). Anche il Financial Times, voce dell’establishment internazionale, si schiera per questa soluzione dopo le perplessità iniziali. Draghi, da parte sua, vorrebbe Franco nuovo premier (che però preferirebbe restare a via XX Settembre), ma “i partiti” convergerebbero su Colao, definito in altra pagina del Corriere come “l’esperto difficile da sostituire”. In sostanza, la strada che porta al Quirinale transita per Palazzo Chigi: il dibattito al chiuso delle stanze che contano è principalmente sul nuovo possibile esecutivo, e quindi, solo successivamente, sul nuovo inquilino del Colle più alto.
Può piacere o no (a me francamente non piace affatto), ma l’establishment italiano ed estero ragiona di questo, non di altro. È incarognito sui soldi europei e dunque sul governo che dovrà gestirli e destinarli, e solo in seconda battuta è pronto a voltare il viso sul totonomi del Quirinale. Facciamo bene ad auspicare un Presidente saggio e di garanzia, oltre che condiviso e promosso dallo schieramento centrosinistra-5stelle, ma i conti non si fanno senza l’oste, e l’oste qui dice (pare, secondo il Corsera): Draghi sul Colle purché ci sia un Colao a Palazzo Chigi (e un rimpastino politico nell’esecutivo, tanto per gradire). D’altronde, se è vero com’è vero che a gennaio, febbraio scorso si tramò per ribaltare il premier in carica e avvicinare il PNRR al mondo delle imprese e a quello dei bonus, tanto più appare credibile che quella spinta propulsiva non sia ancora cessata, e rivendichi adesso la “chiusura” dei conti così come prospettato e spartito. Non fa una piega, purtroppo. Magari la sinistra avesse la forza per contrastare questo progettino che la tiene di fatto ai margini. Magari. Lo vedremo nei prossimi giorni.


