ERASMO DA ROTTERDAM E L’ELOGIO DELLA FOLLIA
La persona che avesse tra le mani una copia dell’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam e si avventurasse nella lettura, avrebbe la gradita sorpresa di scoprire una possibile chiave di tanti comportamenti umani, a dir poco. Niente è più gradevole che trattare argomenti leggeri in modo da dare l’impressione di non aver affatto scherzato, ci dice Erasmo. La Follia, infatti, non dice solo la verità su sé stessa mentre si presenta e tesse il proprio elogio, ma dice la verità e le pecche anche della ragione. In verità, ci sono due specie di Follia. La prima scaturisce dagli inferi, scatenando ardore di guerra, violenze turpi e scellerate, insaziabile avidità di beni e ori, ludopatie e altri consimili orrori e vizi. La seconda, di cui mi occupo brevemente, si manifesta ogni volta che una dolce illusione libera l’animo dall’ansia e lo colma di mille sensazioni piacevoli. Vale a dire, con frequenza. La Vanità è una prima manifestazione della Follia, quell’accarezzarsi a sé stessi. Chi può dirsi a salvo? È sempre una illusione, se qualcuno crede di non amare sé stesso. Egli si ama più di ogni altra cosa al mondo. L’Adulazione, figlia legittima e diffusamente presente, rincuora gli animi abbattuti, raddolcisce la tristezza, sveglia gli ottusi, mette pace. Non è comune ingannare ed essere ingannati, anche sottilmente? La cosiddetta felicità dipende poi dal nostro modo di vedere le cose, e l’animo umano è fatto in modo tale che la finzione lo domina molto più della verità. Se potessimo contemplare dall’alto le persone nel loro agitarsi senza fine, crederemmo di vedere uno sciame di mosche e di zanzare, intente a combattersi fra loro, a tendersi tranelli, a scherzare, a giocare. E che dire delle tante persone che parlano prima di pensare quello che vogliono dire, se non che sono prede di una leggera forma di dissennatezza?
Quanto più felice il delirio dello scrittore, seguace frequente della Follia, quando senza pensarci su molto e col modico spreco di un un po’ di carta, seguendo l’ispirazione del momento, traduce pronto in scrittura tutto quanto gli passa per la testa, anche sogni e deliri, sapendo che più sciocche saranno le sciocchezze che scrive, più troverà consenso nella maggioranza, cioè in tutti gli stolti e ignoranti.
Una dose di follia è poi fondamentale per sostenere tutti coloro che si propongono cambiare abitudini, abbattere pregiudizi propri, cambiare stili di vita. Il coraggio, infatti, è sempre figlio legittimo della dissennatezza. Nel pensiero, ci vuole coraggio per ammetterne le deficienze, perché sono due i principali ostacoli alla conoscenza delle cose: la vergogna che offusca l’animo, e la paura che, alla vista del pericolo di assumere altri punti di vista, distoglie dalle imprese. La follia libera da entrambe. Non vergognarsi mai e osare tutto: pochissimi sanno quale messi di vantaggi ne derivi.
Secondo la Follia, e qui mi sento di approvare, il giusto pensare non arriva alla realtà, perchè la realtà non si regola secondo il giusto pensare. Una prova ottenuta mediante il pensiero può ottenere il più giusto risultato e tuttavia, misurato con la realtà, essere fuori cammino. Con ciò la Follia ci vuole indicare che, di fronte alla realtà completa e non solo quella sensoriale, il nostro pensiero ordinario è del tutto incompetente, non è decisivo, non è un buon giudice.
Un tocco di follia ordinaria, in piccole dosi, serve per rompere rigidità, far volare la fantasia, alimentare l’umorismo, ridicolizzare la serietà, ridere di noi stessi.
FILOTEO NICOLINI


