Autore originale del testo: Fausto Anderlini
Ecce bombo bocciato in storia
Dopo almeno quattro anni da che misi piede in una sala cinematografica mi sono sciroppato il Sol dell’avvenire. Premesso che non ho alcuna competenza cinefila, come del resto in materia di musica e poesia in genere, cosiccome di enologia, devo dire che mi è sembrato una ciofeca. Tre film in uno, uno dei quali con due finali hanno messo a dura prova la mia attenzione, Queste forme iper-riflessive e spiraliformi mi sconcertano. In genere, pur volendo astenermi da giudizi approssimativi, i film di Moretti mi piacciono il giusto, e neanche li ho visti tutti. Più che un regista mi sembra un cine-predicatore e in molti film le inquadrature dove come in un confessionale da grande fratello ci somministra le sue amletiche elucubrazioni sono davvero troppo ricorsive. Che poi nel 2001 sia addirittura giunto a trasformare una manifestazione dell’allora Ds in un teatrino di posa dei suoi film, uscendo dallo schermo per entrare nella realtà prendendo la guida di un movimento di cultori dei suoi film (i girotondi) destinato a scompaginare una sinistra già incasinata di suo e generando nel povero Fassino un contraccolpo colpevolistico foriero di altre sciagure (come lo scioglimento dei Ds medesimi) la dice lunga su una personalità ego-strabordante di illimitata narcisitudine.
Detto questo, e con largo beneficio di inventario, il modo in cui è usata la questione del ’56 ungherese per immaginare un’altra storia nella marcia verso il sol dell’avvenire è una vera e propria corbelleria. Un esercizio circense, l’ennesimo, di romanticismo sentimentalistico contro la brutalità della storia e del realismo politico.
Se Il Pci avesse scelto di rompere con l’unione sovietica (siamo alla metà dei ’50, imperante in Italia un regime clerico-conservatore con elementi di pericolosità democratica poi esplosi nel Luglio ’60, e in una fase di recrudescenza imperialista con le truppe franco-britanniche che occupano Suez contro la nazionalizzazione nasseriana del canale….) il Pci si sarebbe semplicemente dissolto, anticipando di settanta anni la diaspora poi realizzatasi dopo l’89. Il Psi che lo fece, entrando nell’orbita atlantica, non è a sua volta finito meglio, pure se certe realizzazioni del centro-sinistra nenniano moroteo furono rimarchevoli. Del resto la base popolare del Pci non si sollevò affatto a favore dei rivoltosi di Budapest e il dissenso fu limitato ad alcuni casi di coscienza di dirigenti e intellettuali fiancheggiatori. Nel restare fedele all’Urss, nel fuoco drammatico della de-stalinizzazione, Togliatti dette prova dello stesso realismo politico (socialdemocratico) che lo aveva portato a elaborare la via italiana al socialismo evitando all’Italia un destino simile a quello della Grecia. Il modo come nel film è tratteggiato Togliatti e con lui il gruppo dirigente del Pci (un gruppo di pavidi burocrati susloviani celato dietro ai vetri di una finestra mentre il suo popolo insorge) è più che riprovevole. E’ offensivo quanto grottesco.
Se Trotsky avesse vinto nella lotta per il potere contro Stalin – Trotsky, che nel film è portato in processione da un irenico left-pride- avrebbe fatto, dati i vincoli sistemici e geo-politici, nè più nè meno quel che ha fatto Stalin, cioè il socialismo in un solo paese. Oppure, qualora avesse dato corso alla sua ‘rivoluzione permanente’ avrebbe precipitato il paese nel caos e nell’anarchia (analogo a quello visto nell’era elstiniana e post-gorbacioviana). Piuttosto, volendo accondiscendere alla futile logica del se…, l’unica alternativa allo stalinismo era che Lenin fosse rimasto in vita.
Se i rivoltosi di Budapest avessero vinto c’è seriamente da dubitare che avrebbero dato corpo a un socialismo democratico. L’idea dei sovietici che la ribellione avrebbe re-instaurato un regime Hortysta non era affatto infondata, data la storia del paese e la sua ancora fresca collusione col nazismo. Del resto l’inclinazione a dar vita a fascio-democrazie autoritarie con effetti altamente inquinanti sull’Europa è quanto si è puntualmente osservato dopo la caduta della cortina di ferro. La stessa vicenda Ucraina ne è una comprova lampante. Comunque atteso che l’Urss era meglio della Russia di Putin. Certe tare genetiche dell’est europa sono un dato di fatto tuttora persistente. Aver tenuto a bada queste nazioni per quasi mezzo secolo è stata in fondo un’opera meritoria che l’Urss ha svolto a favore della pace mondiale e dello sviluppo rigoglioso dell’Europa occidentale.
Se, se, se ….. Insomma è vero che la fiction è la fantasia ammettono variazioni sul tema, ma qui Moretti si è davvero avventurato in una esercitazione alla cazzo di cane.


