Il partito di massa e la bussola. In margine alla vittoria di Bonaccini
Capita di pensare la politica in modo visionario e profetico. È suggestivo, probabilmente, ma poco utile alla causa. Si disse: se il Pd va al governo e fa la coalizione con 5stelle è già morto (e più in generale sarrebbe perita la sinistra, ritenuta peraltro già defunta ancor prima di combattere), anzi ne trarrà vantaggio solo 5stelle. Di più: a Salvini non parrà vero di fare una battaglia dall’opposizione. Quella volta, a sentire molti, si sarebbe dovuti andare a elezioni politiche come voleva Salvini, a comando e come suicidi qualsiasi. Si è detto pure che la Sardine erano come i girotondi, che esprimevano solo una critica della politica, e che la politica non ne avrebbe tratto alcun vantaggio. Avremmo continuato, insomma, con l’idolatria della società civile e dunque con le sconfitte. Poi accade che in Emilia Romagna va a votare il doppio delle persone della volta precedente, che il PD diventa primo partito, che la lista ‘Coraggiosa’ fa un buon risultato, la lista ‘Bonaccini’ è anch’essa premiata e l’uomo dei citofoni perde. Non è tanto una ‘vittoria’, ma un segnale in controtendenza, un risveglio, che io vedo in assoluta coerenza con la scelta di affrontare la sfida del governo, facendolo con coraggio e determinazione, senza remore, senza doppio-giochismi, senza giocare ai quattro cantoni come hanno fatto altri, che oggi sono impaludati nel loro 4% dopo aver sognato il 40.
La vittoria di Bonaccini rende più facile la possibilità di cambiare e rinnovare la politica, non il contrario. Provate a immaginare l’opposto, provate a immaginare in che ambiente politico velenoso, di revanche politica e personale si sarebbe agito ove avesse prevalso la Borgonzoni, provate a pensare al sicuro sdoganamento sul proscenio di personaggi improbabili come certi Sindaci e Vice Sindaci emersi nella stessa Emilia Romagna in questi anni. Ne sappiamo qualcosa a Roma, dopo la venuta di Alemanno. È questa la prova che le condizioni per avviare un confronto anche aspro e per rinnovare la politica, la sinistra, e dare il via a un grande processo di rinascita dei partiti e della politica di massa, vanno create, non prospettate in un futuro vago; e debbono essere positive e attuali, non proposte deboli, residuali, fuori contesto. E non si può immaginare che ciò possa avvenire nel vuoto o nell’isolamento, gettati in un angolo oppure alle prese con una traversata del deserto in solitaria (immagine che non mi piace affatto). Per cambiare bisogna starci dentro, prendere botte ma anche darle (questo vuol dire lottare), ‘accettando’ tutto il male che ne potrebbe e ne può derivare: il male è inevitabile, c’è, va conosciuto; la realtà è sempre impura e non può piacere mai per intero. Questa impurità è il prodotto delle contraddizioni: senza contraddizioni, senza il loro appiglio, si scivola. La prassi politica, in fondo, è questo combattimento, non un’astensione come pure predicavano sino a ieri alcuni, anche a sinistra, sostenendo che La Lega parla al popolo, e dunque sarebbe stato sbagliato contrapporsi a essa. L’assenza di un partito di massa anche questo ingenera: un ‘massa’ di orfani, che senza un contesto comune, occasioni di dibattito, una prassi collettiva, una comunità di riferimento, parlano privi di una bussola. Ed è la cosa peggiore che possa capitarci.


