I FIGLI DELLA LUNA. MITOLOGIA DEGLI INDIGENI YANOAMA’.

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

I FIGLI DELLA LUNA. MITOLOGIA DEGLI INDIGENI YANOAMA’.

 L’antropologo basco Daniel de Bandiaràn (1921-2017) si occupò dei più deboli e indifesi nei suoi lunghi anni trascorsi in Venezuela al confine col Brasile; ebbe una carriera scientifica come antropologo e difensore dei diritti dei popoli originari, denunciando le perdite culturali e reclamandone la re incorporazione nella società venezuelana. Nel 1959 cominciò a vivere tra i gruppi etnici nell’Alto Orinoco e identificandosi appieno con i Sanemà-Yanoama. Da questa lunga convivenza nacque il suo libro “I figli della Luna” del 1974 dove segnala la perdita definitiva e inesorabile dei valori umani e la saggezza rappresentati dai nostri aborigeni, verso i quali bisogna guardare per fronteggiare le sfide del mondo tecnologico. I suoi studi pubblicati negli anni 1963-1970 hanno affermato che gli indigeni Sanemà-Yanoama possono essere considerati come autentici Figli della Luna, e nella loro mitologia essi stessi si vedono come risultato del processo ascendente della vita. Inizialmente erano di costituzione e natura effimeri, e solo per il contributo del sangue vitale della Luna trafitta da freccia furono definitivamente costituiti come esseri di carne e ossa, robusti e capaci di perpetuare la vita biologica e spirituale. Tutto ciò grazie alla sovrabbondanza del sangue donato dalla Luna.

Nell’emergenza progressiva della vita, nel loro mito di creazione gli indigeni Sanemà-Yanoama distinguono varie tappe graduali:

La prima tappa include la creazione iniziale di un essere effimero e mortale, privo ancora dell’elemento vitale del sangue.

La seconda tappa ascendente corrisponde al contributo essenziale dell’elemento vitale del sangue donato dalla Luna, culmine e consolidamento della fragilità iniziale della donna e dell’uomo. Il sangue diviene da allora elemento vitale e allo stesso tempo ne è immagine simbolica.

La terza fase della pienezza e della ricchezza della vita si manifesta nella carica energetica dello spirito o hìkola dell’uomo guerriero. Questo è stato a volte intrepretato corrispondente alla violenza congenita di questi indigeni nei riti, nelle guerre, imboscate, saccheggi, con il corollario dei guerrieri omicidi e penitenti.

La quarta tappa ascendente dell’esaltazione dell’hìkola dello shamano è il corrispondente trance indotto nella cavità toracica, dove confluiscono il mondo illimitato delle forze vitali vegetali, animali e spirituali nell’esercizio shamanico.

L’ultima tappa ascendente e suprema di ogni indigena è l’incinerazione e il rito dell’ando-cannibalismo, ovvero l’ingestione delle ceneri del defunto. Solo per questo rituale postumo si può liberare l’essenza spirituale ed immortale di ogni Sanemà-Yanoama per la sua ascensione e integrazione nel ciclo dell’Essere supremo e dei suoi propri antenati.

Barandiaràn chiariva enfaticamente come il sangue della Luna non avesse creato direttamente l’essere umano ma offerto l’elemento vitale e spirituale, al punto che gli indigeni Sanemà-Yanoama si considerano figli della Luna. Ma nella loro cosmo visione il sangue della Luna lo hanno associato alla violenza e alle guerre tra gli uomini, in una equazione sangue-violenza-vita. In questa equazione essi trovano l’elemento corrosivo della loro società nelle crisi che li hanno afflitto: crisi di malattie importate, crisi e carenze di alimento e materie prime, crisi del saccheggio del territorio, lotte e guerre con tribù vicine. In queste crisi, il mito del sangue e della risonanza dell’energia vitale sorgono incontrollabili. La guerra, la violenza con lo spargimento del sangue e la lotta per il controllo delle risorse naturali sono indissolubilmente uniti in una causalità stretta nella loro visione mitico-religiosa. È un bisogno dell’uomo di esprimersi miticamente quando si tratta di cose che vanno oltre l’umano.

 Cosa dire di tale mito? Gli uomini furono aiutati da conoscenze più antiche, quelle che chiamiamo ataviche, attraverso i miti. Portarono ad espressione, sotto forma di mito, ciò che pensavano riguardo al mondo, ciò che entrava nella loro visione dei segreti del mondo. È un bisogno dell’uomo di esprimersi miticamente quando si tratta di cose che vanno oltre l’umano.

Oggi siamo in grado di approssimarci a tale mitologia per comprenderla grazie alla chiaroveggenza di Rudolf Steiner (1861-1925), rievocando la famosa caduta e “cacciata” dal Paradiso di cui parla la Bibbia, sempre avvolta da uno spesso velo di sacro mistero. La Caduta vuole simboleggiare la compenetrazione dei primi prototipi umani con la materia, quando le forme spirituali previste per i nostri lontani progenitori si materializzarono. Ciò accadde durante la fase “lunare” dell’evoluzione della Terra secondo l’antroposofia. Come sarebbe stato l’essere umano se non fosse intervenuto Lucifero? L’organo di percezione dell’individuo sarebbe stato il continuo battito del “sangue” ancora in forma spirituale, “l’accendersi” del sangue per un istante per venire subito riaccolto nella spiritualità. Quell’istantaneo accendersi e ritornare nello spirito sarebbe stato la percezione dell’Io, il battito dell’Io. La cacciata dal Paradiso è la caduta nella materia, perché avvenne il completo mutamento nel sangue che ora si sparge nell’organismo e non più ritorna allo stato spirituale dopo ogni battito. Ecco quello che viene evocato nel mito della Luna trafitta, il dono del sangue fatto al popolo Yanoama!

Il sangue come sostanza materiale è creazione luciferica, e l’essere umano tale come lo conosciamo oggi è totalmente un prodotto del suo sangue. Al principio dell’evoluzione terrena, dopo la fase “lunare”, l’Io si immerse nella materia densa e fu illuminato da un ego più marcato, per giungere alla sua coscienza come singolo. Così si separa nella sua autonomia come una individualità e non più in comunione col genere umano. Da questo ego più accentuato possiamo intravedere il cammino che conduce alla violenza e alle guerre tra gli uomini, in quella equazione sangue-violenza-vita. 

 

FILOTEO NICOLINI

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