Il Giovane Leader alle prese col rap (e soprattutto col referendum)

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 28 ottobre 2016

A Renzi serve il voto del Sud e dei giovani. E allora daje col Ponte e via con le avance verso i venti-trentenni. Immagino lo staff riunito nel salottino del suo ufficio a chiedersi: e allora con questi giovani? E giù a buttare liste di cose da fare, spazi da riempire, stile e linguaggi da stuzzicare, occhiolini da stringere verso i venti-trentenni. Qualcuno avrà detto: ci vorrebbe una bella intervista su Rolling Stone. C’era andato anche Berlusconi, no? Funziona. Ok, sentiteli, e poi mi fate sapere. È una buona idea, ragazzi ve lo dico sempre, io devo stare ovunque, in modo mirato certo, ma devo saturare, inondare, occupare gli spazi degli altri, entrare nelle case e nelle coscienze degli italiani. Buttarla in caciara, insomma… Chissà, la cosa forse è andata così, tant’è che il prossimo numero di Rolling Stone ha il premier in copertina, con una intervista esclusiva all’interno. Non l’ho letta sul cartaceo, ma c’è un’anticipazione sul sito.

Renzi vuol mostrarsi al passo coi tempi (“Cerco di essere aggiornato”, assicura in merito alla musica), vuol essere uno di loro, uno che dialoga coi giovani (“Per conoscere qualche novità, anche in senso più generale, gli strumenti sono tanti, ma la cosa migliore è fare una chiacchierata con i miei figli”). Garantisce comunque che su “Spotify” ha un po’ di tutto (notate il riferimento allo strumento digitale). E poi snocciola brani: “Andiamo a comandare ce l’ho, ma ho anche roba di gente che mi detesta, tipo Vorrei ma non posto (di J Ax e Fedez, ndr). Ho veramente di tutto: da Signore delle cime all’ultimo di Elio e le storie Tese, di cui sono fan da tempi non sospetti”. Sente musica, anche di quelli che lo detestano (liberalità). Ripete che ha veramente di tutto, è universalista, non è fazioso, è di ampie vedute, sente la loro musica, quella dei giovani, a dimostrare che è giovane anche lui. E comunque è dalla loro parte. Ma si vede lontano un miglio che sta lì per necessità, che quasi deve giustificare i propri gusti musicali e deve garantire di sentire musica da ‘Spotify’. Così come, forse, avrà ricevuto ripetizioni all’ultimo minuto, soffiate, suggerimenti, e gli avranno infarcito di canzoni l’ipod pregandolo di sentirne almeno alcuna.

Mi vengono in mente gli ‘anziani’ di quando ero giovane io, soprattutto quelli che facevano i giovani (quando si ha vent’anni, uno dell’età di Renzi è vecchio), e che ostentavano gusti musicali di tendenza, e mode ‘da ultimo grido’, e stili da ‘cresta dell’onda’. A me facevano tenerezza se si trattava di parenti, mi inducevano sarcasmi invece se si trattava di sconosciuti. Ecco. Nella riunione pre-intervista l’avranno valutato questo effetto? Forse no. E poi: a quando l’incontro anche coi giovani rabbiosi o assuefatti che vivono in borgata, nelle periferie, ai margini, non solo coi ‘cervelli’ in fuga, i cosmopoliti, quelli che sono già con un piede tra le classi dirigenti? I giovani ai quali, forse (se sono fortunati), oggi lo Stato paga un terzo dello stipendio, e domani, a causa della fine degli sgravi, delle tutele e della maggiore convenienza dei voucher, si troveranno di nuovo in strada ad attendere una chiamata? Senza contare che il jobs act ha potenziato i numeri occupazionali degli ultra cinquantenni-sessantenni, anche perché trattenuti al lavoro dalla Fornero, ma non quelli dei venti-trentenni, anzi. Cosa gli racconta all’esercito dei voucher, dei non garantiti, dei precari, dei marginali: che ha seguito sempre tutto, si tiene aggiornato sul rap e ascolta ‘Andiamo a comandare’? Certo, questo titolo lo eccita, è sicuro. Ma perché non ascolta Keith Jarrett? Perché no Miles Davis? Perché è da ‘vecchi’? Perché il guru gli ha detto ‘Fedez’, (“tanto più che ti detesta”)? Ecco cosa succede ad affidarsi sempre ai comunicatori. Si fanno figure da ‘vecchi’, quando dovresti sembrare un giovane Fonzie.

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