Il nostro Occidente ringrazi l’Islam

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Franco Cardini: L’Islam: la religione che ha come libro sacro il Corano e che è la terza dopo ebraismo e cristianesimo a conoscere un solo Dio creatore e onnipotente: il che, d’accordo, non è affatto comune nella storia delle religioni.

Oggi l’Islam è, nelle sue varie confessioni, seguito da oltre un miliardo di persone in tutto il mondo; ma metà di quelle che seguono la religione cristiana; e insieme fanno la metà della popolazione del mondo.

Se vi recate in una grande biblioteca (le librerie ormai sono sempre meno: e di solito non granché fornite) o cercate attraverso i motori di ricerca, siete sommersi da un oceano d’informazioni, ma a meno che non siate specialisti dell’argomento non riuscite a orientarvi per ottenere un quadro semplice e limpido dell’argomento. Enciclopedie e manuali scolastici (a parte quelli strettamente specialistici) vi danno informazioni generiche, poco esaurienti o troppo pedanti. La divulgazione, se non siete di bocca buona non vi convince. Le idee che circolano al riguardo vi rimbalzano un quadro allarmante: regimi tirannici, terrorismo, fanatismo, soggezione della donna, riti crudeli come l’infibulazione, organizzazioni terroristiche. E, nel passato, ecco i predoni, i pirati, i feroci guerrieri contro i quali abbiamo dovuto organizzar le crociate e difenderci fin quasi al Settecento. E oggi, gli assassini politici e i “tagliatori di teste”; a parte gli “emiri del petrolio” con i loro harem…

Poi arriva un tizio e vi propone un libro intitolato Grazie, Islam! Perdinci, ma che cosa c’è da ringraziare? La risposta corretta e pacata è: moltissimo. E per più ragioni.

Anzitutto, sebbene la celebre teoria storiografica di Henri Pirenne secondo il quale “il medioevo è cominciato con l’espansione dell’Islam” non è affatto così catastrofica come sembra. Non si trattò per l’Occidente di una “nuova invasione barbarica”: se non altro per l’ottima ragione che a quel tempo, il VII-VIII secolo, l’Europa era – come nell’età ellenistico-romana – decisamente meno sviluppata e “civile” dell’Oriente dal quale i musulmani provenivano. Poi perché la nuova cultura, insieme con Bisanzio, ricondusse presto il Mediterraneo all’antica prosperità. Quindi perché i musulmani – a differenza dei cristiani loro coevi – riconoscevano ai popoli che assoggettavano il diritto a mantenere la loro fede e i loro costumi, sia pure con qualche restrizione. E infine in quanto essi, provenienti appunto dall’Oriente asiatico ben più colto e civile del nostro Occidente (il “sorpasso” da parte nostra si sarebbe verificato gradualmente solo a partire dal XVI secolo), ci restituirono la nostra scienza grecoromana insieme con nuovi apporti persiani, indiani, cinesi: e insomma grazie ai contatti con loro fummo in grado di compiere, dal X secolo circa in poi, colossali passi avanti nelle scienze, nelle tecniche, nell’organizzazione civile e socioeconomica. Perché noi, con loro, non ci limitavamo a combattere: sviluppavamo rapporti diplomatici e scambi economici e culturali di ogni tipo.

Ricordate la grande Oriana Fallaci? Antimusulmana “senza se e senza ma”, essa amava obiettare che “gli arabi” non hanno mai inventato nulla. Nemmeno i numeri, che noi chiamiamo “cifre arabe” mentre in realtà sono indiane. Proprio così: ed è questo il punto. Il fatto è che il mondo musulmano è servito straordinariamente da mediatore, da “cinghia di trasmissione”.

Qualche esempio? Il primo vero e proprio ospedale moderno (con reparti di fisiologia, oftalmologia, chirurgia e ortopedia) venne fondato nell’827 da Harun al-Rashid califfo di Baghdad, quello delle Mille e Una Notte Il sistema universitario, noi europei lo abbiamo copiato di sana pianta a partire dal secolo XII ispirandoci a un’istituzione musulmana, la Bait al-Hikhma (“Casa della scienza”). Per non parlare di tutto quel che riguarda la matematica, l’astronomia, la medicina, la chirurgia (soprattutto l’oculistica), i metodi computistico-bancari… Mai sentito parlare del mercante pisano duecentesco Leonardo Fibonacci, per noi “l’inventore dei numeri arabi”? Dall’algebra alla partita doppia, aveva imparato tutto dagli arabo-maghebrini dell’Africa settentrionale. Del resto queste cose da noi Federico II imperatore, Alfonso X re di Castiglia, il dottissimo san Tommaso d’Aquino – i nostri “divi” del XIII secolo – le sapevano benissimo. E Dante, che pure spedisce Maometto all’Inferno, salva invece i sapienti Avicenna e Averroè nonché perfino un principe siriano che aveva sconfitto i crociati: il Saladino.

L’elenco di tutto quello che l’Islam ci ha regalato sarebbe lungo. Limitiamoci a due nomi, quelli ricordati dall’Alighieri. Il tagiko-persiano Avicenna (Abu Ali al Husayn ibn Abdullah ibn Sina), vissuto tra 980 e 1037, filosofo, astronomo e medico. Quindi il berbero-ispanico Abuū al Walid Muhammad ibn Ahmad Ibn Rushd (noi lo chiamiamo Averroè), nato a Cordoba nel 1126 e morto a Marrakesh nel 1198, cui si deve il Kitab al-Kulliyyat fiīal-Tibb (“Trattato di medicina generale”), fra i testi più influenti della tradizione medica nei secoli a venire. Altro che Ippocrate e Galeno. E in Grazie, Islam! trovate altri millanta esempi del genere.

Certo, poi i tempi sono cambiati: la palla è tornata al centro ed è passata dall’altra parte. La nostra tecnica – le vele mobili che ci hanno permesso di navigare gli oceani, i cannoni che hanno piegato tutte le altre civiltà, Galileo e Newton… – ha conquistato e piegato il mondo. Ma è successo perché eravamo andati a scuola dai musulmani, come loro erano andati a scuola dagli antichi Greci. È così che va il mondo. Meditate, gente, meditate…

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