Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il governo dei ‘meritevoli’? Renzi, evidentemente, non si riferisce né a sé, né e “ai suoi”.
Ha detto Renzi che spera in un governo di meritevoli. Ma non aveva detto che il problema erano i programmi, e che prima di un contratto sottoscritto nero su bianco non se ne parlava nemmeno di nomi? E che, in questo senso, i nomi erano un problema successivo o secondario? E poi che significa “meritevoli”? In democrazia governa chi ha vinto le elezioni, chi ha i voti in Parlamento, non i più bravi o presunti tali. Non siamo in una meritocrazia, e se anche fosse, lui, Renzi, sarebbe l’ultimo della fila, tanto per essere chiari. Perché uno che fa lo splendido in Arabia Saudita certo non merità granché.
E poi non è vero che i nomi, per i Vivaisti, siano secondari e che prima vengano i contenuti. La crisi è nata sui nomi. Renzi ce l’ha a morte con Conte, perché gli occupa spazio vitale politico. Vuole far fuori Gualtieri, tant’è che Zingaretti è dovuto intervenire a sua difesa. Doveva piazzare due dei suoi, e gli serviva che “Elena e Teresa” gli liberassero i posti. Dopo di che è vero che a Renzi interessano i contenuti, ma nella stessa misura in cui interessano ai potentati economici e alla lobbies che girano attorno ai soldi europei come falene attorno alla luce notturna.
Ricorderete che le prime avvisaglie di crisi si ebbero con la task force che avrebbe dovuto gestire la parte operativa del Recovery. Si disse che erano tecnici, che ci voleva la politica, perché alla politica spettava dare indirizzi sui soldi pubblici. Falsità. La task force era gestionale, perché gli indirizzi spettavano al Parlamento (che infatti ne aveva già discusso a luglio e ne sta discutendo adesso). In realtà Renzi “e i suoi” volevano (e vogliono) una bella commissione interministeriale che rappresentasse tutti gli appetiti politici ed economici, e gestisse direttamente le risorse. Vogliono i nomi perché vogliono i soldi. E vogliono gestire i fondi direttamente, non con un comitato che raccolga solo i ministeri competenti, gli uffici ministeriali e i tecnici, ma con un bel comitatone politico-politico.
La storia dei contenuti è una panzana, serve a rendere insidioso il terreno politico, a diluire i tempi della crisi, a impaludare Conte. Perché i contenuti sono già tutti lì, sul tavolo e in Parlamento da mesi, e se avessero voluto veramente modificare alcunché (com’è stato già fatto, peraltro!) sarebbe bastato discuterne senza battere arrogantemente i pugni. Una forza che esprime in Parlamento dei transfughi e nel Paese il 2% deve avere la consapevolezza che i numeri in democrazia contano così come conta la forza (a meno che non si viva di rendita politica marginale). Che non spetta ai presunti “meritevoli” prendere lo scettro politico. E che loro, i vivaisti, semmai, sono i più immeritevoli di tutti. Tanto per dire.


