ELOGIO DELL’INVEROSIMILE. JULIO GARMENDIA E IL NEGOZIO DEI PUPAZZI
Nell’epoca in cui in Europa imperversavano il futurismo e il surrealismo, dall’altro lato dell’Atlantico un giovane scrittore costruiva un mondo di fantasia, un viaggio di esplorazione nei territori fantastici. Sembrerebbe infatti il contraltare latino-americano al culto della velocità, alle distanze accorciate dalla tecnologia e le nuove connessioni, o al surrealismo interessato a mettere in luce una realtà superiore, fatta di irrazionale e di sogno. Questo pioniere risponde al nome del venezuelano Julio Garmendia (1898-1977) e il suo primo libro di racconti brevi del 1927 ha il nome Il Negozio dei Pupazzi.
I suoi primi lettori scoprirono la dimensione remota del fantastico e personaggi ironizzati e dotati di una carica di umore insolita, se confrontati con le tragedie contadine trattate tradizionalmente dentro del realismo. Erano racconti brevi frutto di divagazioni rilassate e ambiguità umoristiche. Situazioni tragiche potevano così diventar fonte di ilarità raffinata, come nel racconto dei fantocci, dove si dice che ai guerrieri sugli scaffali “dobbiamo lunghe ore di pace, e poi danno sempre buone utilità, perché vendere eserciti è sempre un buon affare”. Nello stesso negozio, in una cassa erano racchiusi “una quantità di saggi, professori ed altre eminenze di cartone e profondità di segatura, che rimanevano invenduti nell’oscurità (della scatola) a loro più conveniente”. E poi c’è quello della tentazione a cui è sottoposto il proprio Diavolo quando a sue spese un personaggio riesce a fare un viaggio di andata e ritorno fino alle porte del Cielo. Non è un demonio filosofico o emblematico: è un Diavolo senza trascendenza, popolare, affabile e di buon umore. La gente ne professa sempre un certo timore, ma sa che nel fondo è suo amico. Un Diavolo con il quale si prova dimestichezza e certa complicità, e a volte può essere anche vittima, anche se dà segnali di malizie e acutezza, e può ingannarci, ma anche essere preso in giro.
In un altro racconto, si rivendica il diritto e la preminenza del personaggio inverosimile rispetto agli eroi delle storie ordinarie e verosimili. Ci fu una volta un tempo nel quale gli eroi delle storie erano tutti perfetti e felici, fino all’estremo di essere completamente inverosimili. Poi, si è caduti nell’assurdo di credere di non essere più inverosimili, e da straordinari e sopra naturali che eravamo siamo divenuti verosimili, e anche veridici, e finanche reali! Come se pretendessimo non essere più fittizi! Come se fosse possibile impedire l’essere illusori, fantastici e irreali! L’autore si dice impegnato a lavorare senza riposo a questa idea temeraria di provare l’esistenza del Paese del Racconto Improbabile agli scettici, increduli e materialisti che non credono nel Regno Smarrito.
C’è un libraio che esorta il compratore ad essere caritativo con i poveri esseri che nelle pagine del libro trascinano una esistenza desolata. L’acquirente di un libro assume infatti delle responsabilità, perché ha nelle sue mani esistenze e creature che soffrono preoccupazioni, necessità, dolori, tristezze. Il libraio dichiara di non essere né lettore, né collezionista o bibliofilo, lui semplicemente accoglie il maggior numero di sfortunati che si dibattono nel fondo delle pagine, per i quali sembrano fatte apposta le scene di angoscia, le pagine di orrore, gli esiti nefasti. Non si dovrebbe, continua commosso il libraio, mettere mano a una Opera di Salvezza e Recupero dei giovani, a una Casa di Maternità per le nubili abbandonate in stato di gravidanza, a una Cooperativa per somministrare alle vittime della fame una alimentazione?? E non meno necessarie sarebbero le Case di Ritiro per anziani soli, creati dall’autore che li va portando, pagina dopo pagina, verso conflitti insolubili che lui stesso ha preparato con scaltrezza?
C’è poi il fabbricante che, nella pubblica piazza, promuove i suoi apparecchi in grado di risolvere una volta per tutte la mancanza di adattamento al mondo circostante, ovvero un artificio per adeguarsi alle vicissitudini della vita, l’incostanza della fortuna, i colpi del destino. Si tratta di una invenzione benefica che cura quei difetti e quelle intermittenze nell’accomodamento al mondo così comuni, prima che si convertano in disordini cronici e anche fatali.
Chiude il libretto l’inverosimile racconto sull’alter ego in fuga che commette delitti e furto spacciandosi per il titolare, il quale finisce per suicidarsi, preda di angoscia e vergogna per le malefatte a lui attribuite, mentre il sosia prende tranquillamente il suo posto nella vita familiare.
La vita privata di Julio Garmendia rimase un mistero; viveva a Caracas in hotel, pubblicava poco o nulla, e raramente rilasciava interviste o parlare della sua creazione. È certamente inverosimile proprio l’autore di questi brevi racconti! Nella società venezuelana era frequente risolvere in scherzo e uscite umoristiche gli aspetti seri e tediosi della vita orale, in contraddizione con quello che si scriveva e si pubblicava, realista o lirico. Garmendia inaugura uno stile distinto nella narrativa, ingenuo e saggio, sottile e discorsivo, fatto di brevità e scherzo, di gioco e interrogativi. Il raccontino del Diavolo, grottesco e assurdo, narra di un protagonista che supera la prova dell’esistenza dell’anima ingannando un timido Diavolo che ignora la topografia dell’aldilà.
Il Negozio dei Pupazzi fu il primo degli unici due libri pubblicati in vita da Garmendia, e si considera una delle prime opere di letteratura fantastica, dove l’autore si muove a suo agio tra l’ordinaria realtà domestica e una costruzione di fantasia ragionata e stupefacente. La tecnica del racconto corto fantastico è stata poi adottata magistralmente da Julio Cortàzar. Il libro Pedro Pàramo del messicano Juàn Rulfo (1917-1986), pubblicato nel 1955 e da allora considerato un piccolo capolavoro con appena 125 pagine, appartiene a questa corrente che si va affermando in America Latina. Secondo Rulfo, uno dei principi della creazione letteraria è l’invenzione, infatti ogni scrittore che crea in fondo è un bugiardo, la letteratura è una menzogna, ma da questa menzogna si crea nuovamente e si approfondisce la realtà. Anche I Passi Perduti del cubano Alejo Carpentier (1904-1980) sono una creazione letteraria fantasmagorica, priva totalmente di dialoghi e ricca di immagini, penetrazioni, visioni. Si prosegue affascinati dal racconto del viaggio, che si rivela una marcia indietro nel tempo. Fino alle origini delle forme, delle parole e dei suoni. Il mondo in cui si inoltra il protagonista gli diviene a poco a poco familiare, appare ai suoi occhi come il mondo di qua. Contrapposto e lontano dal mondo di là europeo lasciato indietro. È il Reale Meraviglioso. E sul tempo immobile indagherà la messicana Elena Garro (1916-1998), che non volle per la sua opera l’attributo di realismo magico, considerandolo una etichetta commerciale.
FILOTEO NICOLINI
Immagine: JULIO GARMENDIA


