Il governo “commissariato” (sic!) dal Parlamento

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il governo “commissariato” (sic!)
Scriveva Andrea Colombo sul ‘manifesto’ che, nel lungo vertice di maggioranza dell’altroieri, il vero scontro sia stato sul ruolo del Parlamento. 5stelle e Leu chiedevano che il Governo riferisse in Aula ogni qualvolta dovesse assumere decisioni importanti, a partire dalla partecipazione ai vertici internazionali. Secondo il modello, dice sempre Colombo, dei dpcm in epoca Covid. Il mediatore Amendola, in un primo momento, è apparso possibilista, poi però il tono è d’improvviso cambiato: “Impossibile, dice, vorrebbe dire che il governo è commissariato dal Parlamento”. Dice proprio così: com-mis-sa-ria-to. Senza tener conto che siamo in una Repubblica parlamentare, mica nel peggior bar di Caracas.
Pare, dice il giornalista, che a sollevare il problema del commissariamento parlamentare sia stato Draghi in persona. Pensate. Una sorta di diktat venuto dal Capo stesso. Ecco la differenza tra la politica buona e quella cattiva. Quella cattiva crede che sia tutto un problema di vertici e di potentati. Quella buona pensa, invece, che si tratti di attivare la partecipazione dei cittadini nei partiti, nelle associazioni, nel dibattito pubblico. Concependo la rappresentanza parlamentare come l’esito dialettico di questo attivismo diffuso, non come un terreno di caccia dei lupi.
In fondo, cos’è stata la scissione pro-Draghi di Di Maio, oltre che un investimento sulla propria vita futura da membro a pieno titolo della classe dirigente? Proprio questo: un esempio cristallino di cattiva politica. Dove la questione democratica della partecipazione e della connessione (ben più che sentimentale) tra vertici delle istituzioni e popolo, è apparsa marginale, una quisquilia, un dettaglio di poco conto. E dove si sono impugnati, invece, i puri diritti di consorteria come diritti unici e consolidati, i soli per cui valga la pena fare politica secondo i nani che oggi infangano le istituzioni.
C’è un abisso ormai tra vertici dello Stato e base di cittadinanza. Un abisso tale che nemmeno più il verticalismo decisionista di questi decenni riesce a saltare. Se non fanno qualcosa per primi loro, che in quei vertici hanno preso dimora, sarà l’intera catena di comando statale che verrà a cadere. La Seconda Repubblica, di cui il draghismo è la malattia senile, sta compiendo l’opera per cui era nata. Sfasciare la Repubblica Parlamentare per nulla, così, tanto per fare qualche soldo in più. E poi fuggire in qualche isola tropicale a gustarsi un drink sulla spiaggia.
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